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Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza

Banca d’Italia, Corte dei Conti e Istat critiche sulla legge di Bilancio. Scopriamo perché le banche difendono il reddito di cittadinanza.

di Valerio Pisaniello

Dicembre 2022

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Durante le audizioni in Parlamento, le tre istituzioni hanno espresso perplessità sull’aumento del tetto al contante, sul condono fiscale, sul taglio all’Rdc e sulle pensioni. 

Indice

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza?

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza? In un quadro di crisi globale e di lenta ripresa – soprattutto dopo la crisi pandemica – la Banca d’Italia considera «prudente» la manovra di bilancio.

Secondo Fabrizio Balassone – a capo del servizio della struttura economica di Banca d’Italia – con il taglio dell’Rdc si rischia un nuovo incremento dell’indigenza. Inoltre sarebbe difficile inserire nel mercato del lavoro nuclei familiari, considerati dall’attuale governo “occupabili”, all’interno del mercato del lavoro.

E questo soprattutto nelle regioni del Sud, dove la crisi è più acuta. Ma vediamo perché le banche difendono il reddito di cittadinanza

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Chi rischia il reddito di cittadinanza?

Chi potrebbe perdere il sussidio? A rischio sono principalmente i cosiddetti occupabili, cioè le persone che hanno sottoscritto il Patto per il lavoro presso i Centri per l’impiego.

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: critiche Banca d’Italia, Corte dei Conti e Istat 

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza? Negli scorsi giorni è partito alla Camera dei deputati l’esame del disegno di legge di Bilancio per il 2023, approvato dal governo Meloni, che dovrà ricevere il via libera del Parlamento entro la fine dell’anno.

Prima di passare per il voto dell’aula, il testo deve essere esaminato dalla Commissione Bilancio, dove sono iniziate le audizioni con cui i parlamentari raccolgono informazioni per valutare più nel dettaglio il contenuto e gli effetti della legge di Bilancio. 

Tra gli altri, fino a oggi sono stati ascoltati i rappresentanti di tre istituzioni indipendenti, che hanno un ruolo di primo piano nel nostro Paese: l’Istat, che è l’istituto nazionale di statistica; la Banca d’Italia, che è la banca centrale italiana; e la Corte dei Conti, un organismo che ha funzione di controllo sulla spesa pubblica.

Dal reddito di cittadinanza alle pensioni, tutte e tre queste istituzioni hanno sollevato critiche verso le misure principali contenute nel disegno di legge di Bilancio del governo Meloni.

Il governo ha deciso che nel 2023 i percettori del reddito di cittadinanza tra i 18 e i 59 anni, senza minori e disabili a carico, ossia quelli considerati “occupabili”, potranno prendere il sussidio per un massimo di 8 mesi. Inoltre, chi rifiuta la prima offerta di lavoro congrua perderà l’assegno mensile.

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: l’audizione alla Camera

Il 5 dicembre, in audizione alla Camera, Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, ha sottolineato che, con queste novità, «bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati».

Secondo la banca centrale, la riduzione della platea dei beneficiari del sussidio «potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento».

Lo stesso giorno anche il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha evidenziato che le caratteristiche dei percettori coinvolti dalla legge di Bilancio «rendono prima di tutto necessario migliorare i processi di inclusione sociale e lavorativa e di formazione e riqualificazione professionale dei beneficiari».

Secondo la Corte dei Conti, ascoltata il 2 dicembre, il governo dovrebbe essere più chiaro nel definire il «concetto di “occupabilità”» e «proseguire il percorso di riqualificazione dei centri per l’impiego».

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: una manovra «prudente»

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza? La manovra modifica per il 2023 la disciplina del reddito di cittadinanza, riducendo il numero massimo di mensilità erogabili nell’anno per le famiglie composte esclusivamente da individui non disabili e di età compresa tra 18 e 59 anni, che il Governo valuta ammontare a circa il 40 per cento della platea dei beneficiari.

Vengono inoltre rafforzati i presidi volti alla qualificazione professionale e all’attivazione dei beneficiari

La legge di Bilancio prevede l’abolizione dal 2024 del reddito di cittadinanza e, utilizzando larga parte dei fondi che così si renderebbero disponibili, prospetta un riordino delle politiche di contrasto alla povertà. Nel complesso per effetto di queste misure è prevista una riduzione delle spese di 0,7 miliardi il prossimo anno e di un miliardo in ciascuno dei due anni successivi.

«L’introduzione del reddito di cittadinanza ha rappresentato una tappa significativa nell’ammodernamento del nostro sistema di welfare» così Fabrizio Balassone che considera lo strumento «una forma di reddito minimo a sostegno delle famiglie più bisognose» e che «è presente in tutti i paesi dell’area dell’euro e in molti di essi presenta carattere di universalità».

«In questi anni il sussidio ha contribuito dapprima a contenere gli effetti negativi dell’epidemia di Covid-19 sul reddito disponibile delle famiglie più fragili e poi a sostenerne il potere d’acquisto, particolarmente colpito dal recente shock inflazionistico».

Tuttavia Balassone considera anche degli «aspetti critici» del reddito di cittadinanza: «Questi sono per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e il reinserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro.

La riforma complessiva annunciata dal governo potrebbe essere un’occasione per risolvere questa ambiguità e rafforzare l’efficacia delle misure nel raggiungere le situazioni di bisogno.

Non va peraltro dimenticato – continua –  che i radicali cambiamenti dei paradigmi produttivi in corso a livello globale potrebbero rendere obsolete le competenze di molti lavoratori, richiedendo un rafforzamento delle misure di sostegno al reddito».

Balassone punta un occhio anche ai cambiamenti del mercato del lavoro che la pandemia ha ulteriormente accentuato. Infatti, «nell’attuazione delle misure bisognerà prestare attenzione ai rischi di aumento dell’indigenza nelle aree dove il reddito di cittadinanza è più diffuso e il mercato del lavoro strutturalmente malfunzionante, aree già ora caratterizzate da tassi di povertà più elevati».

Il riferimento è al Sud-Italia dove «la riduzione delle mensilità di sussidio prevista per il 2023, destinata a nuclei individuati in base all’età e alle condizioni di salute, potrebbe riguardare anche nuclei familiari difficilmente in grado di trovare una fonte di reddito alternativa sul mercato del lavoro, per di più in un contesto di rallentamento dell’economia e con un costo della vita in significativo aumento». 

Il capo del servizio della struttura economica lancia l’allarma anche sulla formazione professionale che attualmente arranca: «L’efficacia del rafforzamento degli obblighi formativi per i beneficiari attraverso il sistema della riqualificazione professionale presuppone un’adeguata offerta di corsi, la cui qualità sia verificata in modo appropriato, nelle regioni economicamente meno sviluppate del Paese».

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: i dati della crescita

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza? La crescita dei prezzi delle materie prime ha determinato un deciso innalzamento dell’inflazione globale, che secondo il Fondo Monetario Internazionale raggiungerebbe il 9 per cento quest’anno.

Questi andamenti, insieme all’aumento dell’incertezza determinato dal conflitto, si sono riflessi in un significativo deterioramento delle prospettive di crescita.

Nelle sue più recenti valutazioni, il Fondo stima che il prodotto mondiale decelererebbe il prossimo anno al 2,7 per cento (dal 3,2 del 2022). Il rallentamento sarebbe più marcato nell’area dell’euro, per la quale il Fondo e l’OCSE stimano una crescita pari allo 0,5 per cento nel 2023; la stima della Commissione europea è di appena lo 0,3 per cento.

Come programmato con la versione rivista e integrata della NADEF 2022, la manovra di bilancio aumenta l’indebitamento netto, rispetto al quadro a legislazione vigente, dell’1,1 per cento del PIL (21,1 miliardi) nel 2023 e dello 0,1 nel 2024, mentre per il 2025 ne determina una riduzione di circa lo 0,2 per cento (Tavola 1).

Le misure espansive ammontano a 39,2 miliardi nel 2023 e a 13 nella media del biennio successivo; le coperture a 18,1 miliardi nel 2023 e a 14,2 nel 2024-25.

L’ampliamento del disavanzo per il prossimo anno avrebbe dunque natura temporanea e rifletterebbe sostanzialmente la proroga o il potenziamento di misure volte ad attenuare l’impatto sul sistema economico dei rincari energetici. Queste misure ammontano a 20,5 miliardi nel 2023 e scendono intorno a un miliardo nel biennio successivo (per l’adeguamento dei fondi destinati alle opere pubbliche a fronte dell’aumento dei costi di realizzazione). 

Alla luce di queste cifre Balassone è perentorio: «Data l’elevata incertezza che caratterizza il quadro macroeconomico e i limitati spazi di bilancio a disposizione, questa impostazione appare prudente».

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: il nuovo Rdc

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza? Per le famiglie che non comprendono disabili, minori e ultrasessantenni il sussidio nel 2023 sarebbe erogato per un massimo di 8 mensilità (invece che 12).

I nuclei tenuti ad aderire al percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale avrebbero l’obbligo di partecipare a programmi di formazione e/o riqualificazione professionale della durata di 6 mesi, a pena di decadenza dal beneficio.

Al fine di incentivare la partecipazione al mercato del lavoro dei beneficiari, l’eventuale reddito derivante da occupazione stagionale o intermittente non influirebbe sull’ammontare del sussidio fino all’importo di 3.000 euro annui; per la parte eccedente rimarrebbe la previsione di una franchigia del 20 per cento, valida per tutte le tipologie di contratti di lavoro sottoscritti nel periodo di erogazione del sussidio.

Viene inoltre prevista la decadenza dal beneficio qualora un componente del nucleo familiare non accetti già la prima offerta congrua (anziché almeno una di due offerte congrue, come stabilito dalla legge di bilancio per il 2022).

Perchè le banche difendono il reddito di cittadinanza
Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza?

Perché le banche difendono il reddito di cittadinanza: i dati dell’Osservatorio Rdc e Pdc

Secondo i dati dell’Osservatorio sul Reddito e Pensione di Cittadinanza dell’INPS da aprile del 2019 – primo mese di erogazione – hanno beneficiato del sussidio 1 milione e 154 mila nuclei familiari in media al mese per un importo medio di 535 euro mensili.

Il numero di beneficiari medio ammontava a 881 mila nuclei tra aprile e dicembre del 2019; aumentava a 1 milione 122 mila nel 2020 e a 1 milione 346 mila nel 2021; nei primi 10 mesi del 2022 è disceso a 1 milione 209 mila.

Secondo il Rapporto Annuale 2022 dell’Istat in assenza del reddito di cittadinanza (e del reddito di emergenza, che tuttavia coinvolgeva una platea molto più ristretta di beneficiari) nel 2020 sarebbero stati classificati come poveri assoluti circa 450 mila nuclei in più (corrispondenti a un milione di individui).

Fonti e materiale di approfondimento

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