Aumento una tantum per gli statali, la scelta del governo serve ad attenuare la delusione per i milioni di dipendenti che aspettavano il rinnovo del contratto di lavoro. Rinnovo che non ci sarà. Avrebbe dovuto essere discusso a settembre, ma c’è un silenzio tombale. È stato lo stesso ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ad ammettere che non ci sono chance per il rinnovo. (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Perché niente rinnovo contratto
Settembre avrebbe dovuto essere il mese della verità per il rinnovo del contratto per gli statali per il biennio 2022 – 2024. L’attesa era per la Nota di aggiornamento del Def (il Documento di economia e finanza che programma le spese dello Stato), che sarà pubblicato entro la fine del mese.
Ma non c’è bisogno di attendere. Sono bastate le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a togliere ogni speranza ai lavoratori del pubblico impiego. «L’aumento dei tassi di interesse disposto dalla BCE ha sottratto fondi alla manovra per 14, 15 miliardi di euro», perché ha fatto lievitare gli interessi sul debito.
Ma non solo: la crescita economica è stata inferiore al previsto e bisogna fare i conti con le perdite annunciate del Superbonus.
Insomma, il contratto non si rinnova.
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Aumento una tantum per gli statali: la soluzione temporanea
Di fronte a questa situazione, il governo, che ha deciso di adottare un aumento una tantum per gli statali nel 2023, sembra intenzionato a ripetere la stessa operazione anche per il 2024. Significa che il rinnovo del contratto potrebbe slittare addirittura al 2025.
Gli accordi precedenti
Nell’autunno scorso, circa 2,2 milioni di lavoratori, soprattutto nel settore sanitario e negli enti locali, hanno rinnovato il loro contratto. Anche nel mondo della scuola ci sono stati degli accordi, soprattutto per quanto riguarda la parte economica del contratto. Insomma, sembrava che le cose stessero andando nella giusta direzione.
Ecco chi ha visto un aumento nel 2023:
- Nella sanità, gli incrementi sono variati da 23,8 euro per il personale di supporto a 55,2 euro per un dirigente.
- Nelle forze di polizia, si va da 24,1 euro per gli agenti a 34,4 euro per un commissario capo.
Il governo non ha risorse sufficienti
Il punto critico, come detto, sono le risorse. Le casse dello Stato sono magre, non solo per l’aumento del tasso di interesse, ma anche a causa di una crescita economica più lenta del previsto. In più, il governo deve trovare i fondi per altre misure importanti, come il taglio al cuneo fiscale, il rinnovo del bonus bollette, e i sostegni per la natalità e l’adeguamento al tasso di inflazione delle pensioni.
Aumento una tantum, soluzione parziale
Nell’attesa di tempi migliori, c’è dunque solo la possibilità di un aumento una tantum, pari all’1,5% dello stipendio lordo. Una misura che, come ha evidenziato il ministro Zangrillo, serve almeno a mitigare, anche se in maniera molto limitata, gli effetti dell’inflazione, che nel 2023 è stata dell’8,1%. Quindi, nonostante questa piccola boccata d’ossigeno, il potere d’acquisto dei lavoratori è ancora lontano dal recuperare i livelli persi.
L’una tantum dello scorso anno
Per capire meglio, nel 2023, l’aumento una tantum è stato disposto come emolumento accessorio. In pratica, per 13 mensilità si ha avuto un piccolo extra, calcolato come l’1,5% dello stipendio lordo. Questo denaro extra ha avuto un impatto solo sui fini del trattamento di quiescenza, cioè sulla pensione.
Da 20 a 130 euro in più: tabella
Ora, parliamo di cifre. Gli aumenti hanno variato a seconda del settore e del ruolo. Ad esempio:
- Nei ministeri, l’aumento per i dirigenti di fascia più alta è stato fino a 66,8 euro.
- Per i funzionari, l’aumento è andato dai 29,6 euro per le fasce più basse ai 44,7 euro per quelle più alte.
- Per gli assistenti, gli aumenti sono variati da 24,3 euro a 31,3 euro.
- Nella sanità, si è passati dai 23,8 euro per il personale di supporto ai 55,2 euro per un dirigente medico.
- Nelle forze di polizia, l’aumento è stato dai 24,1 euro per gli agenti ai 34,4 euro per un commissario capo.
- Nella scuola, l’aumento è variato dai 20 euro per i collaboratori scolastici ai 52 euro per i dirigenti scolastici.
Il settore che ha visto gli aumenti più significativi è stato il comparto diplomatico, con bonus che sono andati dai 53,56 euro per i segretari di legazione ai 131,61 euro per gli ambasciatori.
Tutto chiaro, ora? Bene, se la misura dovesse essere confermata anche per il 2024, è probabile che queste cifre resteranno più o meno le stesse, visto che non sembrano esserci margini per ulteriori aumenti.
Per essere ancora più chiari abbiamo anche realizzato questa tabella:
Settore | Ruolo / Fascia | Incremento minimo (€) | Incremento massimo (€) |
---|---|---|---|
Funzionari | Fasce più basse | 29.6 | 44.7 |
Assistenti | – | 24.3 | 31.3 |
Sanità | Personale di supporto di prima fascia | 23.8 | 55.2 |
Forze di Polizia | Agenti | 24.1 | 34.4 |
Polizia Penitenziaria | Agenti | 24 | 34.5 |
Scuola | Collaboratori scolastici | 20 | 52 |
Comparto Diplomatico | Segretari di legazione | 53.56 | 131.61 |
I segnali erano chiari: cosa ha detto Aran
Per lenire l’indignazione dei dipendenti statali sul mancato rinnovo contrattuale, l’Aran (Agenzia per la rappresentanza sindacale delle pubbliche amministrazioni) ha avviato una cosiddetta “operazione verità”. Questa operazione serve a giustificare il rinvio dei rinnovi.
L’Aran sostiene che i dipendenti pubblici guadagnano in media 31.700 euro all’anno, cifre superiori rispetto ai loro colleghi nel settore privato. L’Agenzia ha anche confrontato gli stipendi pubblici con settori lavorativi tradizionalmente ben pagati, come quello bancario e quello energetico. Secondo l’Aran, i salari dei dipendenti pubblici non sono così lontani da questi settori “appetibili”.
Tuttavia, molti hanno ritenuto questa “operazione verità” come un modo per preparare il terreno per ulteriori ritardi nel rinnovo dei contratti. È una strategia per rendere più accettabile un futuro senza rinnovi contrattuali. Come infatti è stato.
Per i sindacati sarà un autunno di passione
La Cgil ha reagito duramente alle notizie sul mancato rinnovo e all’idea di un altro aumento una tantum per il 2024. Serena Sorrentino, la segretaria generale di Funzione pubblica Cgil, ha dichiarato che se questa dovesse essere la scelta del governo, ci aspetta un “autunno di passione“.
Il termine “autunno di passione” suggerisce un periodo di proteste e di tensione tra i lavoratori e il governo. La Cgil ha già annunciato che sarà parte di una grande manifestazione a Roma il 7 ottobre, parteciperanno anche decine di altre associazioni.
Sorrentino ha anche parlato di un aumento una tantum di 30 euro lordi per il 2024 come “sostituzione dei rinnovi contrattuali”. Ha avvertito che se questa dovesse essere la direzione del governo, significherebbe non solo il mancato rinnovo per il biennio 2022-2024, ma anche un ulteriore deterioramento del potere d’acquisto dei lavoratori statali, già compromesso da un’inflazione in aumento.

FAQ (domande e risposte)
Perché il rinnovo dei contratti statali è stato ritardato?
Il rinnovo dei contratti per gli statali è stato ritardato a causa di diverse ragioni economiche e finanziarie. In primo luogo, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha indicato che l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE ha sottratto 14-15 miliardi di euro dai fondi previsti per la manovra finanziaria, aumentando il costo del debito pubblico. In secondo luogo, la crescita economica è stata inferiore alle previsioni, e c’è stata la necessità di fare i conti con le perdite del Superbonus. A queste ragioni si aggiunge la necessità del governo di finanziare altre iniziative, come il taglio al cuneo fiscale e i sostegni per la natalità.
Cosa significa “aumento una tantum per gli statali” nel 2023 e 2024?
L’aumento “una tantum” è un incremento salariale una tantum, cioè non strutturale e non ricorrente, destinato ai lavoratori statali. Per il 2023 e 2024, è stata confermata questa misura come soluzione temporanea al mancato rinnovo contrattuale. L’aumento è stato pari all’1,5% dello stipendio lordo per tutte le tredicesime. Tuttavia, è stato sottolineato che questa misura è molto parziale rispetto all’inflazione registrata, che nel 2023 è stata pari all’8,1%.
Quali settori statali beneficiano di un aumento una tantum più elevato?
Gli aumenti più significativi nel 2023 sono stati per il comparto diplomatico, dove il bonus varia dai 53,56 euro per i segretari di legazione ai 131,61 euro per gli ambasciatori. Nella sanità, gli aumenti vanno dai 23,8 euro per il personale di supporto ai 55,2 euro per i dirigenti medici. Nel comparto scolastico, gli aumenti oscillano dai circa 20 euro per i collaboratori scolastici ai 52 euro per i dirigenti scolastici.
Come ha reagito la Cgil all’aumento una tantum per gli statali?
La Cgil ha reagito in modo critico all’annuncio dell’aumento una tantum. Serena Sorrentino, la segretaria generale di Funzione pubblica Cgil, ha descritto la scelta come un “compromesso fatale”, evocando l’immagine dei “trenta denari”. La Cgil ha anche annunciato una grande manifestazione a Roma il 7 ottobre, con lo scopo di difendere la Costituzione e il diritto al rinnovo dei contratti.