Privacy
×
The wam
×
icona-ricerca
Home / Lavoro / Aumento contratti: tutti gli stipendi più alti coi rinnovi

Aumento contratti: tutti gli stipendi più alti coi rinnovi

Inversione di tendenza in tema di rinnovi. Un trend positivo che non si registrava da anni e che comporta un aumento contratti. Vediamo per quali categorie.

di Valerio Pisaniello

Agosto 2022

Il 2022 registra un trend positivo in tema di contrattazione. A giovarne soprattutto i settori della chimica farmaceutica, l’edilizia, gli autoferrotramvieri, l’energia e petrolio, l’elettrico e il settore minerario, solo per citarne alcuni che hanno rinnovato il contratto di lavoro. Se poi andiamo un po’ più indietro nel tempo ritroviamo anche la metalmeccanica, i multiservizi, la sanità privata e tutto il sistema moda. Scopriamo le categorie che hanno giovato dell’aumento contratti. (scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

Aumento contratti: trend positivo

Nei rinnovi si osserva un’inversione di tendenza che, nel privato, ha ribaltato la quota di contratti scaduti e contratti rinnovati.

Il rapporto, che in passato era più 60%-40%, adesso è infatti diventato 40%-60%, secondo una rielaborazione dei dati Cnel fatta dal dipartimento contrattazione del sindacato della Cisl, escludendo lavoro domestico e agricolo.

Aggiungiti al gruppo Telegram sulla finanza personale, la gestione del credito e dei debiti. Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook. Scopri le ultime offerte di lavoro sempre aggiornate nella tua zona.

Aumento contratti: i numeri

I lavoratori dipendenti ai quali si applica uno dei 60 contratti collettivi nazionali del sistema Confindustria sono quasi 5 milioni e mezzo. Ad oggi sono oltre 4,5 milioni, quindi quasi l’86% del totale, gli addetti che hanno un contratto collettivo in vigore.

Se vogliamo guardare a quest’ultima fase, da maggio del 2020, quando è iniziata la presidenza di Carlo Bonomi, ne sono stati rinnovati 36.

Andando ancora più nel dettaglio sono meno di 500mila (il 9 per cento del totale) i lavoratori interessati da contratti scaduti da poco tempo, non oltre 12 mesi.

Nel complesso, quindi, il 95% dei lavoratori ha un contratto che si rinnova in tempi fisiologici. I ritardi più lunghi, ovvero superiori a 24 mesi, interessano 270mila lavoratori, il 5 per cento del totale, e riguardano il turismo, lo spettacolo e l’ospedalità privata.

Aumento contratti: il settore dell’industria sul podio

Tornando alla rielaborazione della Cisl su dati Cnel, se escludiamo il lavoro agricolo e quello domestico, nel privato ci sono in totale 856 contratti collettivi nazionali che riguardano 13.697.850 lavoratori. Di questi, ad oggi, 346, circa il 40%, sono scaduti e riguardano 6.697.998 lavoratori.

Tra le intese scadute, poco meno di una su tre, il 30%, è firmata da Cgil, Cisl e Uil. I contratti vigenti sono invece 510, circa il 60%, e riguardano 6.999.852 lavoratori.

Se la Pa ha cicli contrattuali legati agli equilibri della spesa pubblica che spesso portano a siglare i contratti, quando è già ora di aprire il successivo rinnovo, il commercio ha tutti i tavoli aperti (Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti e Coop) con i contratti scaduti da qualche anno, così come il turismo.

Nel meridione, il contributo più rilevante per il raggiungimento di questa nuova fotografia dove si inverte l’equilibrio tra lavoratori con contratto vigente e lavoratori con contratto scaduto, a favore dei primi, arriva dall’industria.

Aumento contratti: le azioni messe in campo

Due gli elementi da considerare: il primo riguarda il fatto che, pur in mezzo a tante difficoltà che sono nate in questi due anni del Covid, alla fine il sistema delle regole, ossia il Patto della fabbrica, ha consentito di andare a fare i rinnovi. Il secondo elemento è sicuramente il segnale sulla centralità della contrattazione.

Considerando rilevante l’interlocuzione con i sindacati confederali, avendo questi ultimi rappresentato il fatto che i rinnovi dei contratti erano una priorità assoluta a favore della buona relazione tra le parti, sul fronte datoriale si è fatto il massimo sforzo, cercando di risolvere anche le situazioni storicamente più complesse, tra cui vale la pena ricordare la sanità privata e il multiservizi, contratti che erano scaduti da un numero molto alto di anni.

Aumento contratti: Il Patto della fabbrica

Le regole date nel 2018 attraverso il Patto della fabbrica, condiviso da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil, hanno sicuramente aiutato a trovare delle soluzioni e ad aprire riflessioni sulla centralità che devono avere i contratti per i settori.

L’accordo ha ideato un sistema di regole che, per la prima volta, non sono state orientate a comprimere tout court le retribuzioni. In sostanza il Patto della fabbrica prevede infatti un esercizio, che forse non proprio tutti hanno fatto, non senza spaccature sul fronte datoriale, che indica i minimi contrattuali come trattamento economico minimo, basando il calcolo dell’aumento sull’Ipca (l’indice dei prezzi, depurato dei costi energetici importanti). L’obiettivo è di difendere la contrattazione collettiva con lo spirito di responsabilizzare molto le parti.

Aumento contratti: l’inflazione e il taglio del cuneo fiscale

Tanto durante la fase inflattiva più bassa, che durante quella più alta, considerando i rinnovi contrattuali sottoscritti dal 2018, l’anno del Patto della fabbrica, Confindustria stima un aumento medio delle retribuzioni contrattuali del 4,9% nel triennio 2018-2021.

Nello stesso periodo, l’inflazione, misurata a consuntivo dall’Ipca, al netto degli energetici, considerando anche il consuntivo 2021 è stata del 2,8%. L’aumento retributivo sembra quindi essere superiore a quello dei prezzi, e secondo i calcoli dell’ultimo rapporto del Centro Studi di Confindustria, nel periodo tra il 2015 e il 2020, il gap tra le retribuzioni e l’andamento dei prezzi è stato di un +5.

A giovare sugli aumenti anche il taglio del cuneo fiscale introdotto dal nuovo decreto Aiuti bis che ha comportato un aggiunta sul cedolino individuale di cifre che si aggirano tra i 16 e i 194 euro.

Aumento contratti: le dinamiche nei vari settori

L’ultimo bollettino di Bankitalia spiega che nello scorso decennio, a fronte di una prolungata debolezza dell’inflazione, il valore previsto per l’Ipca è sempre stato costantemente superiore a quello realizzato.

Il sistema degli aumenti ex ante, adottato dalla maggior parte dei contratti, che prevede aumenti dati in base alle previsioni e poi verifiche degli scostamenti a consuntivo, ha però fatto sì che seppure i contratti prevedano il recupero più o meno esplicito di questo scostamento, questo non si è quasi mai verificato, per le tensioni che si aprono soprattutto sul fronte sindacale, come è accaduto, un paio di rinnovi fa per la Gomma plastica, per esempio. Semmai, è il caso della chimica e farmaceutica, si è fatto ricorso a soluzioni diverse, il cosiddetto Edr ammortizzatore in cui collocare lo scostamento, ma senza toccare le retribuzioni che, recuperando lo scostamento in negativo, sarebbero state diminuite.

Nel caso dei metalmeccanici viene invece utilizzato un calcolo ex post, basato sui valori via, via raggiunti dall’Ipca, con una clausola di salvaguardia in base alla quale qualora l’inflazione reale misurata dall’Ipca depurato risultasse superiore alle cifre pattuite, i minimi saranno adeguati all’importo risultante.

Diverso ancora, infine, il caso del legno e arredo, dove si utilizza una terza via, una sorta di doppio binario: il primo prevede una cifra fissa, a consuntivo, su indici predefiniti e certamente identificabili, il secondo invece è legato alle verifiche annuali, fatte sulla base dell’andamento dell’Ipca generale.

Aumento contratti: ecco le categorie
Aumento contratti, ecco le categorie interessate. L’immagine mostra la mano di un professionista mentre firma un documento.

Aumento contratti: il presente e il futuro

Oggi, per esprimere il loro potenziale i contratti sono chiamati ad aprirsi, anche per reciproca convenienza delle parti, a ragionare di sviluppo, innovazione, logiche di settore, politiche occupazionali, economiche con cui regolare il lavoro in un settore, in una filiera. E lo si può fare soprattutto trovando le convergenze, attraverso una continuità di dialogo, che da molti anni ormai sperimenta la chimica farmaceutica e verso la quale tendono anche altri settori come la metalmeccanica.

A corollario di ciò risulta centrale – tant’è che stato rafforzato – il capitolo della formazione: ancora una volta è un caso il contratto dei metalmeccanici che ne hanno fatto un diritto soggettivo, mentre per molti altri contratti ci sono state una chiara definizione e anche un aumento del numero delle ore che in un comparto come l’elettrico sono state portate a 40.

La sicurezza, diventata al centro di un vero e proprio patto tra le parti con tanto di premialità, ha prevalso nell’edilizia, anche grazie alla valorizzazione della bilateralità. Energia e petroli hanno immaginato di farvi ricorso soprattutto per gestire il ricambio generazionale che, per tutti i comparti, è un grande tema.

Smart working, inclusione e pari opportunità sono stati affrontati in tutti i negoziati e individuati come temi importanti per il futuro.

Ecco gli articoli preferiti dagli utenti su mutui, prestiti e risparmio personale:

Entra nel gruppo WhatsApp e Telegram

Canale Telegram

Gruppo WhatsApp