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Badanti, colf e baby sitter: sempre più italiani. Naturalmente in nero

Lo rivela un'analisi dell'Inps ed è un trend che si conferma da qualche anno

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Badanti, colf e baby sitter, niente da fare: il lavoro nero continua a essere dominante. Lo rivela il rapporto annuale dell’Inps sul lavoro domestico. E conferma un trend che va avanti da qualche anno. Sono sempre meno ad essere in possesso di un regolare contratto di assunzione.

Ora sono attestati a quota 848.987, in flessione dell’1,8% (-15.733 in valore assoluto) su base annuale.

«I dati diffusi oggi dall’Inps confermano la difficoltà di emersione del lavoro nero nel settore domestico – commenta l’avvocato Alfredo Savia, presidente nazionale della Fidaldo e di Nuova Collaborazione –. L’osservatorio statistico si rivela un valido strumento con cui monitorare l’evoluzione sia per le associazioni datoriali sia per i sindacati, anche quale specchio delle tendenze in atto, come l’aumento dei lavoratori italiani, segno della morsa di una crisi economica che non attenua i suoi effetti».

Più italiani tra colf e badanti

Rispetto al trend decrescente del complesso dei lavoratori domestici, rileva l’Inps, nel triennio 2017-2019 i lavoratori italiani mostrano un andamento decisamente crescente pari a +5,4%: «Nell’ultimo anno a livello regionale i lavoratori domestici italiani aumentano in quasi tutte le regioni, in particolare in Abruzzo (+5,4%), Umbria (+4,2%) e Molise (+4,0%), mentre solo Puglia, Campania, Trentino-Alto Adige e Toscana presentano variazioni negative».

Emergenza Covid e regolarizzazioni

Nel primo semestre l’emergenza del Coronavirus ha generato, per esempio, un “effetto emersione” per le baby sitter (assunzioni aumentate in media del 10%, secondo quanto rileva Nuova Collaborazione, per poter beneficiare del “bonus baby sitter”). Ma non è così per la sanatoria in atto.

«Il rinvio dal 15 luglio al 15 agosto del termine per la presentazione delle domande di regolarizzazione – osserva ancora l’avvocato Alfredo Savia – è la conferma di una situazione di incertezza, in cui i datori di lavoro, in assenza di un decreto interministeriale che precisi modalità, costi e condizioni, non sono in grado di procedere in alcun modo su questa strada».

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