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In carcere chi lavora in nero col reddito di cittadinanza

Chi lavora in nero col reddito di cittadinanza rischia il carcere? Andiamo subito a scoprirlo

6' di lettura

Chi lavora in nero col reddito di cittadinanza rischia il carcere? Andiamo subito a scoprire la risposta insieme: (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Chi lavora in nero col reddito di cittadinanza rischia il carcere?

I beneficiari della prestazione economica a 5 Stelle del reddito di cittadinanza devono prestare molta attenzione se non vogliono perdere il sussidio e finire in carcere, poiché chiunque dovesse fare anche solo una giornata di lavoro in nero rischierà grosso.

Ricordiamo che questo sussidio economico contro la povertà e l’esclusione sociale è stato introdotto nel 2019 ed è percepito da circa tre milioni di persone. In particolare, il decreto-legge 4/2019, convertito dalla legge 26/2019, ha stabilito che chiunque ometta delle variazioni del proprio reddito o del proprio patrimonio, anche se derivanti da attività non regolari, oltre che altre informazioni indispensabili ai fini della revoca o della diminuzione del sussidio economico (entro i termini di cui all’articolo 3, commi 8, ultimo periodo, 9 e 11), verrà punito con la reclusione da uno a tre anni.

In poche parole, chi lavora in nero col reddito di cittadinanza e non comunica all’istituto nazionale per la previdenza sociale qualsiasi tipo di variazione del reddito, anche derivante da lavoro in nero, commette un reato che è punibile con la reclusione da uno a tre anni. Inoltre, chi lavora in nero col reddito di cittadinanza perde in automatico il diritto al beneficio.

Come confermato dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 25306 del 2022, svolgere un’attività di lavoro in nero mentre si prende il reddito di cittadinanza rientra tra le casistiche sanzionate dall’articolo 7, comma 2, del decreto-legge n. 4 del 2019 convertito dalla legge n. 26/2019.

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Carcere per chi lavora in nero con il reddito di cittadinanza

Anche la Corte di Cassazione ha confermato che chi lavora in nero con il reddito di cittadinanza rischia la reclusione oltre che la revoca del beneficio economico. Un percettore della misura targata Movimento Cinquestelle scoperto a lavorare in nero è stato condannato dalla Corte di merito e la sentenza è stata confermata dalla Corte di Cassazione: il cittadino che ha violato le disposizioni precedentemente elencate, nello specifico quelle contenute nel decreto-legge 4/2019, Convertito dalla legge 26/2019, dovrà scontare la pena del carcere.

Il lavoratore in questione sia giustificato con la Corte di Cassazione confermando di non aver ricevuto alcun tipo di retribuzione per il lavoro svolto, ma unicamente delle regalie saltuarie ricevute in particolari circostanze e, dunque, non uno stipendio mensile. Niente da fare: per la Cassazione chi lavora in nero con il reddito di cittadinanza, anche dietro delle regalie, considerate a tutti gli effetti dei compensi, merita il carcere poiché è un evasore.

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Queste regalie, infatti, possono modificare il reddito del lavoratore, o meglio, del percettore del reddito di cittadinanza e, per questo motivo, devono essere comunicate quanto prima all’istituto nazionale per la previdenza sociale. La Corte di Cassazione, a tal proposito, ha spiegato che le attività lavorative, anche se non regolari, vengono retribuite e per questo devono essere comunicate all’INPS che avrà il compito di ricalcolare, se non revocare, il beneficio economico.

Nella fattispecie, stiamo parlando del caso di uomo di Messina che non ha aggiornato l’Inps sulle sue nuove condizioni patrimoniali. L’uomo è stato condannato a scontare una pena di un anno e 8 mesi di reclusione, pena che poi è stata ridotta a un anno, un mese e 10 giorni di reclusione, che però non dovrà scontare in carcere. L’evasore, per la sua mancata comunicazione, ha compromesso per sempre la sua fedina penale.

Ciò che fa sorridere, però, è che la Corte di Cassazione non ha punito l’uomo per il suo comportamento da evasore, ma per la sola mancata comunicazione della variazione reddituale all’ente incaricato dei versamenti del RdC, l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale.

Ricordiamo, però, che in Italia una pena inferiore ai due anni, per chi non è recidivo e non commette reati ostativi al beneficio, può essere sospesa. Tutto vara da persona a persona.

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Denuncia percettore irregolare del beneficio

Abbiamo già ripetuto più e più volte che è prevista la pena del carcere per chi lavora in nero col reddito di cittadinanza. Ricordiamo che questo divieto assoluto è esteso a tutto il nucleo familiare del percettore della prestazione economica pentastellata. Chiunque pensi che il beneficiario del reddito di cittadinanza è unicamente la persona che riceve la prestazione anti-povertà, commette un grosso errore.

Il reddito di cittadinanza, infatti, è una misura riconosciuta a tutta la famiglia e per questo motivo ciascun componente del nucleo familiare deve rispettare gli obblighi e i divieti imposti dalla normativa. Pertanto, nessun componente della famiglia potrà lavorare in nero. Insomma, se un datore di lavoro dovesse farvi una proposta di lavoro in nero, ricordate bene cosa è successo all’uomo di Messina che è stato scoperto: per chi lavora in nero col reddito di cittadinanza è previsto il carcere!

Infine, è giusto sapere che chi percepisce in maniera indebita il reddito di cittadinanza potrà essere denunciato. Innanzitutto, l’ente incaricato delle indagini è l’Ispettorato del Lavoro, che collabora con INPS, INAIL e con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Ma non solo, poiché all’ispettorato del lavoro potranno arrivare delle denunce anonime, ad esempio da colleghi o sindacati, riguardanti il soggetto che lavora in nero col reddito di cittadinanza. Il denunciante potrà far arrivare la segnalazione con:

  • una PEC;
  • una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Le denunce non potranno essere in forma anonima, se non in casi gravissimi, ma in ogni caso sarà sempre rispettata la privacy del segnalatore. Un altro modo per denunciare un percettore irregolare del Reddito di Cittadinanza è chiamando il 177 il numero della Guardia di Finanza, oppure, si legge sulla pagina ufficiale delle Fiamme Gialle: “Resta ferma la possibilità di presentare esposti e segnalazioni direttamente presso un qualsiasi Reparto della Guardia di Finanza. Per ridurre i tempi di attesa ed agevolare l’esposizione dei fatti, è anche possibile compilare e presentare direttamente gli specifici moduli già predisposti.”

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