Aumenti benzina e diesel: dopo mesi di prezzi “accessibili” in pochi si aspettavano incrementi a livelli record. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE
- Aumenti benzina e diesel: dove
- Aumenti benzina e diesel: la denuncia dei consumatori
- Aumenti benzina e diesel: le conseguenze
- Aumenti benzina e diesel: i rischi
- Aumenti benzina e diesel: recessione
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Aumenti benzina e diesel: dove
I costi del carburante sono schizzati in alto. Un esempio: un litro di diesel sulla Milano-Roma-Napoli costa 2,5 euro al litro. Per la verde siamo poco al di sotto: 2,392 euro per un litro.
Su altre autostrade la musica non cambia. Sulla A4 Brescia-Padova il diesel viene venduto a 2,449 euro al litro, la benzina verde a 2,384.
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Gli aumenti sono consistenti anche altrove altrove, soprattutto sulle isole: Eolie, Sardegna e Ischia.
Qualche esempio:
a Vulcano:
- diesel: 2,349 al litro;
- benzina: 2,239 al litro.
Sardegna (La Maddalena):
- diesel: 2,229 al litro;
- benzina: 2,087 al litro.
Ischia:
- diesel: 2,104 al litro;
- benzina: 2,054 al litro.
Un aumento imprevisto e importante. La soglia psicologica dei 2 euro al litro non solo è stata superata, ma anche lontano dalle autostrade si inizia a intravedere un altro limite, quello dei 2,5 euro.
Impensabile fino a qualche settimana fa.
Su questo argomento puoi leggere un post che ha spiegato cosa sarebbe costato di più nel 2023, dalla benzina alle sigarette; c’è anche un focus che spiega perché le bollette del gas dovrebbero costare il 30 per cento in meno a gennaio.
Aumenti benzina e diesel: la denuncia dei consumatori
L’aumento notevole dei carburanti ha spinto il Codacons (l’associazione dei consumatori) a presentare ricorso in decine di procure e ai comandi della guardia di finanza.
Si chiedono controlli immediati. Il motivo è ovvio: per quale motivo si assiste a un aumento così importante dei costi se le quotazioni del petrolio sui mercati internazionali sono in costante calo?
“I prezzi dei carburanti – ha dichiarato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi – sembrano fuori controllo. Dopo lo stop al taglio delle accise si assiste a forti incrementi dei listini alla pompa in tutto il territorio, la cui entità non sembra in alcun modo giustificata dall’andamento delle quotazioni petrolifere”.
“Per questo motivo – ha aggiunto – abbiamo presentato un esposto a 104 Procure di tutta Italia e alla Guardia di Finanza, chiedendo di indagare sui prezzi di benzina e gasolio allo scopo di accertare eventuali speculazioni o rialzi ingiustificati dei listini”.
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Aumenti benzina e diesel: le conseguenze
Le conseguenze di questi aumenti del prezzo di benzina e diesel non peseranno solo sugli automobilisti. Se l’andamento dovesse continuare, se cioè questi prezzi dovessero restare invariati o peggio aumentare ancora, l’effetto indiretto peserebbe su tutte le merci.
L’incremento del prezzo del trasporto andrebbe infatti a ripercuotersi sul costo finale degli alimenti esposti sui banconi dei supermercati.
Con una ulteriore conseguenza: verrebbe del tutto vanificata la lieve diminuzione dell’inflazione registrata a dicembre.
Una sorta di domino dagli effetti molto negativi.
In pratica: da una parte si è riusciti a contenere (per il momento) il costo del gas entro quotazioni che sono simili a quelle che sono state registrate prima della guerra in Ucraina, dall’altra sembra sfuggito al controllo il costo della benzina e del diesel.
E infatti, secondo le stipe di Consumerismo No profit, già questo aumento del costo dei carburanti potrebbero incidere sui prezzi al dettaglio tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento.
Aumenti benzina e diesel: i rischi
Non è una situazione semplice. Rischia di riflettersi in modo significativo su un’altra questione aperta all’interno dell’Unione europea. Molti Paesi spingono per scongiurare eventuali e ulteriori aumenti dei tassi di interesse.
L’aumento del costo del denaro ha effetti immediati sui mutui e sui prestiti alle imprese. Viene imposto per ridurre l’inflazione. Ma si paga un prezzo: il rallentamento inevitabile dell’economia.
Con l’aumento così consistente dei costi di benzina e diesel la svalutazione tornerà a correre e la Bce potrebbe essere di nuovo costretta ad alzare i tassi.
Insomma, una spirale che rischia di allontanare e di molto l’uscita dalla crisi, che a questo punto potrebbe protrarsi per tutto il 2024 e trasformarsi in una palese recessione.

Aumenti benzina e diesel: recessione
L’Unione Europea è divisa sulle prossime mosse. Sono molti i Paesi (Italia compresa) che temono un’ulteriore stretta monetaria (aumento dei tassi di interesse). Potrebbe raffreddare l’inflazione ma anche dare una spinta notevole verso la recessione.
L’inflazione nell’Eurozona è in lento calo:
- dicembre: 9,2 per cento;
- novembre: 10,1 per cento;
- ottobre: 10,6 per cento.
Per questo motivo molti Paesi (ci sono anche Portogallo, Grecia, Cipro e Malta), ritengono sia necessario adottare una linea meno dura rispetto a quella seguita fino a oggi dalla Banca Centrale.
La Bce ha seguito l’esempio degli altri principali istituti monetari mondiali, come la Federal Reserve e la Bank of England. Con una serie di incrementi il tasso è stato portato al 2,50 per cento (negli Usa è al 5 per cento).
In una riunione dello scorso ottobre la Bce aveva già preso in esame la possibilità di sospendere la stretta, soprattutto se avesse avuto delle ripercussioni così gravi da causare un peggioramento complessivo delle condizioni economiche.
Una cosa è certa, si deve evitare la recessione. Avrebbe conseguenze molto negative e a medio termine per tutta l’economia reale.
La questione riguarda in particolare la cosiddetta inflazione core, che riguarda gli aumenti dei prezzi senza conteggiare quelli dell’energia e dei prodotti alimentari (spesso volatili, come appunto nel caso dei carburanti). Ebbene quel tipo di inflazione è continuata a crescere, passando dal 5 per cento di novembre al 5,2 per cento di dicembre. Un segnale non molto positivo.
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