Assegno di invalidità, dopo quanto tempo c’è la revoca: ovvero quando scatta la decorrenza per la restituzione degli importi ricevuti? (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Indice
- Assegno di invalidità: requisiti
- Assegno di invalidità: importo
- Assegno di invalidità: requisito sanitario
- Assegno di invalidità: requisito socioeconomico
- Assegno di invalidità: domanda
- Assegno di invalidità: quando c’è la revoca
- Assegno di invalidità: dopo la visita
- Assegno di invalidità: conclusione
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Molto spesso gli assistiti si sono ritrovati a restituire somme importanti all’Inps perché tra la revoca della prestazione assistenziale (per il venire meno dei requisiti sanitari) e l’effettiva sospensione del versamento degli importi è trascorso un determinato periodo di tempo.
Quello che ci chiediamo in questo articolo è quando si perde in concreto il diritto al trattamento e quindi da quando bisogna calcolare gli importi accreditati dall’Inps nel caso l’istituto non sospenda l’erogazione del trattamento.
Su questo tema potrebbe interessarti sapere cosa succede se l’Inps sbaglia il conteggio, o se l’assegno di invalidità è cumulabile con la rendita Inail. Ma anche a chi spetta l’integrazione al minimo dell’assegno di invalidità.
Assegno di invalidità: requisiti
Ricordiamo quali sono i requisiti fondamentali per avere diritto a una assegno agli invalidi civili:
- un’età compresa tra i 18 e i 67 anni (e quindi un’età che si definisce lavorativa);
- avere una riduzione parziale della capacità di lavoro, compresa tra il 74 e il 99% (con il 100% si ha diritto alla pensione di inabilità civile);
- avere un reddito inferiore al 5.105,14 euro (stabilito nel 2022 e soggetto a rivalutazione di anno in anno).
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Si ha diritto a questo trattamento anche se si sta svolgendo una attività lavorativa. Ma il reddito non deve superare la cifra che è stata stabilita nei requisiti.
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Assegno di invalidità: importo
L’importo attuale (anche questo si aggiorna di anno in anno, collegato al tasso di inflazione) è di 291,98 euro al mese (per 13 mensilità).
L’Inps lo eroga dal primo giorno del mese successivo a quello di presentazione della domanda. Dopo i 67 anni, quando si è raggiunto il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, l’assegno di invalidità diventa assegno sociale (468,11 euro per il 2022).
Assegno di invalidità: requisito sanitario
Ovviamente il diritto a ricevere questa prestazione assistenziale scatta solo dopo aver superato la visita della Commissione medico legale che accerta i requisiti sanitari. Ovvero indica la percentuale di riduzione della capacità lavorativa della persona con disabilità. Se la percentuale è pari o superiore al 74% si può presentare la domanda all’Inps per ricevere l’assegno di invalidità.
Assegno di invalidità: requisito socioeconomico
Ma oltre al requisito sanitario, come abbiamo visto, è fondamentale anche quello socioeconomico (la misura è indirizzata a persone con disabilità che si trovano in difficoltà economica).
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Per questo motivo, nell’istanza, la persona interessata dovrà fornire anche queste informazioni:
- indicare se ci sono eventuali ricoveri;
- comunicare se si svolge una attività lavorativa;
- i dati reddituali;
- indicare all’Inps le modalità di pagamento e una eventuale delega per la riscossione affidata a una terza persona o in favore di associazioni.
Assegno di invalidità: domanda
La domanda per ottenere l’assegno di invalidità può essere presentata in due modi:
- collegandosi al sito online dell’Inps e alle pagine per il servizio dedicato, in questo caso è necessario avere a disposizione lo Spir, la Carta d’identità elettronica o la Carta nazionale dei servizi (la tessera sanitaria);
- rivolgendosi a un patronato.
Assegno di invalidità: quando c’è la revoca
Ma veniamo al dunque. Per quali motivi può essere revocata l’erogazione dell’assegno di invalidità. La risposta è semplice: quando viene meno anche uno solo dei requisiti richiesti per averne diritto.
E quindi:
- quando si va oltre la soglia dei 67 anni di età (in quel caso più che una revoca c’è una trasformazione e l’assegno di invalidità si tramuta in assegno sociale);
- quando si supera la soglia di reddito fissata dalla legge;
- quando la persona con disabilità è occupata in una attività lavorativa che genera un reddito superiore al limite imposto dalla normativa;
- quando dopo una visita di revisione la commissione medica ritiene che le condizioni della persona interessata siano migliorate e di conseguenza è diminuita la riduzione della sua capacità lavorativa. Ovvero, è un esempio, quando la percentuale di invalidità è variata dall’80% al 50%. In questi casi scatta la revoca della misura assistenziale.
Assegno di invalidità: dopo la visita
Ed è proprio su questo terzo caso che ci soffermiamo, quando dal verbale della visita di revisione viene stabilito che la persona con invalidità non ha più i requisiti necessari per avere diritto all’assegno assistenziale: da quando bisogna calcolare la revoca della misura?
La legge è piuttosto chiara in proposito: dal giorno della consegna del verbale all’assistito l’erogazione dell’importo non è più dovuta.
Il che significa che se si continua a ricevere l’accreditamento dell’assegno di invalidità i soldi devono essere tutti restituiti a partire da quando si è ricevuto l’esito del verbale e cioè da quando l’assistito è venuto a conoscenza della perdita del requisito sanitario.

Assegno di invalidità: conclusione
Questa procedura è valida per tutti gli altri trattamenti assistenziali erogati dall’Inps a favore di persone con disabilità.
La cosa importante da ricordare è questa: il verbale che attesta la perdita dei requisiti sanitari è di per sé una documentazione ritenuta già sufficiente, non ci sarebbe quindi bisogno di nessun’altra comunicazione. Per questo la richiesta di restituzione degli importi da parte dell’Inps, dopo che la persona interessata è stata informata, può ritenersi legittima.
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