“Caro Iacopo… Ti scrivo per sapere, anche se lo posso immaginare, cosa ne pensi di quel che è successo al ragazzino autistico di Silvi. Io sono rimasta sconcertata!!! Lucrezia.”
Cara Lucrezia, come dici sono certo che tu sappia già quale sia il mio pensiero in merito, ma facciamo un paio di giri di ruote indietro per chi non avesse letto la notizia che, in questi giorni, sta rimbalzando ovunque…
Siamo a Silvi (Teramo). Nella chiesa dell’Assunta quaranta bambini pronti a ricevere la prima Comunione. Al Santissimo Salvatore, in una seconda cappella situata a cinque chilometri di distanza, si trova invece un ragazzino da solo: ha 10 anni ed è nello spettro dell’autismo.
Padre Antonio Iosue, che già si era rifiutato di garantire l’insegnante di sostegno per far fare il catechismo al bambino, ha infatti deciso per due cerimonie separate: da una parte Luca (nome di fantasia), dall’altra tutti i suoi coetanei e amici di sempre.
Quella che doveva essere una giornata di festa e di allegria si è così trasformata in un momento di ghettizzazione. La cosa ancor più triste, però. è che a far prendere definitivamente questa decisione al parroco sarebbe stata la caduta di un cero in cui è inciampato Luca in un momento di stanchezza, sufficiente per essere ritenuto ingestibile e inadatto a una funzione condivisa con tutti quanti i ragazzini.
Per fortuna questa insensibilità alle comprensibili esigenze di un bimbo autistico non ha riguardato Don Gaston Mugnoz Meritello, che ha subito accolto Luca organizzandogli una cerimonia seppur, purtroppo, esclusiva. Resta comunque l’amara consapevolezza di quanto accaduto, frutto di un’intolleranza che non può essere accettata soprattutto se pensiamo al luogo in cui è avvenuta: cosa vogliamo insegnare alle nostre figlie e ai nostri figli? Che l’importante è sempre e comunque pregare, in ginocchio sulle panche, davanti a una croce, o forse che a prescindere dalla Fede che uno porta con sé, il primo valore da tenere sempre a mente resta quello del rispetto, dell’inclusione e dell’accoglienza?
Credo, insomma, che questo non sia stato semplicemente un episodio (tra tanti, purtroppo) di abilismo, ma che si tratti soprattutto di un’occasione persa attraverso la quale si sarebbe potuto insegnare molto a quei quaranta ragazzini. E anche se padre Iosue avesse ragione nel sostenere che Luca non sarebbe comunque stato “sufficientemente cosciente per assumere l’eucarestia” (ma non spetta comunque a lui giudicarlo, non essendo un esperto, né a noialtri esterni), di coscienze ce ne sarebbero state molte altre, da innaffiare affinché fiorissero al meglio.
Peccato, Lucrezia, peccato davvero.
Un abbraccio a te, e al giovane Luca.
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