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Bonus luglio 2023 dipendenti: quando e come arriva

Bonus luglio 2023 per dipendenti: è in arrivo l'aumento di stipendio, ecco per chi e di quanti euro al mese. Vediamo anche cosa riserverà agosto...

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

6' di lettura

In questo articolo vi parleremo di Bonus luglio 2023 per dipendenti e di cosa accadrà ad agosto (scopri le ultime notizie su bonus, Rdc e assegno unico, su Invalidità e Legge 104, sui mutui, sul fisco, sulle offerte di lavoro e i concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Bonus luglio 2023 per dipendenti: il taglio al cuneo fiscale

Buste paga più “gonfie” per i lavoratori dipendenti: a partire da questo mese (luglio) e fino a dicembre, tredicesima compresa, è previsto un sensibile aumento degli stipendi netti in virtù del taglio al cuneo fiscale voluto dal governo Meloni.

Il taglio al cuneo fiscale previsto dall’articolo 39 decreto lavoro (numero 48 del 2023), convertito in legge il 29 giugno scorso, consentirà un aumento dello stipendio netto attraverso la riduzione della quota di contributi a carico del lavoratore dipendente.

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Taglio al cuneo fiscale: in che percentuali?

Lo sgravio contributivo sarà del 7% per quei dipendenti che percepiscono una retribuzione lorda annua inferiore a 25.000 euro (fino a 1.923 euro lordi al mese) e del 6% per quei dipendenti il cui reddito è compreso tra 25.001 euro e 35.000 euro (fino a 2.692 euro lordi al mese).

Non spetta sui redditi superiori a 35.000 euro lordi annui.

Taglio al cuneo fiscale: esempio aumenti di stipendio

Con la riduzione della spesa contributiva (dal 9,19% al 2,19% o al 3,19%, dipende dal reddito), lo stipendio lordo rimarrà invariato, mentre lo stipendio netto mensile sarà più alto.

Facciamo qualche esempio: prendiamo un lavoratore dipendente con una retribuzione lorda annua di 35.000 euro (limite massimo per usufruire dello sgravio contributivo al 6%). Parliamo di circa 2.692 euro lordi al mese e di un aumento mensile di circa 108 euro.

Chi guadagna 1.923 euro al mese (il limite massimo per godere dello sgravio contributivo al 7%), risparmierà 96 euro di spesa contributiva, trasformata in aumento di stipendio netto al mese.

Prendiamo, invece, un dipendente con uno stipendio di 1.500 euro al mese: in questo caso l’aumento in busta paga sarà di circa 60 euro al mese; di circa 50 euro, invece, è la portata dell’aumento previsto sugli stipendi fino a 1.000 euro al mese.

Taglio al cuneo fiscale: già c’era nel 2022

Ricordiamo che lo sgravio contributivo è stato introdotto, in misura ridotta, dal governo Draghi già per l’anno di imposta 2022 (il 2% di “sconto” sui contributi a carico dei dipendenti).

Per i primi 6 mesi del 2023, il governo Meloni ha confermato il 2% di risparmio sugli stipendi compresi tra 25.000 euro e 35.000 euro, introducendo un nuovo Bonus, del 3%, per le retribuzioni di importo inferiore a 25.000 euro lordi annui.

Quindi il taglio di ulteriori 3% e 4% a seconda del reddito, in vigore a partire da luglio 2023 fino a dicembre 2023, tredicesima compresa.

Bonus una tantum: cosa accadrà ad agosto?

Non solo il Bonus luglio 2023 per dipendenti. Ad agosto, gli stipendi di alcuni lavoratori delle Pubbliche Amministrazioni lieviteranno ulteriormente grazie al Bonus una tantum introdotto dall’ultima legge di bilancio (articolo 1, commi 330-333) e non ancora erogato.

Inizialmente, il Bonus sarebbe dovuto arrivare in busta paga già a partire da gennaio 2023, ma una serie di intoppi e di ritardi hanno posticipato lo start ad agosto 2023.

Il Bonus è previsto il mese prossimo (soltanto i dipendenti del comparto scuola lo hanno già ricevuto, questo mese), con tutti gli arretrati dei mesi precedenti (da gennaio a luglio 2023).

Bonus una tantum: cos’è?

Il Bonus consiste in un aumento di stipendio dell’1,5% spalmato su tutto il 2023, con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza. Parliamo, dunque, di un incremento di stipendio dai 20 ai 130 euro lordi al mese.

Bonus una tantum: a chi spetta?

A ricevere il Bonus una tantum dell’1,5% in busta paga, da agosto a dicembre (più gli arretrati da gennaio a luglio 2023) saranno i dipendenti della Pubblica Amministrazione e in particolare il personale dirigente e non dirigente del:

Bonus luglio 2023 per dipendenti
Bonus luglio 2023 per dipendenti: in foto una donna conta delle banconote di euro.

Faq sui Bonus in busta paga

Cos’è il welfare aziendale?

Il welfare aziendale è un metodo utilizzato dalle imprese per premiare e valorizzare i propri dipendenti, migliorando la produttività. Può essere implementato sotto forma di bonus in busta paga, voucher o convenzioni in vari ambiti. È particolarmente diffuso nelle imprese con molti lavoratori e lavoratrici. Alcuni contratti collettivi nazionali lo rendono obbligatorio.

Quali sono alcuni esempi di welfare aziendale in busta paga?

Il welfare aziendale può assumere varie forme, come ad esempio un aumento dello stipendio o incentivi per il dipendente. Questi benefici possono includere assistenza sanitaria, supporto per la formazione o il benessere del lavoratore. Alcuni datori di lavoro distribuiscono il welfare aziendale attraverso provider esterni, che offrono piani specifici alle imprese.

Il welfare aziendale in busta paga è soggetto a tassazione?

Sì, i bonus del welfare aziendale in busta paga possono essere soggetti a tassazioni fiscali. Tuttavia, grazie alla legge di stabilità del 2016, i dipendenti possono convertire il premio di produttività in servizi o benefit, che non sono assoggettabili all’aliquota del 10 per cento. Questi possono includere assistenza medica, buoni pasto, spese scolastiche, assistenza per gli anziani, trasporto pubblico, previdenza integrativa, fringe benefit e assistenza sanitaria integrativa.

Come si decide a chi erogare il welfare aziendale?

In genere, il welfare aziendale viene erogato ai dipendenti che raggiungono determinati obiettivi di produzione prefissati a inizio anno. Alcuni datori di lavoro potrebbero anche decidere di erogare i benefici in base all’anzianità di servizio del dipendente o ad altri fattori interni.

Quando è obbligatorio erogare il welfare aziendale?

Alcuni contratti collettivi nazionali di lavoro prevedono che l’erogazione del welfare aziendale sia obbligatoria. Questo include settori come il metalmeccanico, i gioiellieri, le imprese assicuratrici, i servizi assistenziali, l’ICT, le agenzie marittime, le case di cura, i pubblici esercizi, la ristorazione e il turismo. In mancanza di accordi specifici, i contratti stabiliscono anche l’importo minimo del welfare aziendale da erogare, che generalmente varia tra i 100 e i 200 euro per lavoratore.

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