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Amministratore di sostegno durata

Durata dell’amministratore di sostegno: scopri quanto dura la carica dell’amministrazione di sostegno e se ci sono differenze in base al fatto che sia un familiare o una persona esterna al nucleo familiare.

di Romina Cardia

Novembre 2023

In questo approfondimento parliamo della durata dell’amministratore di sostegno (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104categorie protettediritto del lavorosussidiofferte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Durata dell’amministratore di sostegno

La durata dell’amministratore di sostegno dipende dal legame familiare o meno con la persona assistita.

Se l’amministratore è un familiare, non ci sono limiti di tempo per il suo incarico. Tuttavia, se non è un familiare, la durata può essere stabilita nel decreto di nomina, ma comunque non può superare i dieci anni.

L’amministratore di sostegno può essere esonerato su richiesta o per un’amministrazione troppo gravosa, e può essere sostituito da un altro amministratore.

Inoltre, è soggetto a rimozione o sospensione se mostra negligenza, inadeguatezza nell’adempimento dei compiti o abuso di poteri.

La legge non prevede un compenso economico per le prestazioni svolte dall’amministratore di sostegno.

Ricapitolando:

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Durata dell’amministratore di sostegno e ruolo: la legge di riferimento

Dopo aver chiarito qual è la durata dell’amministratore di sostegno, soffermiamoci a capire qual è l’importanza di questa figura e perché è stata istituita, per poi vedere anche come viene nominata e che ruolo ha.


La Legge 9 gennaio 2004, n. 6, ha introdotto la misura di protezione dell’amministrazione di sostegno nel nostro ordinamento, rivoluzionando la tutela delle persone fragili.

Questo strumento, più flessibile rispetto agli istituti tradizionali come l’interdizione e l’inabilitazione, si adatta meglio alle specifiche situazioni individuali.

Secondo l’art. 1 della legge, l’obiettivo principale è tutelare le persone prive, totali o parzialmente, di autonomia nelle attività quotidiane, limitando al minimo la loro capacità di agire.

L’amministrazione di sostegno è concepita come uno strumento modulabile che fornisce un supporto, sia temporaneo che permanente, attraverso interventi di rappresentanza o assistenza.

Questa nuova forma di tutela si basa sugli articoli 404 e successivi del codice civile. La legge rappresenta una significativa evoluzione nella protezione legale delle persone vulnerabili, introducendo un approccio più adattabile e centrato sulla persona rispetto ai metodi più rigidi del passato.

Cechiamo di capire cosa deve fare l’amministratore di sostegno dopo la morte del suo beneficiario e se ci sono adempimenti anche da parte degli eredi.

A chi spetta la tutela

L’art. 404 c.c. disciplina la protezione dell’amministrazione di sostegno per chi, a causa di infermità o menomazioni fisiche o psichiche, è incapace di gestire i propri interessi, sia parzialmente che temporaneamente.

La norma richiede due requisiti: una condizione soggettiva di menomazione e un’incapacità oggettiva di prendersi cura dei propri interessi, entrambi legati da un nesso causale.

La misura viene applicata a diverse categorie di beneficiari, tra cui:

Il confine tra l’amministrazione di sostegno e l’interdizione è complesso, ma in generale, l’interdizione trova sempre meno spazio a favore della nuova misura.

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Chi può richiederla

La tutela dell’amministratore di sostegno, regolata dagli articoli 406 e 417 del codice civile, può essere richiesta da diversi soggetti, tra cui il Pubblico Ministero, il beneficiario della misura (anche se minorenne, interdetto o inabilitato), il coniuge, la persona stabilmente convivente, i parenti entro il quarto grado, gli affini entro il secondo grado, il tutore dell’interdetto, il curatore dell’inabilitato e chi è unito civilmente al proprio compagno.

Secondo l’articolo 406 comma 3 del codice civile, un obbligo giuridico coinvolge i responsabili dei servizi sanitari e sociali che sono direttamente coinvolti nella cura e assistenza della persona.

Se sono a conoscenza di fatti che rendono opportuna l’apertura del procedimento di amministrazione di sostegno, devono proporre il ricorso al Giudice Tutelare ai sensi dell’articolo 407 c.c. In alternativa, possono segnalare le circostanze al Pubblico Ministero.

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Durata dell'amministratore di sostegno
Durata dell’amministratore di sostegno. Nella foto: taccuino in cui sono segnati i decenni.

Come viene nominato l’amministratore di sostegno

Ai sensi degli articoli 404 e 407 del codice civile, la nomina dell’amministratore di sostegno avviene tramite ricorso depositato presso il Tribunale del luogo di residenza o domicilio del potenziale beneficiario.

Il ricorso deve contenere informazioni sul Giudice Tutelare competente, le generalità del richiedente e del beneficiario, oltre a dettagli sulla residenza, domicilio e dimora abituale del beneficiario. È importante specificare le ragioni per la nomina, con indicazione degli atti urgenti.

Procedura di Nomina

Fase Istruttoria

Provvedimenti

Urgenza

Scelta dell’amministratore

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Durata dell’amministratore di sostegno, compiti e poteri

Il decreto di nomina dell’amministratore di sostegno, come previsto dall’art. 405 comma 5° c.c., deve includere le seguenti informazioni:

L’oggetto dell’incarico, definito nel decreto di nomina, si concentra su due ambiti:

Gli ambiti specifici di intervento possono essere alternativi o congiunti. L’amministratore può essere investito di poteri di rappresentanza esclusiva o di mera assistenza, a seconda delle condizioni di salute e dell’autonomia residua del beneficiario.

Questo significa che l’amministratore potrebbe agire integralmente al posto del beneficiario o affiancarsi a lui nelle decisioni.

In termini più semplici, il decreto stabilisce chiaramente cosa può fare l’amministratore di sostegno e quali sono i limiti dei suoi poteri, garantendo al contempo la protezione e il benessere del beneficiario.

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FAQ sull’amministratore di sostegno

L’amministratore di sostegno riceve un compenso per svolgere il suo ruolo?

La gestione dell’amministrazione di sostegno è regolata dall’articolo 379 del codice civile, norma che tratta la tutela ma si applica anche all’amministrazione di sostegno grazie al richiamo dell’articolo 411, comma 1. Questa normativa sottolinea la tendenziale gratuità dell’incarico, ma prevede che il Giudice Tutelare possa autorizzare un’equa indennità per l’amministratore, considerando il patrimonio del beneficiario e la complessità dell’amministrazione.

Cosa viene valutato quando si decide di assegnare una indennità?

Il giudice prende in considerazione vari fattori per decidere se assegnare un’indennità e di quale importo. Questi fattori possono includere:

Se c’è una indennità l’amministratore di sostegno può essere definita una professione?

La presenza di un’indennità non trasforma automaticamente il ruolo di amministratore di sostegno in una professione. Secondo la legge, il ruolo dell’amministratore di sostegno è principalmente visto come un servizio di solidarietà e non come un’attività professionale. Tuttavia, quando l’incarico è assunto da professionisti e comporta un impegno significativo, la questione diventa più sfumata.

Bisogna dichiarare al fisco l’indennità ricevuta?

Dal punto di vista fiscale, l’indennità ha una natura “compensatoria” piuttosto che “retributiva”. Ciò significa che, in generale, non dovrebbe essere soggetta a tassazione. Tuttavia, se l’indennità diventa una fonte di reddito significativa, potrebbero esserci implicazioni fiscali. In queste situazioni, è sempre meglio consultare un consulente fiscale per un consiglio specifico.

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