Aumento pensione di invalidità: c’è una battaglia in corso nella società civile per la rivalutazione degli assegni sociali e delle pensioni di invalidità civile a 15mila euro a persona. Il recente aumento delle pensioni di invalidità vale infatti solo per gli invalidi totali, quelli parziali (dal 74% al 99%) sono stati esclusi.
Fra le numerose petizioni per il riconoscimento dell’aumento della pensione di invalidità civile c’è anche quella promossa dall’avvocato Isabella Cusanno. La petizione, ospitata sulla piattaforma change.org, ha quasi raggiunto le 4000 firme ed è già approdata in Senato, assegnata alla XI Commissione con il numero 726.
Il gruppo “Uguali Sempre”, di cui Cusanno fa parte, continua a tenere alta l’attenzione e ha scritto una lettera indirizzata a Erika Stefani, ministro per le disabilità del governo Draghi, per chiederle un confronto sul contenuto della petizione.
Aumento pensione di invalidità: lettera aperta al ministro Erika Stefani
Buongiorno Ministro,
siamo un gruppo di persone, organizzatesi in un gruppo chiamato Uguali Sempre, che vogliono assicurare rispetto e difesa per i diritti dei disabili. Per ottenere davvero un rispetto concreto, prima di tutto, è necessario comprendere cosa significa essere disabili, comprendere il dolore che patiscono queste persone, un dolore che si misura con la sofferenza provocata dalla malattia o dalle menomazioni, dolore che diventa angoscia quando ci si deve scontrare con il mondo dei sani che troppo spesso è incapace di comprendere chi sano non è, dimostrando di essere affetto da una inabilità ancora peggiore. La mancanza di empatia dei cosiddetti sani è sicuramente la tara pesante per questa società, pronta a deridere o a umiliare chi è fragile o debole o malato, una società troppo vittima ed asservita all’apparire per comprendere e proteggere chi soffre.
Per gli invalidi bisognerebbe fare molto: occorre rivedere le modalità di accertamento, ad esempio, ed anche abbassare le percentuali di invalidità per le quali è possibile ottenere un assegno dallo Stato. Agli invalidi bisogna assicurare un mondo affettivo, l’unico in grado di portare sollievo a chi soffre, e quindi tutelare in modo proprio ed efficace il lavoro di chi, nella famiglia, si occupa di loro. Perché la vera integrazione inizia nella famiglia e si compie tramite la famiglia. Dunque dovremmo parlare di tanto, tante necessità che si complicano sempre più a causa di una mentalità che li tiene al bando, li relega all’ultimo scalino della scala sociale, perché chi non è in grado di lavorare non conta nulla nella società della produzione e del consumo. Questa, illustre Ministro, non è civiltà, ma solo aristocrazia dei fortunati, il cui unico merito è quello di non aver mai incontrato la malasorte lungo la strada e che questa fortuna difendono strenuamente anche a scapito dei generosi, dello slancio del cuore, dell’impegno umano. Il nostro gruppo, Ministro, presente nei social ed in crescita costante, si è chiamato Uguali Sempre proprio per questo.
In questa occasione, Ministro, vogliamo sottoporre alla sua attenzione la nostra petizione, già presentata al Senato ed assegnata alla XI Commissione con il numero 726, con la quale chiediamo che venga riconosciuto un reddito decoroso a tutti i disabili a partire dal 74 per cento fino al 100 per cento per un importo non inferiore a 15 mila euro all’anno. Ed abbiamo chiesto che il medesimo assegno venga riconosciuto anche alle altre categorie beneficiarie dell’art.38 legge 488/2001 perché la vecchiaia è essa stessa una malattia e con decorso sempre funesto.

La famosa sentenza della Corte Costituzionale n. 152 del 2020 ha ritenuto che l’importo di 285 euro al mese non sia adeguato alle esigenze di sopravvivenza degli inabili al lavoro, estendendo la previsione dell’art. 38 della legge citata a tutti gli invalidi totali a partire dalla maggiore età. L’Inps ha ridimensionato in modo drastico con una interpretazione della norma ormai consolidata ma che comunque non ci convince, e i percettori dell’aumento sono stati molto pochi.
Oltre molti invalidi totali, rimangono esclusi tutti gli invalidi percettori dell’assegno di 287 euro mensili, ossia gli invalidi dal 74 per cento in poi. Ora, Ministro, mi dica è mai possibile nella nostra bella Italia vivere con 287 euro al mese? Per chiunque intendo. E può mai farlo un invalido totale? o un invalido con una salute ormai così gravemente compromessa da rimanerne un residuo così limitato?
Provi a pensarci, Ministro, cosa si compra oggi con 287 euro al mese? Lei potrebbe vivere? potrebbe pagare l’affitto, le bollette, le medicine, e mangiare con 287 euro al mese? Non credo ci sia qualcuno in Italia che sia in grado di riuscirci. In quanto alle famose 650 euro al mese che vengono riconosciute dall’Inps in modo che l’invalido non incassi mai più di 8469,63 euro l’anno: in che modo queste benedette 650 euro al mese tranquillizzano un invalido totale senza altri beni di fortuna, che ha bisogno di medicine e di interventi medici, molti dei quali comunque a pagamento per un miliardo di ragioni che qui non stiamo ad elencare? Eppure, questi invalidi sono una ricchezza per una Nazione civile, lo sono non perché producono sedie o producono scarpe, o lavorano in un negozio. Questi invalidi, come gli anziani, sono una ricchezza perché sono esseri umani che con la loro vita regalano a tutti qualcosa che vale molto più del PIL, regalano esperienze uniche, impegno, capacità di comprendere il nostro mondo, saggezza, intelligenza. Questi invalidi e questi anziani regalano a questa Nazione civiltà e democrazia reale, che sono anche moltiplicatori economici, ma sono soprattutto umanità.
Ancora una considerazione, Ministro. Un corpo è sano se tutti le sue membra sono sane. Se dimentichiamo uno solo dei suoi componenti e li danneggiamo con disprezzo, tutto il corpo è già gravemente ammalato. Noi amiamo questa Italia e la vogliamo sana e forte e civile.
Vorremmo poterLa incontrare al più presto per illustrare meglio la nostra petizione
Grazie per la disponibilità che vorrà accordarci.
Uguali Sempre
avv. Isabella Cusanno
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