Cartelle esattoriali: non vuoi pagare? Obblighi dell’Agenzia

Cartelle esattoriali: non vuoi pagare, puoi scrivere all’Agenzia che avrà l’obbligo di rispondere. Cambia il sistema di autotutela dei contribuenti per ridurre il contenzioso. Sarà introdotto il concordato preventivo per le imprese che così eviteranno gli accertamenti.

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5' di lettura

Cartelle esattoriali: non vuoi pagare? Puoi scrivere direttamente all’Agenzia delle Entrate e bloccare l’atto. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

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Si tratta di una revisione e del potenziamento del meccanismo di autotutela per i contribuenti. Il governo ha intenzione di introdurre questa novità nella riforma del sistema fiscale che sarà presentata in Consiglio dei Ministri entro la prima metà di marzo.

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La riforma (oltre alla rimodulazione degli scaglioni Irpef) ha tra gli obiettivi anche quello di ridurre al massimo il contenzioso tra contribuenti e l’Agenzia delle Entrate. Cambierà quindi molto anche il sistema di riscossione e all’interno di questa rivoluzione, si inserisce dunque il potenziamento dell’autotutela.

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Cartelle esattoriali: com’è oggi

Anche oggi  il contribuente, se ritiene che una cartella fiscale o un atto di accertamento fiscale non siano corretti, può scrivere all’Agenzia delle Entrate e chiedere l’annullamento. 

Qual è la differenza? Che adesso l’ente della Riscossione non ha l’obbligo di rispondere. E non scatta il silenzio assenso: la richiesta di chiarimenti del cittadino si ritiene semplicemente respinta. E non è tutto: la presentazione dell’istanza non serve neppure a interrompere i termini per un eventuale ricorso alla Commissione tributaria.

La conseguenza è ovvia: molti cittadini, in particolare per piccole somme e pur avendo ragione, rinunciano al ricorso. Per due motivi: tempi lunghi, costi elevati.

Con la nuova procedura non sarà più così.

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Cartelle esattoriali: cosa cambia

Il governo ha deciso di intervenire proprio su questo punto, che ha penalizzato negli anni molti contribuenti.

L’Agenzia delle Entrate avrà l’obbligo di rispondere all’istanza di autotutela del contribuenti. E dovrà farlo in qualsiasi caso: sia in caso di accettazione, sia in caso di rigetto della richiesta.

La ragione è anche un’altra, confermata da una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale: la mancata risposta alla richiesta di autotutela non consente al contribuente di impugnare l’atto.

Cartelle esattoriali: stop contenzioso

Il governo sente dunque la necessità di migliorare il rapporto tra i cittadini e il Fisco. Spesso conflittuale. In modo da ridurre la mole del contenzioso tributario, che ha costi elevati, rallenta le procedure di riscossione, suscita tensioni e incomprensioni tra i contribuenti.

Per capire l’entità del contenzioso basta qualche dato: al 30 settembre dello scorso anno le cause in conrso tra Agenzia delle Entrate e cittadini erano 274.863. Di queste in media solo il 50 per cento sono vinte dal fisco. Il che significa che almeno la metà delle controversie possono essere risolte senza arrivare davanti ai giudici.

Basterebbe appunto, rispondere alle istanze in autotutela dei cittadini.

Cartelle esattoriali: concordato preventivo biennale

C’è anche un altro aspetto fondamentale nella riforma dell’accertamento. Sarà infatti introdotto il “concordato biennale preventivo”. Riguarda in particolare il rapporto tra le imprese e l’Agenzia delle Entrate.

Come funziona? L’ente ha a disposizione già ora le informazioni sufficienti per compilare in automatico la dichiarazione delle tasse per le piccole imprese e la partite Iva. Non per un anno, ma due. 

Quando l’impresa, il commerciante o l’artigiano ricevono la dichiarazione già compilata, possono accettarla o rifiutarla. Ma le conseguenze tra la prima e la seconda opzione sono evidenti. Vediamo:

  • se viene accettato il calcolo delle tasse effettuato dall’Agenzia delle Entrate, non verrà disposto nessun accertamento fiscale per almeno due anni, anche se si fattura più del dichiarato;
  • se il contribuente invece non accetta la proposta precompilata dal Fisco, gli accertamenti sarebbero automatici.

Cartelle esattoriali: cooperazione

Anche il meccanismo della precompilata e il concordato preventivo biennale, così ritiene il governo, potrebbero essere utili per ridurre il contenzioso.

Una riforma degli accertamenti dovrebbe interessare anche le medie e grandi imprese. Di sicuro sarà rafforzata la “cooperative compliance”, un dialogo continuo tra il Fisco e le imprese che hanno fatturati importanti (più di un miliardo).

Il governo ha deciso di riproporla, ma abbassando le soglie di ingresso (inserendo quindi anche aziende con fatturato non così alto).

 

Cartelle esattoriali: non vuoi pagare? Obblighi dell’Agenzia
Nella foto una donna controllo il pagamento delle tasse

Cartelle esattoriali: ma non solo

La riforma del fisco dovrebbe essere approvata nei prossimi mesi. Sarà articolata in quattro fasi

  • la prima: saranno uniformate principi della riforma alle regole internazionali e in particolare dell’Unione Europea;
  • la seconda: sarà adottata una semplificazione del sistema fiscale italiano, a partire dal calendario per le scadenze degli obblighi, fino alle dichiarazioni e ai versamenti. Una semplificazione riguarderà anche la riscossione dei debiti, l’autotutela e le sanzioni;
  • la terza: la semplificazione riguarda anche i Testi Unici, l’obiettivo è quello di produrre un Codice Tributario specifico;
  • la quarta: saranno riviste le principali tasse, in particolare Irpef, Iva, Irap, Ires, accise.

Il governo punta anche ad alleggerire la pressione fiscale. Saranno eliminate o riorganizzate alcune imposte. Tentando di dare un aiuto in particolare alle piccole e medie imprese, che rappresentano l’ossatura dell’imprenditoria nel nostro Paese.

Gli scaglioni Irpef saranno ridotti a tre, con un’attenzione rivolta in particolare alla classe media, quella che ha reddito tra i 28.000 e i 30.000 euro.

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