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Case green, la normativa europea diventa meno severa

Case green, la normativa europea diventa meno severa: l’Ue concede più flessibilità per l’adeguamento energetico.

di The Wam

Febbraio 2023

Case green, i criteri dell’Ue diventano più flessibili: un sospiro di sollievo per i proprietari di immobili in Italia. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

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Stiamo ovviamente parlando della direttiva sull’efficienza energetica degli immobili. Quella normativa che di fatto dovrebbe comportare una ristrutturazione importante nei prossimi dieci, quindici anni del 60 per cento del patrimonio immobiliare del nostro Paese. Un’impresa ai limiti dell’impossibile ed enormemente costosa. Soprattutto per le famiglie.

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Ebbene le trattative sono febbrili a Bruxelles. Si stanno valutando, e alcune sono già passate, delle misure che renderanno il passaggio green delle nostre abitazioni un po’ meno complesso. O almeno, più sostenibile economicamente.

Va da sé comunque, che senza un adeguato supporto dello Stato (in stile Superbonus, per intenderci), la direttiva Ue rischia di rimanere solo una buona intenzione.

In Italia le abitazioni interessate sono poco meno di 4 milioni.

Su questo argomento potrebbe interessarti un post che spiega come capire a quale classe energetica rientra la tua casa; c’è un articolo sul Bonus caldaia, come sostituirla risparmiando il 65 per cento; un interessante articolo sul Bonus impianto elettrico che copre fino a 48mila euro di spese; vediamo infine quali sono i bonus green 2023: chi risparmia e quanto.

Case green, l’obiettivo

Prima verificare su quali aspetti la direttiva Ue sulla case green è già stata ammorbidita e su quali si sta provando una ulteriore mediazione, ricordiamo quali sono i parametri base della legge che punta rendere le abitazioni del Continente più sostenibili per l’ambiente.

Gli obiettivi restano sempre gli stessi: 

Per intenderci una parte molto consistente del patrimonio immobiliare italiano e in classe G, la peggiore.

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Case green, maggiore flessibilità

Dopo una serie di incontri e mediazioni è stato inserito nella direttiva un esteso principio di flessibilità che arriva fino al 2037 e coprirà il 22 per cento dell’edilizia residenziale.

In pratica sarà consentito agli Stati dell’Unione di ottenere delle dilazioni o modifiche giustificate rispetto agli obiettivi di efficientamento energetico. In particolare per quello che riguarda – si legge in una bozza – «ragioni di fattibilità economica, tecnica o per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente»

E quindi, se ci saranno motivi oggettivi che ritardano l’adeguamento degli immobili (e quindi il miglioramento della classe energetica), lo Stato dovrà comunicarlo a Bruxelles e potrà quindi fermarsi al livello che sarà tecnicamente possibile raggiungere.

Che è già un punto di partenza per rendere il raggiungimento degli obiettivi molto meno rigido.

Case green, sostegni finanziari

Abbiamo accennato che senza un sostegno economico per le famiglie non sarà mai possibile centrare questi obiettivi (neppure nel 2050) e infatti si sta discutendo nel dettaglio dei contributi che dovranno essere assicurati ai proprietari di case. Saranno sia nazionali, sia Ue.

Si dovrà ora valutare il come, il quando e in che misura. Nelle intenzioni dei legislatori i cittadini non dovrebbero dunque essere lasciati soli.

L’ipotesi è quella di utilizzare il Fondo sociale per il clima e i finanziamenti del Recovery. Ci sarebbe anche l’intenzione di inserire nella direttiva l’obbligo di utilizzare (bisognerà stabilire entro quanto tempo) le pompe di calore per riscaldare le abitazioni in sostituzione delle tradizionali caldaie a metano.

Case green, edifici esclusi

Come detto l’Ue ha anche stabilito di allargare la tipologia di immobili che potranno evitare l’adeguamento green. Nell’elenco sono stati inseriti:

Soprattutto l’ultima categoria potrebbe aiutare molto l’Italia, perché di fatto potrebbero essere quindi esclusi dalla “stretta ambientalista” i centri storici.

Nella foto la scala per l’efficientamento energetico delle case green

Case green, l’accordo e i dubbi

Questo accordo, in pratica un compromesso tra chi è per la linea intransigente e chi vorrebbe si procedesse con maggiore cautela, ha raccolto un consenso trasversale ed esteso. Si sono infatti detti favorevoli i popolari, i socialisti, i liberali, i verdi e le sinistre. Quasi tutto il Parlamento europeo.

Eppure non è ancora detta l’ultima parola. C’è chi lavora per bocciare del tutto il testo sulle case green. I principali oppositori sono i cristiano democratici tedeschi. Ma la misura non convince neppure molti deputati francesi e una discreta pattuglia di italiani.

Contraria alla direttiva la delegazione europea di Fratelli d’Italia. Il capogruppo Tommaso Foti ha annunciato la presentazione di una risoluzione per chiedere al governo Meloni di evitare l’approvazione. La misura è stata definita «una patrimoniale camuffata».

Anche Confedilizia tema molto la direttiva Ue: «Ci potrebbero essere tensioni senza precedenti sul mercato della ristrutturazione». Ma non solo. La questione centrale potrebbe riguardare una possibile perdita di valore per una parte molto consistente del mercato immobiliare nazionale. La conseguenza è l’impoverimento generale delle famiglie.

Del resto il 74 per cento delle case residenziali nel nostro Paese è stato realizzato prima che entrasse in vigore la normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica.

Gli ultimi dati disponibili sugli attestati di prestazione energetica confermano la situazione. In Italia infatti il 75,4 per cento degli immobili rientra nelle classi più inquinanti: E, F e G

E nella G, la peggiore, c’è un terzo delle case residenziali del nostro Paese: il 35,3 per cento, come conferma il monitoraggio di Enea.

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