Previsto un aumento stipendi che incrementerà l’importo in busta paga di qualche decina di euro. Ti mostriamo nel dettaglio gli importi percepiti da qua a fine anno in base alla retribuzione percepita. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Aumento stipendi con il taglio del cuneo fiscale
- Aumento stipendi: valeva di più il bonus 200 euro?
- Aumento stipendi: cosa prevede lo sconto contributivo
- Aumento stipendi: la tabella con l’impatto della misura in busta paga
- Aumento stipendi: sarà sufficiente per aumentare il potere d’acquisto?
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Aumento stipendi con il taglio del cuneo fiscale
L’effetto del nuovo taglio fiscale di 1,2 punti tra luglio e dicembre, introdotto nel nuovo Decreto Aiuti bis, permetterà un aumento stipendi per i lavoratori dipendenti che va dai 16 euro lordi per i salari più bassi ai 194 euro per quelli più alti.
Il vantaggio mensile medio per ogni lavoratore è di poco più di 7 euro netti per la fascia di retribuzione più bassa e oltre 18 euro netti per quella più alta.
Per il secondo semestre del 2022, il Governo ha deciso di incrementare al 2% lo sconto contributivo iniziale dello 0,8% in vigore dal 1° gennaio 2022 fino alla fine dell’anno.
Più avanti ti mostreremo una tabella che in cui comprenderai come questo beneficio non sia particolarmente significativo per le retribuzioni più basse. Infatti, per le retribuzioni tra i 10mila e i 20mila euro lordi annuali, che corrispondono a una retribuzione mensile media di 1.150 euro, l’aumento degli stipendi si attesta tra i 7 e i 12 euro, con un vantaggio netto complessivo, per il periodo tra luglio e dicembre, tra i 50 euro e gli 85 euro.
Il Governo ha voluto rendere più consistente di quanto previsto inizialmente questa misura, lasciando invece invariata l’altra misura a favore dei pensionati: l’anticipo di tre mesi della rivalutazione delle pensioni, che si tradurrà in un aumento degli assegni complessivo tra i 42 euro e i 201 euro lordi.
Per entrambe le misure sono intervenuti i sindacati, considerandole delle “risorse insufficienti per affrontare l’emergenza sociale”. Solo la Cisl ha tenuto a precisare che, il rafforzamento del taglio, ha dimostrato come il Governo abbia tenuto conto del confronto con i sindacati, auspicando nel contempo un consolidamento e un miglioramento di questa misura nella conversione in Parlamento.
Di questo aspetto ti avevamo già parlato in un altro approfondimento, in cui abbiamo messo a confronto la rivalutazione delle pensioni con il vecchio bonus 200 euro, per capire in quale caso si ha un maggiore vantaggio economico.
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Aumento stipendi: valeva di più il bonus 200 euro?
In base a quanto abbiamo detto in apertura di questo approfondimento, è palese che chi avrà un vantaggio maggiore dall’aumento degli stipendi con il taglio del cuneo fiscale in busta paga sarà chi ha una retribuzione lorda prossima ai 30mila euro, con un risparmio netto nel periodo luglio-dicembre del di 127,64 euro, ovvero 18,23 euro al mese.
Così come abbiamo dimostrato per l’aumento delle pensioni, anche in questo caso lo sconto dell’1,2% sui contributi a carico dei lavoratori vale meno del bonus 200 euro erogato ai lavoratori nel corso del mese di luglio.
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Aumento stipendi: cosa prevede lo sconto contributivo
In merito all’aumento stipendi, l’articolo 19 della bozza del Decreto Aiuti bis prevede uno sconto contributivo relativo all’”esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti” e stabilisce che “per i periodi di paga dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022, compresa la tredicesima o i relativi ratei erogati nei precedenti periodi di paga, l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di cui all’articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, è incrementato di 1,2%”.
L’articolo che ti abbiamo citato fa riferimento alla tipologia dei rapporti di lavoro dipendente, con esclusione di quelli di tipo domestico e con una retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità entro l’importo di 2.692 euro al mese, maggiorato per la competenza che spetta nel mese di erogazione della tredicesima.
L’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche resta ferma, proprio per l’eccezionalità della misura, per cui non si avrà alcun problema sul fronte pensionistico.
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Aumento stipendi: la tabella con l’impatto della misura in busta paga
Andiamo adesso a vedere quale sarà l’impatto della misura sull’aumento stipendi nelle buste paga dei lavoratori dipendenti in base alla retribuzione netta annua e mensile.

Aumento stipendi: sarà sufficiente per aumentare il potere d’acquisto?
L’aumento stipendi conseguente al taglio del cuneo fiscale in busta paga sarà sufficiente ad aumentare il potere di acquisto dei lavoratori in questo periodo di forte inflazione?
A giudicare dagli importi, diremmo proprio di no. L’operazione sembrerebbe avere un costo di 1,2 miliardi, giudicata insufficiente dai sindacati, i quali chiedono maggiori risorse in sede di conversione in legge del decreto legislativo, ricorrendo anche a una tassazione più alta per le aziende energetiche.
Tuttavia, sia per l’improbabilità di applicare una tassazione più alta alle aziende energetiche, sulle quali il Governo è concentrato nel recupero dell’importo non pagato della tassa con aliquota al 2,5%, incassata solo per un decimo di quanto previsto, e sia perché si prevede una conversione lampo del decreto legislativo a settembre, la richiesta dei sindacati sembra inattuabile.
Quindi, se il Decreto Aiuti bis verrà approvato così come è stato presentato in bozza, a breve molte categorie dovranno rimpiangere il bonus 200 euro che, anche se criticato perché non andava a intervenire strutturalmente, valeva molto di più di quello che si prospetta con l’aumento degli stipendi e l’aumento delle pensioni.
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