Aumento delle pensioni: nel 2024 più 6,2 per cento

Aumento delle pensioni: nel 2024 più 6,2 per cento sugli importi fino a 2100 euro lordi. È stato stabilito dal Def: 5,4 per cento per la svalutazione prevista nel 2023, più lo 0,8 per cento (con gli arretrati) che non è stato inserito lo scorso anno. Sarà adottato lo stesso sistema, con incrementi graduali al tasso di inflazione: diminuiranno con l’aumentare degli importi.

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6' di lettura

Aumento delle pensioni: nel 2024 gli importi cresceranno del 6,2 per cento. Il 5,4 per cento a causa dell’inflazione 2023, più uno 0,8 per cento che deve essere recuperato dallo scorso anno. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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L’incremento del 6,2 per cento sarà riconosciuto in modo integrale solo ad alcuni trattamenti pensionistici, per altri l’incremento sarà solo parziale, come è già accaduto a gennaio.

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Lo schema applicato lo scorso anno e che sarà replicato nel 2024 prevede:

  • adeguamento del 100 per cento all’inflazione per le pensioni che non superano di 4 volte il minimo INPS (2.100 euro lorde circa);
  • adeguamento dell’85 per cento all’inflazione per le pensioni che hanno un importo compreso tra 4 e 5 volte il minimo (6,205 per cento);
  • adeguamento del 53 per cento all’inflazione per le pensioni che hanno un importo compreso tra 5 e 6 volte il minimo (3,869 per cento);
  • adeguamento del 47 per cento all’inflazione per le pensioni che hanno un importo compreso tra 6 e 8 volte il minimo (3,431 per cento);
  • adeguamento del 37 per cento all’inflazione per le pensioni che hanno un importo compreso tra 8 e 10 volte il minimo (2,701 per cento);
  • adeguamento del 32 per cento all’inflazione per le pensioni che hanno un importo superiore a 10 volte il minimo (2,336 per cento).

C’è da ricordare che contro questa norma sono state avviate alcune azioni giudiziarie sulle quali dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.

Su questo argomento potresti leggere un post che parla dell’ipotesi di aumentare il numero dei lavori usuranti per le pensioni anticipate; c’è un articolo che invece analizza le quote a rischio per le pensioni: i fondi sono pochi; e infine vediamo come dovrebbe funzionare il mini-anticipo pensionistico a 62 anni.

Aumento delle pensioni: il Def

L’aumento delle pensioni è stato inserito nel Documento di economia e finanza dal governo (Def). La rivalutazione spetta per legge e l’esecutivo nel prevedere le spese per il 2024 ha ovviamente dovuto tenere conto anche di questo dato che avrà una incidenza sulla spesa previdenziale.

L’inflazione resta uno dei nodi centrali di questo momento economico. E non solo in Italia, ma a livello internazionale. Negli ultimi mesi, comunque, si sta registrando un calo dell’inflazione che, lo ricordiamo, nel 2022 ha raggiunto la doppia cifra (causando un incremento notevole dei tassi di interesse).

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Aumento delle pensioni: spesa pensionistica

Questo aumento comporterà un incremento significativo della spesa pensionistica, vediamo i dati:

  • 2022: 297 miliardi;
  • 2023: 318 miliardi;
  • 2024: 340,7 miliardi;
  • 2025: 350,9 miliardi;
  • 2026: 361,9 miliardi.

Una crescita notevole e che incide sul bilancio della spesa pubblica. In rapporto al Pil (prodotto interno lordo) il costo delle pensioni ha raggiunto il 16,2 per cento (nel 2022 è stato del 15,5 per cento).

Perché questi numeri sono importanti e stanno suscitando l’attenzione (e la preoccupazione) del governo? Per un motivo semplice: saranno fondamentali per decidere in che modo riformare il sistema previdenziale. E le risorse a disposizione potranno indicare la strada da seguire.

Se aumentano i costi la flessibilità in uscita e un incremento degli importi per i trattamenti più bassi rischia di diventare assai complesso da raggiungere.

Aumento delle pensioni: Quota 41

E infatti nelle ultime settimane l’esecutivo sta frenando molto sulle nuove regole che dovrebbero imporre uscite dal lavoro anticipate per il cosiddetto “superamento della Legge Fornero”. Ovvero concedere ai lavoratori margini di uscita meno rigidi rispetto ai 67 anni (con almeno 20 di contribuzione) necessari oggi per la pensione di vecchiaia. Al momento la discussione sembra bloccata (mentre lo scorso anno si parlava di ridurre l’età pensionabile, anche se con qualche penalizzazione legata al calcolo contributivo, a 62/64 anni). Sono stati sospesi gli incontri con le parti sociali: c’è la necessità di chiudere prima la riforma fiscale.

Sembra scontata, proprio per questi motivi, la rinuncia per il 2024 a Quota 41, il trattamento – fortemente voluto dalla Lega – che prevede un’uscita a qualsiasi età per chi ha versato 41 anni di contribuzione (più probabile il rinnovo di Quota 103, 41 anni di contributi, solo a partire dai 62 anni).

Ma proprio la Lega non sembra disposta a fare marcia indietro (anche se dalle prime stime la misura sembra troppo onerosa per i conti già in bilico della previdenza). Il ministro Salvini ha infatti dichiarato: «Questo governo è nato per portare avanti i provvedimenti che abbiamo promesso agli elettori, andrà avanti, nessuno potrà farlo cadere».

Se qualcuno gli fa notare che i soldi non ci sono e si rischia un nuovo flop dopo Quota 100 (cancellata dopo solo un anno perché decisamente insostenibile), il leader del Carroccio replica: «La copertura e non c’è perché non è lì che lo devi cercare». 

I dubbi su Quota 41, sono anche altri: la misura si rivolge a una categoria di lavoratori forti (che, appunto, hanno 41 anni di contribuzione) e che possono usufruire anche di altre uscite anticipate (nella Fornero c’è una misura analoga, con un anno e 10 mesi in più di contribuzione), mentre si ignora la sorte di chi ha avuto carriere più discontinue (un male del precariato) e che quindi ha maggiori difficoltà di accesso a un trattamento pensionistico con le norme imposte dalla legislazione in vigore.

Aumento delle pensioni
Nella foto una coppia di pensionati

Aumento delle pensioni: tasso di inflazione

La rivalutazione è dunque un obbligo di legge. Il governo ha però tentato di attenuare gli effetti negativi sul bilancio dello Stato, limitando, come abbiamo visto, l’adeguamento totale al costo della vita solo alle pensioni che non superano di 4 volte il minimo INPS (2.100 euro mensili lordi, quindi per chi riceve tra 1.700 e 1.800 euro).

Dal Def si desume che anche per il prossimo anno sarà adottato lo stesso sistema, verranno quindi progressivamente ridotti gli adeguamenti per chi riceve importi medi o alti.

Il tasso preciso della rivalutazione sarà deciso come sempre in autunno, tra ottobre e novembre, sulla base dei dati Istat. Nel Def sono indicati i dati dell’inflazione prevista (5,4 per cento), ma non solo: la stima riguarda anche il numero delle nuove pensioni che verranno erogate e quelle che si suppone saranno invece cessate.

Da questo calcolo viene fuori la previsione di spesa che, come detto, non lascia troppi margini a una riforma delle pensioni davvero radicale.

Lo scorso anno l’inflazione è stata dell’8,1 per cento a dicembre. Il governo ha però utilizzato il dato dell’autunno, che era del 7,3 per cento. Per questo motivo la differenza, 0,8 per cento, sarà riconosciuta a partire dal prossimo anno (compresi gli arretrati).

Al momento, nel 2023, l’inflazione è intorno al 5 per cento, ed è quindi in linea con i calcoli del governo.

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