Il bonus 200 euro da restituire al datore di lavoro è previsto dalla normativa in alcuni casi specifici. In questo approfondimento li analizziamo nel dettaglio e spieghiamo le modalità della trattenuta in busta paga (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Fin dall’entrata in vigore del bonus 200 euro e dalla successiva circolare INPS sulle modalità di erogazione, non era escluso che chi lo riceve rischia anche di doverlo restituire. In particolare, alcune categorie specifiche corrono maggiormente questo rischio, tra cui i lavoratori dipendenti.
Nei prossimi paragrafi analizziamo i casi di bonus 200 euro da restituire al datore di lavoro e in quali sono le modalità previste dalla normativa.
Indice
- Bonus 200 euro da restituire: chi rischia
- Bonus 200 euro da restituire al datore di lavoro: in quali casi
- Bonus 200 euro da restituire: come funziona la trattenuta in busta paga
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Bonus 200 euro da restituire: chi rischia
Le categorie che rischiano maggiormente di dover restituire il bonus 200 euro introdotto dal Decreto Aiuti lo scorso maggio 2022 (dl 50/2022) sono i lavoratori dipendenti e i titolari di trattamenti pensionistici.
Tuttavia, anche se in entrambi i casi il requisito principale da rispettare per accedere all’indennità è di aver percepito un reddito non superiore a 35mila euro nel 2021, i motivi che comportano la restituzione sono diversi per queste due categorie.
In particolare, nel caso dei pensionati il bonus è stato erogato in via provvisoria, come specificato dalla circolare INPS n.73/2022, in quanto al momento del pagamento l’Istituto non disponeva di tutti i dati reddituali definitivi.
Questi, infatti, vengono confermati in sede di dichiarazione dei redditi o compilazione del modello Red alla fine di quest’anno. Di conseguenza, la conferma o la restituzione dei 200 euro avviene solo dopo il controllo definitivo da parte dell’INPS.
Il caso dei lavoratori, invece, è diverso. Infatti, i dati reddituali dei dipendenti sono stati soddisfatti fin da subito, poiché avevano accesso al contributo solo coloro che per almeno una mensilità da gennaio a giugno 2022 avessero percepito un imponibile lordo previdenziale inferiore a 2.692 euro.
Di conseguenza, nel caso dei lavoratori dipendenti è difficile prevedere il bonus 200 euro da restituire per motivi reddituali. I casi di restituzione generalmente hanno cause diverse, di cui parleremo nel prossimo paragrafo.
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Bonus 200 euro da restituire al datore di lavoro: in quali casi
Come dicevamo nel paragrafo precedente, il bonus 200 euro da restituire può riguardare sia i pensionati sia i lavoratori dipendenti. Per quanto riguarda questi ultimi, è il datore di lavoro a trattenere i 200 euro percepiti indebitamente.
Tuttavia, a differenza dei pensionati, è difficile che la restituzione sia dovuta a una questione di requisiti reddituali, in quanto per accedere all’indennità i dipendenti hanno dichiarato di aver percepito una retribuzione imponibile non superiore a 2.692 euro per almeno una mensilità da gennaio a giugno 2022. E allora perché rischiano di restituirlo al pari dei titolari di pensione?
Dunque, i casi principali di rischio sono due:
- Il dipendente in questiona ha ricevuto il bonus 200 euro da più datori di lavoro. Il bonus una tantum, infatti spetta una sola volta per categoria, a prescindere da quanti rapporti di lavoro si abbiano in essere;
- Il dipendente interessato ha percepito il bonus 200 euro in busta paga e ad altro titolo, per esempio anche in qualità di pensionato o di lavoratore autonomo.
In entrambe le ipotesi, l’INPS è tenuto a richiedere la restituzione dell’indennità da 200 euro al datore di lavoro, il quale si rifarà direttamente al lavoratore che l’ha percepita senza averne diritto. Nel prossimo paragrafo vediamo insieme come funziona la procedura per restituire il bonus.

Bonus 200 euro da restituire: come funziona la trattenuta in busta paga
Per capire come avviene la restituzione del bonus 200 euro bisogna innanzitutto ricordare come funziona l’erogazione dell’indennità ai dipendenti dai datori di lavoro.
Dunque, se un determinato lavoratore ha consegnato l’autocertificazione in cui dichiara di rientrare nei requisiti per accedere al bonus, il datore di lavoro è tenuto ad anticipare i 200 euro in busta paga da parte dell’INPS. La cifra erogata viene poi recuperata in sede di versamento dei contributi con modello F24. Inoltre, tutti i dettagli sull’erogazione del bonus vanno indicati nel modello Uniemens da trasmettere all’Istituto entro la fine del mese successivo a quello di competenza.
Detto questo, se in seguito a un controllo risulta che il lavoratore in questione ha percepito la somma indebitamente, per esempio da più datori di lavoro, l’INPS comunicherà a ciascuno di essi “la quota parte dell’indebita compensazione” che è stata effettuata, la quale dovrà essere restituita all’INPS. Successivamente, il datore di lavoro dovrà rifarsi direttamente al dipendente trattenendo dalla busta paga l’importo percepito senza averne diritto.
Inoltre, in base alla circolare INPS menzionata nel paragrafo precedente, l’importo riconosciuto indebitamente viene suddiviso in parti uguali tra i datori di lavoro che hanno anticipato i bonus per lo stesso dipendente.
Come si può immaginare, lo stesso discorso del bonus 200 euro da restituire vale anche per il bonus 150 euro introdotto con il Decreto Aiuti ter a settembre 2022.
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