Nell’articolo di oggi vedremo chi paga l’amministratore di sostegno e se questa figura ha diritto ad una retribuzione (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Chi è l’amministratore di sostegno?
L’amministratore di sostegno viene nominato per assistere una persona che, a causa di una qualsiasi forma di infermità o menomazione psico-fisica, inclusa l’età avanzata, non è in grado di gestire autonomamente i propri interessi.
Il ruolo può essere ricoperto da un familiare stretto come il coniuge, un figlio o un fratello, oppure da una persona esterna alla famiglia come un avvocato o un curatore patrimoniale.
È fondamentale evidenziare che il Codice Civile proibisce la nomina di amministratori di sostegno tra gli operatori dei servizi, sia pubblici che privati, che si occupano del beneficiario. Questo perché la selezione dell’amministratore di sostegno deve essere orientata esclusivamente al benessere e agli interessi del beneficiario stesso, ossia della persona da assistere.
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Chi paga l’amministratore di sostegno?
In base agli articoli 424 e 379 del Codice Civile, di solito l’incarico dell’amministratore di sostegno è gratuito. Tuttavia, il giudice ha la facoltà di considerare l’entità del patrimonio e le difficoltà dell’amministrazione e, nel caso, può concedere al tutore un’equa indennità.
In parole povere, salvo eccezioni specifiche, l’amministratore non ha diritto a essere retribuito. Ad ogni modo, nel caso in cui venga nominata una persona esterna alla famiglia, non è raro che l’amministratore di sostegno richieda e ottenga dal giudice tutelare un’equa indennità, che può ammontare a diverse migliaia di euro all’anno per l’attività di amministrazione.
Questo compenso viene garantito dal prelievo dai conti correnti del beneficiario, dopo aver ricevuto l’autorizzazione del giudice tutelare.

Come avviene il procedimento di nomina dell’amministratore di sostegno?
Il processo di nomina dell’amministratore di sostegno inizia con la presentazione di una domanda attraverso un ricorso al giudice tutelare del luogo in cui il beneficiario ha residenza o domicilio.
Le persone autorizzate a presentare richiesta includono:
- la persona che necessita di assistenza,
- il coniuge o il convivente di fatto,
- i parenti entro il quarto grado,
- il tutore,
- il curatore del beneficiario,
- il pubblico ministero,
- il responsabile dei servizi sanitari e sociali.
Il giudice valuta la capacità di agire del beneficiario basandosi sulla documentazione fornita dai richiedenti e decide se procedere o meno con la nomina dell’amministratore di sostegno.
Quali sono i compiti dell’amministratore di sostegno?
Nel caso in cui la richiesta di nomina sia accolta, un decreto del giudice tutelare definisce i compiti dell’amministratore di sostegno. Inclusi l’indicazione degli atti che l’amministratore deve compiere al posto del beneficiario e quelli che il beneficiario può continuare a svolgere autonomamente.
I poteri conferiti variano in base alle condizioni di salute fisica e mentale della persona che ha bisogno di assistenza.
Il decreto del giudice stabilisce anche la durata dell’incarico e i limiti delle spese che l’amministratore di sostegno può sostenere. Inoltre, è richiesto che l’amministratore presenti un rendiconto annuale delle sue attività.
Quando non è necessario un amministratore di sostegno?
Quando non è indispensabile nominare un amministratore di sostegno?
Sebbene questa figura sia di vitale importanza per coloro che, a causa dell’età avanzata, di disabilità o di malattie neurodegenerative, non sono in grado di gestire autonomamente i propri interessi, talvolta si ricorre a questo ruolo in situazioni in cui potrebbe non essere strettamente necessario.
Motivo per cui è importante comprendere i criteri che permettono di evitare la nomina di un amministratore di sostegno. Questa conoscenza evita di ricorre a procedure superflue, che hanno come conseguenza l’annullamento della nomina a distanza di tempo, come accaduto in una recente sentenza della Corte di Cassazione (Cass. ord. n. 21887 del 11/07/2022).
Negli ultimi anni, la giurisprudenza ha adottato infatti un’interpretazione rigorosa dei requisiti richiesti per la nomina dell’amministratore di sostegno. Questa rigidezza è stata implementata per evitare di limitare inutilmente la libertà di autodeterminazione della persona assistita. L’obiettivo è garantire che l’assistenza sia fornita solo quando è effettivamente necessaria.
Come stabilire se l’amministratore di sostegno è necessario
L’amministratore di sostegno non è sempre indispensabile. La sua nomina non è richiesta quando la capacità di agire del beneficiario non è gravemente compromessa e quando la persona può gestire autonomamente i propri bisogni di vita e interessi patrimoniali.
Questa valutazione dipende dall’entità del patrimonio e dalla complessità degli atti di gestione. Ad esempio, un anziano con una pensione modesta e poche attività potrebbe non necessitare di un amministratore di sostegno, mentre una persona con un patrimonio complesso o attività imprenditoriali potrebbe trarre vantaggio da questa figura.
Inoltre, è essenziale ricordare che l’amministrazione di sostegno è una misura di protezione per individui vulnerabili. Se non è evidente questa vulnerabilità, non vi è motivo di nominare un amministratore per una persona che può autonomamente gestire i propri interessi.
La Corte di Cassazione ha sottolineato che la presenza di una rete familiare in grado di fornire protezione può giustificare l’assenza di un amministratore di sostegno. Pertanto, è necessario valutare attentamente se questa figura si effettivamente necessaria, nel rispetto della dignità e dell’autonomia delle persone coinvolte.
In conclusione, sebbene l’amministratore di sostegno sia una risorsa importante per chi ne ha effettivamente bisogno, bisogna evitare di ricorrervi senza reale necessità. Comprendere quando non è necessario serve infatti a garantire una protezione adeguata e una gestione ottimale degli interessi delle persone fragili.
FAQ: Domande frequenti sull’amministratore di sostegno
È previsto un compenso per l’amministratore di sostegno?
La legge italiana stabilisce che, in generale, l’amministratore di sostegno non dovrebbe ricevere un compenso per il proprio operato. Questa scelta è fondata su principi di equità e solidarietà, considerando che spesso questo ruolo è svolto da parenti o amici della persona che necessita di assistenza.
Cosa viene valutato quando si decide di assegnare una indennità?
Il giudice prende in considerazione vari fattori per decidere se assegnare un’indennità e di quale importo. Questi fattori possono includere:
- La natura dell’incarico: ad esempio, se comporta la gestione di un patrimonio significativo.
- Le competenze richieste: se l’incarico necessita di specifiche competenze professionali.
- L’entità del patrimonio del beneficiario: un patrimonio più grande potrebbe richiedere più impegno e responsabilità.
Se c’è una indennità l’amministratore di sostegno può essere definita una professione?
La presenza di un’indennità non trasforma automaticamente il ruolo di amministratore di sostegno in una professione. Secondo la legge, il ruolo dell’amministratore di sostegno è principalmente visto come un servizio di solidarietà e non come un’attività professionale. Tuttavia, quando l’incarico è assunto da professionisti e comporta un impegno significativo, la questione diventa più sfumata.
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