Non le manda a dire Nina Daita, responsabile disabilità. Secondo la cgiellina «manca un corposo investimento finanziario, ma anche un impegno a favorire il sistema di supporto all’inserimento lavorativo nelle imprese». Insomma, per il sindacato rosso in tema Assegno di inclusione e disabilità non ci siamo (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
Assegno di inclusione e disabilità: i punti criticati
Sulle misure contenute nel Decreto Lavoro del 1 maggio dedicate nello specifico alla disabilità, i giudizi degli addetti ai lavori non sono particolarmente favorevoli. Dopo le critiche espresse da CoorDown, anche la CGIL, per voce della sua responsabile nazionale delle Politiche per la disabilità, boccia il testo.
Le posizioni di Nina Daita, raccolte nel portale Collettiva della CGIL, evidenziano le lacune del testo in ciò che manca ma anche in ciò che viene previsto.
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Mancano investimenti finanziari
Assegno di inclusione e disabilità. Secondo la CGIL a mancare nel decreto licenziato dal consiglio dei Ministri il 1 maggio scorso è, innanzitutto, un corposo piano finanziario, con risorse adeguate a favorire le assunzioni da parte delle aziende.
Daita ricorda che il fondo per favorire le assunzioni delle persone con disabilità è esaurito da mesi: 76.220.440 euro che non sono stati sufficienti a coprire le richieste delle aziende, che restano pendenti. A discapito delle assunzioni, quindi, ferme.
Il sistema lavoro resta debole
Assegno di inclusione e disabilità. Ma il giudizio non è favorevole – o lo è solo in parte – anche quello che nel testo c’è.
Sulla estensione al terzo settore degli incentivi all’assunzione di lavoratori con disabilità, Daita esprime un parere favorevole, ma evidenzia come l’inserimento lavorativo delle persone disabili non possa essere solo in queste organizzazioni ma, anzi, si debba lavorare per rafforzare un sistema che garantisca complessivamente pari opportunità e inclusione lavorativa.
Disparità di trattamento
Assegno di inclusione e disabilità. Daita commenta poi la misura che prevede, nel medesimo decreto, l’abolizione del reddito di cittadinanza, che viene sostituito dall’assegno di inclusione, peraltro di minore importo e previsto solo per alcuni nuclei, tra i quali quelli con componenti disabili.
Su questo punto, Daita solleva una questione di legittimità, evidenziando come il decreto differenzi tra persone disabili e persone disabili gravi.
Denuncia Daita: «Secondo noi il termine ‘grave’ in riferimento alla disabilità andrebbe cassato per evitare disparità di trattamento, ad esempio tra due persone con disabilità, una con il 100% e l’altra con il 90%. Condizione quest’ultima che ovviamente rende molto difficile la ricerca di un lavoro, ma anche il normale vivere quotidiano».
L’attenzione è anche sui criteri di accesso alla misura, che secondo Daita potrebbero portare all’esclusione dal beneficio di molte persone disabili, per superamento della soglia, se verranno inclusi tra i redditi che concorrono all’Isee l’assegno di invalidità e l’indennità di frequenza per i minori. Su questo la responsabile disabilità della Cgil si appella quindi al Governo: «(…) La povertà o la disabilità non sono una colpa, l’indifferenza sì, chiediamo che questi criteri vengano subito rivisti».
Critica anche alle politiche di disabilità
Assegno di inclusione e disabilità. Se sul decreto lavoro la CGIL parla di decreto insufficiente, a voler essere generosi, il giudizio complessivo del sindacato sulle politiche che il Governo Meloni sta attuando per la disabilità non è più favorevole.
Riporta il blog della CGIL le parole di Nina Daita: «Tocchiamo ogni giorno con mano la sfiducia e l’angoscia delle famiglie, una sfiducia che viene alimentata anche da alcuni fatti, come, appunto, il rifiuto delle iscrizioni scolastiche di ragazzi con gravi disabilità in 15 licei romani, l’eliminazione di reddito per chi è povero, non lavora ed è anche invalido. E domani chissà quale altra pena».
Per questo motivo il sindacato auspica interventi urgenti di modifica al decreto, ma anche un tavolo con le parti sociali per «rilanciare politiche serie di azioni concrete a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie, su scuola, lavoro, sanità e servizi di cura e accompagnamento, perché la fatica quotidiana è veramente immane e in piena solitudine».
Assegno di inclusione e disabilità: cosa prevede il Decreto lavoro 2023
Il Consiglio dei Ministri del 1° maggio ha approvato il Decreto Lavoro 2023. Il testo definitivo del Decreto 4 maggio 2023, n. 48 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.103 del 4-5-2023 conferma al posto del Reddito di cittadinanza, una nuova misura di sostegno economico e di inclusione sociale, cioè l’assegno di inclusione (ADI) dedicato ai “non occupabili” che sarà attivo dal 1 gennaio 2024.
Ci sarà poi una prestazione transitoria dal RdC attuale all’ADI denominata “Strumento di attivazione al lavoro” (SDA).
L’assegno è di entità non inferiore a 480 euro al mese a cui può essere integrata la quota di affitto, pari a 280 euro extra mensili, fino a un massimo di 3.360 euro all’anno. È erogabile per massimo 18 mesi, ma può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi.
Assegno di inclusione e disabilità: addio Rdc
Dal 1° gennaio 2024 arriva una nuova misura che andrà a sostituire il Reddito di cittadinanza ma che è valida solo per i “non occupabili”. Si tratta dell’Assegno di inclusione (ADI).
Tale misura è destinata alle famiglie in possesso di determinati requisiti – relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche – al cui interno si trovano almeno: una persona disabile oppure un minore oppure un ultra 60enne o una persona titolare di invalidità civile.
Per ottenere l’ADI occorre possedere un ISEE non superiore a 9.360 euro all’anno, un reddito sotto i 6 mila euro annui (salvo eccezioni) e un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro (esclusa la prima casa, se ha un valore non superiore a 150mila euro). Il Governo per questa misura ha previsto una spesa di 5.615,2 milioni di euro per l’anno 2024. Per maggiori informazioni vi invitiamo a leggere la guida sull’assegno di inclusione.

Assegno di inclusione e disabilità: i requisiti
Dal 1° gennaio 2024 arriva un sussidio per gli occupabili che si trovano in povertà assoluta. Si tratta dello strumento di attivazione al lavoro (SDA) che dà diritto a un’indennità di partecipazione pari a 350 euro.
È destinata agli “occupabili” (persone che hanno età compresa tra 18 e 59 anni e sono in condizioni di lavorare) inseriti in misure di politica attiva del lavoro (programma GOL), inclusi lavori socialmente utili e servizio civile. Gli occupabili devono avviare un percorso di ricerca attiva del lavoro con un Centro per l’impiego.
L’assegno decade nel caso di rifiuto di un’offerta di lavoro ma l’obbligo di accettazione tiene conto di diversi vincoli tra cui la distanza da casa, la durata e la tipologia del contratto di lavoro (tempo indeterminato o determinato).
Ad esempio se il luogo di lavoro non dista più di 80 km da casa e il contratto ha una durata pari a un anno, scatta l’obbligo di accettazione, pena la decadenza del sussidio. La mini indennità era stata prevista già dalle prime bozze del Decreto, ma in forme differenti. Per la misura è prevista una spesa di 276 milioni di euro nel 2023 e ulteriori 2,1 miliardi di euro nel 2024.
Fonti e materiale di approfondimento
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