Assegno da restituire entro fine anno: ecco quando capita

Scopri in quali casi si rischia l’Assegno Unico da restituire entro fine anno e come funziona la restituzione.

Chiara Del Monaco è una linguista e copywriter specializzata in welfare.
Conoscila meglio

6' di lettura

L’Assegno Unico da restituire a fine anno è un rischio che potrebbero correre diverse famiglie destinatarie se sono presenti delle difformità nell’attestazione ISEE. In questo approfondimento vediamo quando si deve restituire il sussidio per famiglie e cosa fare (scopri le ultime notizie e poi Leggi su Telegram tutte le news sull’Assegno Unico. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

A differenza del Reddito di cittadinanza e di altri contributi economici erogati alle famiglie, quando l’ISEE presenta dei problemi l’Assegno Unico non viene bloccato dall’INPS, ma continua a essere pagato per tutto l’anno.

Solo a dicembre, l’Istituto controlla i dati delle famiglie destinatarie e la relativa documentazione, chiedendo di restituire le somme indebite se sono presenti delle difformità.

Visto che questa situazione si è già verificata l’anno scorso, nei prossimi paragrafi ricordiamo ai nostri lettori in quali casi si rischia l’Assegno Unico da restituire e cosa fare per evitare la restituzione.

Indice

Assegno Unico da restituire: chi rischia

Secondo le stime, in sede di rilascio dell’attestazione ISEE, circa il 10% presenta degli errori o delle omissioni, causando quindi una serie di conseguenze per coloro che percepiscono bonus o agevolazioni.

Per esempio, in caso di difformità dell’ISEE, il Reddito di cittadinanza viene automaticamente sospeso finché il nucleo beneficiario non apporta le dovute modifiche. Con l’Assegno Unico, invece, funziona diversamente.

In particolare, i cittadini che presentano un ISEE non regolare non sono soggetti alla sospensione del contributo per famiglie, ma rischiano di restituire una parte degli importi ricevuti alla fine dell’anno, in sede di conguaglio. Di conseguenza, visto che si continua a percepire la somma spettante (anche l’importo massimo), è importante controllare se nella dichiarazione ISEE sono riportate anomalie.

Ma in che modo?

Solitamente, la segnalazione di difformità o omissioni viene indicata in basso al foglio dell’attestazione, e più precisamente nella parte dedicata alle Annotazioni. Questa sezione si trova in fondo a destra, sotto la tabella che riepiloga la procedura di calcolo (cioè dove vengono indicati i valori della situazione reddituale e patrimoniale). In alcuni casi, oltre alla segnalazione vengono anche riportate le eventuali cause che hanno portato l’INPS a contestare i dati della DSU.

Scopri la pagina dedicata all’Assegno unico per conoscere altri diritti e agevolazioni.

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Assegno Unico da restituire: cosa fare con ISEE difforme

Come abbiamo visto dal paragrafo precedente, la principale causa di Assegno Unico da restituire entro fine anno riguarda la presenza di difformità o omissioni nell’ISEE 2023. Ma che cosa si intende per difformità e omissioni?

Innanzitutto, chiariamo che dopo aver presentato la DSU, l’INPS ha bisogno di un periodo di tempo per incrociare i dati inseriti nella dichiarazione con quelli in suo possesso nella relativa banca dati, controllando eventuali incongruenze.

Da questa verifica, oltre alla correttezza dei dati, possono risultare due irregolarità:

  • omissioni, che si verificano per esempio quando il cittadino dimentica di indicare uno o più conti correnti. In realtà si tratta di un errore piuttosto comune, dal momento che durante la compilazione bisogna ricordare i dati dei due anni precedenti. Un altro caso comune riguarda la possibilità che oltre al conto corrente si dispone anche di un conto titoli: anche se pari a zero va comunque indicato nella DSU;
  • difformità, che si verifica quando i dati indicati nella DSU non corrispondono a quanto rilevato in sede di controllo. L’esempio più comune è la giacenza media errata.

Quindi, una volta che ci si rende conto del tipo di omissione o difformità presente nel proprio ISEE, è bene rivolgersi al CAF o patronato che ha agito da intermediario per la richiesta dell’Assegno. Infatti, quando si verificano queste anomalie, generalmente provengono da chi si è servito di un intermediario, poiché per il servizio precompilato sul sito INPS è l’Istituto stesso ad acquisire le informazioni di cui ha bisogno.

Dunque, dopo aver spiegato la situazione agli operatori del Caf, il cittadino riceverà l’assistenza necessaria per correggere il proprio ISEE.

In alcuni casi, la questione si risolve in tempi brevi, mentre in altri potrebbe essere necessario andare di persona presso una sede territoriale dell’INPS, allungano le tempistiche.

Assegno Unico da restituire: in foto, un Call Center per risolvere i problemi degli utenti.

Assegno Unico da restituire: come funziona la restituzione

Quando il proprio ISEE presenta errori o omissioni, viene indicata una segnalazione in fondo al foglio, per avvisare il cittadino del problema e della necessità di correggere il documento. Oltre a ciò, nel corso dell’anno l’INPS provvede a inviare a serie di comunicazioni alla persona interessata, ricordando che l’importo erogato a titolo di Assegno unico potrebbe essere oggetto di ricalcolo in sede di conguaglio, con tanto di restituzione degli arretrati.

Quindi, se il nucleo familiare richiedente non apporta le dovute correzioni all’attestazione ISEE entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento, l’INPS effettua il ricalcolo dell’Assegno Unico, riconoscendo alla famiglia interessata solo l’importo minimo previsto dalla legge. Quest’anno, in seguito alla rivalutazione degli importi, la quota base minima corrisponde a 54 euro per figli minorenni senza ISEE.

Per esempio, consideriamo una famiglia con ISEE pari a 12.000 euro e un figlio minorenne: in base all’età del figlio e alla fascia ISEE, avrà diritto all’importo massimo spettante, ossia 189 euro al mese.

Tuttavia, se questa famiglia ha presentato un ISEE non regolare e non provvede a correggerlo entro la fine dell’anno, in sede di conguaglio l’importo riconosciuto dall’INPS scenderà a fino a 54 euro al mese, 594 l’anno, con l’obbligo quindi di doverne restituire 1.485 euro.

Assegno Unico da restituire: cosa è successo l’anno scorso

Il problema dell’ISEE difforme o con omissioni che abbiamo illustrato nei paragrafi precedenti non è una novità del 2023. Infatti, la stessa situazione si è presentata anche lo scorso anno, ossia l’anno di introduzione dell’Assegno Unico Universale.

In particolare, proprio a dicembre 2022 l’INPS ha cominciato a inviare delle comunicazioni per la restituzione dell’Assegno Unico da parte di alcuni beneficiari con ISEE non regolarizzato. L’Istituto ha indicato le istruzioni sulla procedura in un’apposita circolare (23/2022), in cui viene spiegato in che modo si può regolarizzare l’ISEE difforme,e cioè:

  • presentare domanda per la prestazione avvalendosi comunque dell’attestazione Isee difforme. In tale ipotesi, l’Inps può richiedere al cittadino idonea documentazione per comprovare la completezza e veridicità dei dati indicati nella dichiarazione;
  • presentare una nuova DSU, priva di difformità;
  • richiedere al Caf la rettifica della DSU, con effetto retroattivo, ma solo quando l’Isee è stato presentato tramite l’intermediazione di un Caf e qualora sia stato quest’ultimo a commettere un errore materiale.

Chi non ha corretto l’ISEE in uno di questi tre metodi è stato soggetto alla restituzione delle somme indebite nel modo spiegato nel paragrafo precedente.

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