In questo approfondimento parliamo della durata dell’amministratore di sostegno (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Durata dell’amministratore di sostegno
La durata dell’amministratore di sostegno dipende dal legame familiare o meno con la persona assistita.
Se l’amministratore è un familiare, non ci sono limiti di tempo per il suo incarico. Tuttavia, se non è un familiare, la durata può essere stabilita nel decreto di nomina, ma comunque non può superare i dieci anni.
L’amministratore di sostegno può essere esonerato su richiesta o per un’amministrazione troppo gravosa, e può essere sostituito da un altro amministratore.
Inoltre, è soggetto a rimozione o sospensione se mostra negligenza, inadeguatezza nell’adempimento dei compiti o abuso di poteri.
La legge non prevede un compenso economico per le prestazioni svolte dall’amministratore di sostegno.
Ricapitolando:
- Amministratore familiare: nessun limite di durata.
- Amministratore non familiare: durata massima di dieci anni.
- Possibilità di esonero su richiesta o per amministrazione eccessivamente gravosa.
- Sostituzione con un altro amministratore.
- Rimozione o sospensione in caso di negligenza o inadeguatezza.
- Nessun compenso economico previsto dalla legge.
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Durata dell’amministratore di sostegno e ruolo: la legge di riferimento
Dopo aver chiarito qual è la durata dell’amministratore di sostegno, soffermiamoci a capire qual è l’importanza di questa figura e perché è stata istituita, per poi vedere anche come viene nominata e che ruolo ha.
La Legge 9 gennaio 2004, n. 6, ha introdotto la misura di protezione dell’amministrazione di sostegno nel nostro ordinamento, rivoluzionando la tutela delle persone fragili.
Questo strumento, più flessibile rispetto agli istituti tradizionali come l’interdizione e l’inabilitazione, si adatta meglio alle specifiche situazioni individuali.
Secondo l’art. 1 della legge, l’obiettivo principale è tutelare le persone prive, totali o parzialmente, di autonomia nelle attività quotidiane, limitando al minimo la loro capacità di agire.
L’amministrazione di sostegno è concepita come uno strumento modulabile che fornisce un supporto, sia temporaneo che permanente, attraverso interventi di rappresentanza o assistenza.
Questa nuova forma di tutela si basa sugli articoli 404 e successivi del codice civile. La legge rappresenta una significativa evoluzione nella protezione legale delle persone vulnerabili, introducendo un approccio più adattabile e centrato sulla persona rispetto ai metodi più rigidi del passato.
Cechiamo di capire cosa deve fare l’amministratore di sostegno dopo la morte del suo beneficiario e se ci sono adempimenti anche da parte degli eredi.
A chi spetta la tutela
L’art. 404 c.c. disciplina la protezione dell’amministrazione di sostegno per chi, a causa di infermità o menomazioni fisiche o psichiche, è incapace di gestire i propri interessi, sia parzialmente che temporaneamente.
La norma richiede due requisiti: una condizione soggettiva di menomazione e un’incapacità oggettiva di prendersi cura dei propri interessi, entrambi legati da un nesso causale.
La misura viene applicata a diverse categorie di beneficiari, tra cui:
- persone con infermità mentali e menomazioni psichiche, come patologie psichiatriche, ritardo mentale, sindrome di Down, autismo, malattia di Alzheimer, demenze, abuso di sostanze e dipendenza da alcol, oltre a comportamenti come prodigalità, shopping compulsivo, ludopatia (anche senza patologie specifiche, Cass. Civ., 07/03/2018, n. 5492);
- persone con infermità fisiche, come ictus, malattie degenerative, handicap fisici e motori, condizioni di coma e stato vegetativo, e patologie tumorali.
Il confine tra l’amministrazione di sostegno e l’interdizione è complesso, ma in generale, l’interdizione trova sempre meno spazio a favore della nuova misura.
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Chi può richiederla
La tutela dell’amministratore di sostegno, regolata dagli articoli 406 e 417 del codice civile, può essere richiesta da diversi soggetti, tra cui il Pubblico Ministero, il beneficiario della misura (anche se minorenne, interdetto o inabilitato), il coniuge, la persona stabilmente convivente, i parenti entro il quarto grado, gli affini entro il secondo grado, il tutore dell’interdetto, il curatore dell’inabilitato e chi è unito civilmente al proprio compagno.
Secondo l’articolo 406 comma 3 del codice civile, un obbligo giuridico coinvolge i responsabili dei servizi sanitari e sociali che sono direttamente coinvolti nella cura e assistenza della persona.
Se sono a conoscenza di fatti che rendono opportuna l’apertura del procedimento di amministrazione di sostegno, devono proporre il ricorso al Giudice Tutelare ai sensi dell’articolo 407 c.c. In alternativa, possono segnalare le circostanze al Pubblico Ministero.
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Come viene nominato l’amministratore di sostegno
Ai sensi degli articoli 404 e 407 del codice civile, la nomina dell’amministratore di sostegno avviene tramite ricorso depositato presso il Tribunale del luogo di residenza o domicilio del potenziale beneficiario.
Il ricorso deve contenere informazioni sul Giudice Tutelare competente, le generalità del richiedente e del beneficiario, oltre a dettagli sulla residenza, domicilio e dimora abituale del beneficiario. È importante specificare le ragioni per la nomina, con indicazione degli atti urgenti.
Procedura di Nomina
- Deposito del ricorso presso il Tribunale del luogo di residenza.
- Contenuto del ricorso: indicazione del Giudice Tutelare, generalità del richiedente e beneficiario, dettagli sulla residenza, domicilio e ragioni per la nomina.
- Notifica del ricorso e del decreto al beneficiario e agli altri soggetti indicati.
Fase Istruttoria
- Udienza per l’audizione del beneficiario e convocazione delle altre parti coinvolte.
- Il Giudice Tutelare può ordinare ulteriori accertamenti, incluso consulenza tecnica.
Provvedimenti
- Il Giudice Tutelare emana un decreto motivato e immediatamente esecutivo.
Urgenza
- In casi di urgenza, il Giudice Tutelare può adottare provvedimenti inaudita altera parte, nominando un amministratore provvisorio. L’udienza successiva conferma o revoca la misura.
Scelta dell’amministratore
- Il Giudice Tutelare sceglie l’amministratore con esclusivo riguardo agli interessi del beneficiario.
- Ordine preferenziale: designazione del beneficiario, preferenze espresse, quindi coniuge, convivente, parenti entro il quarto grado o soggetto di fiducia del Giudice Tutelare.
- Possibilità di sostituzione dell’amministratore su istanza motivata.
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Durata dell’amministratore di sostegno, compiti e poteri
Il decreto di nomina dell’amministratore di sostegno, come previsto dall’art. 405 comma 5° c.c., deve includere le seguenti informazioni:
- Generalità: riguardano la persona beneficiaria e l’amministratore di sostegno.
- Durata dell’incarico: può essere a tempo determinato o indeterminato.
- Oggetto dell’incarico: specifica gli atti che l’amministratore può compiere per conto del beneficiario.
- Atti del beneficiario: indica gli atti che il beneficiario può svolgere solo con l’assistenza dell’amministratore.
- Limiti di spesa: include i limiti, anche periodici, delle spese che l’amministratore può sostenere con le risorse del beneficiario.
- Periodicità dei rapporti: determina la frequenza con cui l’amministratore deve rendere conto al giudice dell’attività svolta e delle condizioni di vita del beneficiario.
L’oggetto dell’incarico, definito nel decreto di nomina, si concentra su due ambiti:
- Cura della persona: incluse decisioni sulla salute e gestione degli aspetti relazionali e sociali.
- Cura del patrimonio: riguarda la gestione finanziaria e patrimoniale del beneficiario.
Gli ambiti specifici di intervento possono essere alternativi o congiunti. L’amministratore può essere investito di poteri di rappresentanza esclusiva o di mera assistenza, a seconda delle condizioni di salute e dell’autonomia residua del beneficiario.
Questo significa che l’amministratore potrebbe agire integralmente al posto del beneficiario o affiancarsi a lui nelle decisioni.
In termini più semplici, il decreto stabilisce chiaramente cosa può fare l’amministratore di sostegno e quali sono i limiti dei suoi poteri, garantendo al contempo la protezione e il benessere del beneficiario.
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FAQ sull’amministratore di sostegno
L’amministratore di sostegno riceve un compenso per svolgere il suo ruolo?
La gestione dell’amministrazione di sostegno è regolata dall’articolo 379 del codice civile, norma che tratta la tutela ma si applica anche all’amministrazione di sostegno grazie al richiamo dell’articolo 411, comma 1. Questa normativa sottolinea la tendenziale gratuità dell’incarico, ma prevede che il Giudice Tutelare possa autorizzare un’equa indennità per l’amministratore, considerando il patrimonio del beneficiario e la complessità dell’amministrazione.
Cosa viene valutato quando si decide di assegnare una indennità?
Il giudice prende in considerazione vari fattori per decidere se assegnare un’indennità e di quale importo. Questi fattori possono includere:
- la natura dell’incarico: ad esempio, se comporta la gestione di un patrimonio significativo;
- le competenze richieste: se l’incarico necessita di specifiche competenze professionali;
- l’entità del patrimonio del beneficiario: un patrimonio più grande potrebbe richiedere più impegno e responsabilità.
Se c’è una indennità l’amministratore di sostegno può essere definita una professione?
La presenza di un’indennità non trasforma automaticamente il ruolo di amministratore di sostegno in una professione. Secondo la legge, il ruolo dell’amministratore di sostegno è principalmente visto come un servizio di solidarietà e non come un’attività professionale. Tuttavia, quando l’incarico è assunto da professionisti e comporta un impegno significativo, la questione diventa più sfumata.
Bisogna dichiarare al fisco l’indennità ricevuta?
Dal punto di vista fiscale, l’indennità ha una natura “compensatoria” piuttosto che “retributiva”. Ciò significa che, in generale, non dovrebbe essere soggetta a tassazione. Tuttavia, se l’indennità diventa una fonte di reddito significativa, potrebbero esserci implicazioni fiscali. In queste situazioni, è sempre meglio consultare un consulente fiscale per un consiglio specifico.
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