Bonus 600 euro in busta paga: tutti i casi e servizi ammessi

Bonus 600 euro in busta paga. Scopri quali sono tutti i casi e servizi ammessi, a chi spetta e come fare per riceverlo

Antonio Dello Iaco è un attivista ambientale e copywriter specializzato in lavoro e concorsi pubblici.
Conoscilo meglio

4' di lettura

Bonus 600 euro in busta paga. Scopraimo insieme in questo articolo tutti i casi in cui il datore di lavoro può pagare l’incentivo al proprio dipendente (scopri le ultime notizie su agevolazioni economiche e diritti per la famiglia. Leggi su Telegram le novità su educazione, cura e salute dei figli, gravidanza, consigli per neo-mamme e relazioni familiari. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Nei prossimi paragrafi approfondiremo nel dettaglio anche cos’è questo sussidio, a chi spetta, se è oggetto di tassazione fiscale e come funziona l’erogazione.

INDICE

Bonus 600 euro in busta paga: cos’è e a chi spetta

Bonus 600 euro stipendio: di cosa si tratta? Questa agevolazione è stata introdotta in Italia con il decreto aiuti bis lo scorso 21 settembre 2022.

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In sostanza, questo sussidio consiste in un assegno di 600 euro che nasce con l’obiettivo di concorrere alle spese dei beneficiari per contrastare gli effetti del caro bollette. Il bonus è erogato ai lavoratori dipendenti privati dalle proprie aziende che si sostituiscono allo Stato, senza limiti di reddito.

Per gli autonomi al momento il governo sta studiando nuove soluzioni. Nel frattempo nelle prossime settimane dovrebbe essere erogato il bonus 150 euro anche a questa categoria di lavoratori.

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Bonus 600 euro in busta paga: come funziona

Questo incentivo può essere erogato in due differenti modalità. La prima prevede l’erogazione automatica e quindi il datore di lavoro si sostituisce al beneficiario nel pagamento di beni e servizi necessari.

Il secondo metodo, quello più perseguito dalle aziende, prevede un rimborso delle spese sostenute, accuratamente documentate, sulla busta paga del beneficiario.

È giusto sottolineare poi che, essendo entrate non tassate, i soldi del bonus dipendenti in busta paga non concorreranno all’accumulo di denaro per fini pensionistici. Non formeranno quindi alcun tipo di tesoretto contributivo.

Per riceverlo non bisogna quindi presentare nessuna domanda a enti o aziende. Devi infatti solo contare sulla generosità del tuo datore di lavoro e sperare che voglia aumentarti la retribuzione.

Bonus 600 euro in busta paga: la tassazione

Il vantaggio di questo incentivo è che prevede una tassazione pari a zero sia per i lavoratori dipendenti che lo ricevono, sia per il datore di lavoro.

L’obiettivo infatti è quello di incentivare le aziende il più possibile a fornire aiuti economici ai propri dipendenti, aumentando le possibilità per quei datori di lavoro che vogliono erogare dei compensi straordinari ai loro lavoratori, ma non vogliono pagarci altre tasse.

Nel caso in cui l’erogazione dell’incentivo dovesse superare, per volontà del datore di lavoro, la cifra dei 600 euro, lo Stato ha previsto che le tasse saranno applicate in proporzione alla sola cifra di eccedenza.

Bonus 600 euro in busta paga: tutti i casi e servizi ammessi
Bonus 600 euro in busta paga: tutti i casi e servizi ammessi

Bonus 600 euro in busta paga: i casi e i servizi ammessi

I beni e i servizi che possono essere pagati con i soldi accreditati extra in busta paga del bonus 600 euro sono principalmente le bollette di acqua, luce e gas.

È normale che tutte le spese affrontate andranno documentate al datore di lavoro con apposite fatture e ricevute altrimenti quest’ultimo non potrà erogare il bonus detassato. Il platfond da 600 euro, da quest’anno, può essere poi usato anche per i casi di concessione di:

  • veicoli a uso promiscuo;
  • prestiti agevolati;
  • fabbricati in affitto, in uso o in comodato;
  • servizi gratuiti per il trasporto ferroviario;
  • buoni acquisto o voucher che possono semplificare l’erogazione di beni e servizi.

Questi soldi invece non possono essere usati per finanziare i buoni pasto, erogare voucher palestra o attività similari e nemmeno per rimborsare le rette scolastiche dei figli dei dipendenti.

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