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Home / Invalidità Civile » Previdenza e Invalidità / Amministratore di sostegno, quando non è necessario

Amministratore di sostegno, quando non è necessario

Vediamo quando non è necessario un amministratore di sostegno e quando invece è richiesto.

di Alda Moleti

Ottobre 2023

Nell’articolo di oggi approfondiremo quando non è necessario un amministratore di sostegno (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Chi è l’amministratore di sostegno?

L’amministratore di sostegno è una figura nominata per assistere una persona che, a causa di una qualsiasi infermità o menomazione psico-fisica, inclusa l’età avanzata, non è in grado di prendersi cura dei propri interessi.

Questo ruolo può essere svolto da un familiare stretto come il coniuge, un figlio o un fratello, oppure da un soggetto esterno come un avvocato o un curatore patrimoniale.

È importante sottolineare che il Codice Civile vieta la nomina di amministratori di sostegno tra gli operatori dei servizi, pubblici o privati, che si occupano del beneficiario. La scelta dell’amministratore di sostegno deve essere orientata esclusivamente verso la cura e gli interessi del beneficiario stesso.

Come avviene il procedimento di nomina

Il procedimento per la nomina dell’amministratore di sostegno inizia con una domanda presentata attraverso un ricorso al giudice tutelare del luogo in cui il beneficiario ha residenza o domicilio.

I soggetti che possono presentare la richiesta includono la persona che necessita di assistenza, il coniuge o il convivente di fatto, i parenti entro il quarto grado, il tutore o il curatore del beneficiario, il pubblico ministero e il responsabile dei servizi sanitari e sociali.

Il giudice valuta la capacità di agire del beneficiario in base alla documentazione fornita dai richiedenti e decide se nominare o meno l’amministratore di sostegno.

Quali sono i compiti

Se la richiesta di nomina viene accettata il decreto del giudice tutelare specifica i compiti dell’amministratore di sostegno.

Questo include l’indicazione degli atti che l’amministratore deve compiere al posto del beneficiario e quelli che il beneficiario può continuare a svolgere autonomamente. I poteri variano in base alle condizioni di salute fisica e mentale del beneficiario.

Il decreto del giudice deve anche specificare la durata dell’incarico e i limiti delle spese che l’amministratore di sostegno può sostenere. Inoltre, l’amministratore deve presentare un rendiconto annuale delle sue attività.

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Quando non è necessario un Amministratore di sostegno?

Nel complesso mondo delle nomine, un interrogativo cruciale sorge spontaneo: quando non è necessario un amministratore di sostegno?

Questa figura è senza dubbio di vitale importanza per coloro che, a causa dell’età avanzata, di condizioni di disabilità o malattie neurodegenerative, non possono più autonomamente gestire i propri interessi.

Tuttavia, talvolta ci si trova ad affidarsi a questa figura anche in situazioni in cui potrebbe non essere strettamente necessaria. Motivo per cui è fondamentale comprendere i criteri secondo i quali si può evitare di nominare un amministratore di sostegno. Per non intraprendere procedure inutili o vederle annullate a distanza di anni, come accaduto in un recente caso deciso dalla Corte di Cassazione (Cass. ord. n. 21887 del 11.07.2022)

La giurisprudenza negli ultimi anni ha adottato un’interpretazione rigorosa dei requisiti necessari per la nomina dell’amministratore di sostegno. Questa rigidezza è stata implementata per evitare di limitare inutilmente la libertà di autodeterminazione della persona amministrata. L’obiettivo è garantire che l’assistenza sia fornita solo quando è realmente necessaria.

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In foto, le mani di un anziano.

Criteri per la non necessità di un Amministratore di Sostegno

L’amministratore di sostegno non è sempre necessario. Non serve quando la capacità di agire del beneficiario non è gravemente compromessa e quando la persona può gestire autonomamente i propri bisogni di vita e interessi patrimoniali.

Questo dipende dall’entità del patrimonio e dalla complessità degli atti di gestione. Ad esempio, un anziano con una modesta pensione e poche attività potrebbe non aver bisogno di un amministratore di sostegno, mentre un individuo con un patrimonio complesso o attività imprenditoriali potrebbe trarre beneficio da questa figura.

Inoltre, è importante ricordare che l’amministrazione di sostegno è una misura di protezione per individui fragili. Se non si ravvisa questa fragilità, non c’è motivo di nominare un amministratore a una persona che può autonomamente gestire i propri interessi.

La Corte di Cassazione ha sottolineato che la presenza di una rete familiare in grado di fornire protezione può giustificare l’assenza di un amministratore di sostegno. È quindi essenziale considerare attentamente se questa figura è necessaria, rispettando sempre la dignità e l’autonomia delle persone coinvolte.

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L’articolo 405 del codice civile.

I riferimenti normativi

Il quadro giuridico relativo agli amministratori di sostegno è delineato all’interno del Codice Civile italiano. Questo fornisce le basi normative che stabiliscono le condizioni e i requisiti necessari per la nomina di un amministratore di sostegno. Gli articoli più pertinenti includono:

FAQ: Domande frequenti sull’amministratore di sostegno

È previsto un compenso per l’amministratore di sostegno?

La legge italiana stabilisce che, in generale, l’amministratore di sostegno non dovrebbe ricevere un compenso per il proprio operato. Questa scelta è fondata su principi di equità e solidarietà, considerando che spesso questo ruolo è svolto da parenti o amici della persona che necessita di assistenza.

Cosa viene valutato quando si decide di assegnare una indennità?

Il giudice prende in considerazione vari fattori per decidere se assegnare un’indennità e di quale importo. Questi fattori possono includere:

Se c’è una indennità l’amministratore di sostegno può essere definita una professione?

La presenza di un’indennità non trasforma automaticamente il ruolo di amministratore di sostegno in una professione. Secondo la legge, il ruolo dell’amministratore di sostegno è principalmente visto come un servizio di solidarietà e non come un’attività professionale. Tuttavia, quando l’incarico è assunto da professionisti e comporta un impegno significativo, la questione diventa più sfumata.

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