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INDICE:
- Sanzioni sulle pensioni più care: il nuovo tasso di interesse
- Sanzioni sulle pensioni: contributi obbligatori e volontari
- Sanzioni sulle pensioni: omissione ed evasione contributiva
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Sanzioni sulle pensioni più care: il nuovo tasso di interesse
Dal 27 luglio 2022, su disposizione della BCE (Banca Centrale Europea) accolta dall’INPS con la circolare numero 98 del 2022, il tasso di interesse per il dilazionamento del versamento di debiti e sanzioni contributive è salito dal 6 al 6,5%.
La BCE ha, infatti, aumentato il tasso ufficiale di riferimento di 50 punti base (lo 0,5%), di conseguenza, a partire dallo scorso 27 luglio, alle domande di rateizzazione presentate dopo questa data verrà calcolato un tasso del 6,50% annuo.
Invece, i piani di ammortamento emessi e notificati prima del 27 luglio non subiranno variazioni: il tasso di interesse calcolato sarà quello precedentemente in vigore (6%).
Le sanzioni sulle pensioni, quindi, sono più care dopo l’aumento del tasso di interesse voluto dalla Banca Centrale Europea. Ma quand’è che scattano le sanzioni sulle pensioni? Ne parleremo nei prossimi paragrafi.
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Sanzioni sulle pensioni: contributi obbligatori e volontari
Sanzioni sulle pensioni. Il nostro ordinamento distingue i contributi obbligatori dai contributi volontari.
I contributi obbligatori devono necessariamente essere versati all’INPS per maturare il diritto alla pensione.
In base al contratto di lavoro, possiamo distinguere:
- lavoratori dipendenti: i contributi obbligatori devono essere versati dal datore di lavoro all’INPS nella misura del 33% della retribuzione, anche a fronte di un solo giorno lavorativo settimanale. I contributi sono dovuti anche per le forme di lavoro flessibile e part time. La retribuzione per il calcolo dei contributi previdenziali non deve essere inferiore a un minimale retributivo, a un importo minimo fissato dalla legge annualmente;
- lavoratori domestici: i contributi devono essere versati esclusivamente da chi svolge lavori come colf, autista, giardiniere, badante. Sono versati dal datore di lavoro tenendo conto della retribuzione oraria (tutte le ore effettivamente lavorate e quelle relative a periodi di assenza comunque retribuita);
- lavoratori autonomi: sono tenuti a versare i contributi obbligatori in base al reddito di impresa denunciato nell’anno precedente, per poi adempiere ad un conguaglio a fine anno in base al reddito dell’anno in corso;
- lavoratori parasubordinati: il versamento dei contributi obbligatori avviene in percentuale rispetto al reddito percepito per l’attività lavorativa svolta. Sono obbligati al versamento gli iscritti alla gestione separata INPS.
Invece, il versamento dei contributi volontari è finalizzato all’incremento degli anni di contributi, per accedere prima alla pensione o per ottenerla coprendo volontariamente i vuoti contributivi. E’ necessario il possesso di alcuni requisiti:
- 5 anni di contributi, riferiti a qualunque periodo (anche non continuativi e accreditati in diverse gestioni dell’assicurazione generale obbligatoria);
- 3 anni di contributi nei 5 anni precedenti alla domanda di autorizzazione (accreditati anche in diverse gestioni dell’assicurazione generale obbligatoria);
- 1 anno di contributi nei 5 anni precedenti alla domanda, ma soltanto per lavoratori stagionali, temporanei, discontinui, parasubordinati o con part time verticale o ciclico.
Sanzioni sulle pensioni: omissione ed evasione contributiva
Sanzioni sulle pensioni. La legge italiana (numero 662 del 1996) punisce l’evasione contributiva e sanziona il datore di lavoro o l’onerato committente in caso di omesso o mancato versamento dei contributi INPS.
Le sanzioni sono disciplinate dalla legge numero 388 del 2000 e la loro “asprezza” dipende a seconda dei casi in evidenza. Distinguiamo, dunque, l’omissione dall’evasione contributiva.
L’omissione contributiva si materializza quando il pagamento dei contributi avviene in ritardo rispetto alle date previste. In tal caso la liquidazione dei contributi è regolarmente avvenuta, seppure in ritardo, e risulta dalle registrazioni delle trattenute operate dal datore di lavoro sulle retribuzioni versate al lavoratore.

Con l’omissione contributiva scatta la sanzione civilistica che, come abbiamo visto in apertura di articolo è aumentata di 0,50 punti, salendo al tasso ufficiale di riferimento del 6%.
Invece, l’evasione contributiva avviene quando le registrazioni non sono state effettuate o quando le denunce obbligatorie vengono omesse o addirittura falsificate, rendendole infedeli. Quando avviene questo? Ad esempio con il lavoro in nero o con un lavoro erroneamente qualificato (è l’esempio di un dipendente a tempo indeterminato, ma classificato come part-time).
La norma prevede il pagamento di una sanzione civile del 30% per un importo massimo del 60% dei contributi non corrisposti al lavoratore.
È prevista un’attenuazione della sanzione quando il datore di lavoro denuncia spontaneamente l’evasione prima della contestazione dell’INPS entro 12 mesi dal termine di pagamento dei contributi, a patto che il pagamento dei contributi avvenga entro 30 giorni dalla denuncia.
L’evasione dei contributi può comportare anche una responsabilità di tipo penale. Esistono delle soglie di punibilità. Per gli omessi versamenti di importi inferiori a 10.000 euro, al datore di lavoro si applica una sanzione pecuniaria che varia dai 10.000 ai 50.000 euro. Per le somme superiori ai 10.000 euro può scattare l’arresto e la reclusione fino a 3 anni, oltre a una multa fino a 1.032 euro.
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