Aumento pensione minima 2023: quanto manca a 1.000 euro

La nuova Legge di Bilancio ha stabilito un aumento della pensione minima 2023; scopriamo i dettagli e quanto manca a 1.000 euro.

Immacolata Duni è un'avvocato e copywriter, specializzata in welfare.
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5' di lettura

Aumento pensione minima 2023, cosa cambierà? (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito). Aumento della pensione minima 2023 a 1.000 euro, è questa la promessa di Forza Italia. Quando accadrà e come funzionerà questa rivalutazione? Scopriamolo nell’approfondimento.

Indice

Aumento della pensione minima 2023: in cosa consiste la promessa del Governo?

Le pensioni d’importo inferiore al minimo garantito dalla legge nel 2023 aumenteranno di un importo diverso rispetto alla rivalutazione dovuta all’inflazione.

Con la legge di Bilancio 2023 viene introdotto un bonus che aumenta le pensioni minime. Un bonus che si va ad aggiungere alla rivalutazione delle pensioni con una parte retributiva, che permetterà ai pensionati di vivere più dignitosamente.

Questo aumento sarà del 120% come aveva annunciato Giorgia Meloni? No, purtroppo questo non accadrà. Si tratterà di un incremento di circa 8 euro, molto poco per cambiare il tenore di vita dei pensionati.

Forza Italia, in campagna elettorale, aveva promesso di portare le pensioni minime a 1.000 euro, tra il 2023/2024.

In cosa consisterà l’aumento delle pensioni, dunque, nel 2023? Vediamolo.

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Aumento della pensione minima 2023, a quanto ammonterà?

Il Governo si prepara alla rivalutazione e all’adeguamento di pensione e assegno unico.

La percentuale di rivalutazione sarà del 7,3%, ma a usufruirne in forma piena non saranno tutti i pensionati, ma esclusivamente coloro che ricevono una pensione mensile non superiore a 4 volte l’assegno sociale Inps, che attualmente è di 525,38 euro mensili.

Gli aumenti oscilleranno da circa 38 euro al mese per le pensioni minime a 52 euro netti per quelle da mille euro.

I pensionati che percepiscono una pensione superiore a 4 volte l’assegno sociale INPS, ovvero 2.101,52, non potranno ottenere alcun adeguamento.

La stessa cosa varrà per i pensionati che ricevono un assegno calcolato con il metodo contributivo puro. Questi saranno addirittura penalizzati dalla rivalutazione della pensione minima.

contributivi puri, infatti, per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età e 20 anni di contributi previdenziali devono soddisfare anche un requisito economico: la pensione maturata deve essere pari almeno a 1,5 volte il trattamento minimo di pensione.

Con la rivalutazione del 7,3%, questa soglia passa addirittura a 11.142,30 euro.

Anche andare in pensione anticipata diventa più dura. Bisognerà avere 64 anni di età e 20 anni di contributi, ma la pensione mensile dovrà essere almeno 2,8 volte l’assegno sociale, quindi ammontare a 20.798,96 euro stando al valore aggiornato.

Scopri la pagina dedicata a tutti i tipi di pensioni, sociali e previdenziali.

Aumento pensione minima 2023
Aumento pensione minima 2023

Aumento della pensione minima 2023, a chi è rivolto?

Il tasso di rivalutazione stabilito dal Governo Meloni per le pensioni e gli assegni unici, sarà del 7,3%.

Sarà calcolabile e applicabile sulle pensioni che non superano le 4 volte l’assegno sociale INPS, che ad oggi è di 525,38 euro.

Da gennaio 2023, dunque, la pensione minima arriverà a 571,40 euro, con un importo annuale di 7.428,20 euro.

Bisogna utilizzare il condizionale, perché non basta che la pensione risulti inferiore al suddetto importo per avere diritto all’integrazione, in quanto bisogna soddisfare una serie di requisiti.

Il primo è il più importante requisito è il seguente: solo una pensione mista, calcolata con metodo retributivo e contributivo, potrà essere rivalutata.

Come abbiamo anticipato, infatti, le pensioni completamente contributive non potranno godere di questo adeguamento, anzi ne saranno penalizzate. Fino al doppio della pensione minima annuale, quindi, 14.856,40 euro, l’integrazione sarà parziale e sarà calcolata così:

  • Pensione minima annua per 2 – il reddito del pensionato : 13

Per esempio un pensionato che prende un assegno pensionistico di 500 euro, ma che ha un reddito annuale (tra i redditi diversi) di 13.000 euro, dovrà fare questo calcolo:

  • 14.856,40 – 13.000:13 = 142,80 che si andranno ad aggiungere alla pensione minima percepita.

L’aumento della pensione minima 2023 è stato calcolato sulla base dei dati Istat del 3 novembre 2022.

Il Governo Meloni ha previsto anche eventuali conguagli, nel caso ce ne sia bisogno. La percentuale del 7,3% è provvisoria, perché verrà rivista costantemente e regolarmente dal Governo, in base all’inflazione, già nel 2024 e negli anni successivi.

La rivalutazione, dunque, partirà dal 1° gennaio del 2023 e di ogni anno sulla base del tasso di inflazione dell’anno precedente.

In base alla effettiva variazione di consuntivo dell’indice, potranno esserci recuperi (a credito o a debito) con relativi conguagli in occasione della rivalutazione effettuata l’anno successivo.

Con la manovra finanziaria, l’adeguamento delle pensioni sarà progressivo:

  • 100% fino a 2.100 euro lordi, aumento del 7,3%
  • 80% fino a 2.620 euro lordi, aumento del 5,84%
  • 55% fino a 3.144 euro lordi, aumento del 4,01%;
  • 50% fino a 4.192 euro lordi, aumento del 3,65%;
  • 40% fino a 5.240 euro lordi, aumento del 2,92%;
  • 35% oltre i 5.240 euro lordi, aumento del 2,55%.

Sopra i 2.100 euro lordi i pensionati subiranno una perdita che supererà i 2.600 euro all’anno per la fascia più alta.

Niente pensioni più alte, dunque e, soprattutto, niente pensioni minime a mille euro.

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