Oggi vi parleremo di categorie protette ed esercito: come avviene l’assunzione, cosa sapere? (scopri le offerte di lavoro e i concorsi attivi. Ricevi le news gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Categorie protette ed esercito: si possono assumere?
Si possono assumere le categorie protette nell’esercito? Sì, il Ministero della Difesa, seguendo le disposizioni dell’articolo 35, comma 2, del decreto legislativo numero 165 del 2001, come qualsiasi altra pubblica amministrazione, è tenuto ad assumere gli appartenenti o le appartenenti alle categorie protette, tenendo conto delle carenze e degli esuberi negli enti delle varie province e della programmazione triennale del fabbisogno personale.
La legge prevede che, i congiunti del personale dell’esercito italiano, oltre che della marina militare e dell’aeronautica militare, che sono deceduti o sono diventati inabili al servizio militare in modo permanente, con un’invalidità pari o superiore all’80%, a causa di missioni internazionali di pace o attività operative (D.M. del 21 novembre 2003) siano immessi direttamente nella categoria dei graduati dell’esercito, della marina o dell’aeronautica, con il grado di 1° Caporal Maggiore/Sottocapo di 3^ classe/Aviere Capo.
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Categorie protette ed esercito: come avviene l’assunzione?
Come avviene l’assunzione? Semplicemente senza partecipare ad alcun concorso pubblico. Basta il semplice accertamento del possesso dei requisiti psico-fisici, attitudinali e di moralità e condotta, previsti dalla legge. Inoltre, è richiesto il superamento di un apposito corso formativo, propedeutico all’immissione in ruolo.
Le assunzioni delle categorie protette – ai sensi dell’articolo 35, comma 2, del decreto legislativo 165 del 2001 – avviene tramite chiamata numerica, attraverso gli uffici provinciali competenti e non a domanda diretta degli interessati presso le amministrazioni stesse.
L’eccezione riguarda le vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere nonché del loro coniuge, dei figli superstiti e dei fratelli conviventi e a carico (qualora unici superstiti) la cui chiamata è diretta, con precedenza rispetto a qualsiasi altra categoria.
Chi sono le categorie protette?
Spesso si tende a credere che appartengono alle categorie protette soltanto le persone invalide. Invece l’iscrizione è aperta anche ad altre categorie di lavoratori o lavoratrici.
A distinguerli sono l’articolo 1 e l’articolo 18 della legge numero 68 del 1999.
L’articolo 1 della legge 68 del 1999 riconosce come categorie protette:
- le persone affette da minorazioni psichiche, fisiche e sensoriali o con handicap intellettivo, con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%;
- le persone invalide del lavoro con una percentuale di invalidità superiore al 33%;
- le persone non vedenti e sordomute;
- le persone invalide di guerra, invalide civili di guerra o per causa di servizio.
L’articolo 18 della legge 68 del 1999, invece, inserisce nelle categorie protette anche:
- gli orfani e i coniugi delle vittime del lavoro, di guerra o di servizio nelle pubbliche amministrazioni;
- i coniugi e i figli di soggetti riconosciuti come grandi invalidi di guerra, di servizio e del lavoro;
- gli orfani e i coniugi delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata (legge numero 407 del 1998);
- i profughi italiani rimpatriati con status riconosciuto ai sensi della legge numero 763 del 26 dicembre 1981;
- fratelli e sorelle qualora unici superstiti di vittime del dovere e del terrorismo e criminalità organizzata solo se conviventi e a carico
- testimoni di giustizia (articolo 7 del decreto legge numero 101 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge numero 125 del 2013 e DM numero 204 del 2014);
- orfani del disastro dell’Hotel Rigopiano (legge numero 12 del 2019);
- medici, operatori sanitari, infermieri, farmacisti, operatori sanitari e socio-sanitari, lavoratori delle strutture sanitarie e socio-sanitarie impegnati nelle azioni di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 che durante lo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, che abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte o un’invalidità permanente per effetto, diretto o come concausa, del contagio da COVID-19 e loro coniugi e figli superstiti, fratelli e sorelle qualora unici superstiti solo se conviventi e a carico, in alternativa all’avente diritto a titolo principale.
Categorie protette e collocamento mirato: come funziona?
L’articolo 2 della legge numero 68 del 12 marzo 1999 riferisce che per collocamento mirato si intendono tutti gli strumenti finalizzati a promuovere l’inserimento e l’integrazione lavorativa delle persone con disabilità (quali ad esempio i servizi di sostegno e le azioni positive per risolvere i problemi connessi con gli ambienti di lavoro e le relazioni interpersonali).
Per questo motivo, la legge prevede l’obbligo di assunzione di una quota di lavoratori appartenenti alle categorie protette, anche per le Pubbliche Amministrazioni o le Forze Armate.
Con più di 50 dipendenti, la quota di riserva è pari al 7% del personale occupato per gli invalidi e all’1% per i profughi, gli orfani e i coniugi di coloro che sono deceduti o che risultano grandi invalidi per causa di lavoro, guerra o servizio e le vittime del terrorismo.

Faq sulle categorie protette
Cosa cambia nel 2024 per le categorie protette che percepiscono il Reddito di cittadinanza?
In attesa dell’entrata in vigore dell’Assegno di inclusione per persone disabili, è possibile ancora richiedere categorie protette e Reddito di cittadinanza. In sostanza, non cambia nulla per le persone appartenenti alle categorie protette, e quindi con invalidità, nel 2023. Tuttavia, per presentare domanda per il Rdc, devi avere una percentuale di invalidità non inferiore al 56% se sei invalido civile e non inferiore al 35% se sei invalido sul lavoro. Per richiedere il Reddito di cittadinanza con invalidità civile, devi essere disabile ai fini della dichiarazione ISEE.
Quali sono i tipi di contratto di lavoro per categorie protette
Il contratto di lavoro per le categorie protette è uguale alla stipula di un normale documento di inizio di un rapporto lavorativo tra un dipendente e un datore. In particolare, i contratti possono essere:
- di stage;
- a tempo determinato diretto della durata di 6 mesi;
- in somministrazione con durata minima di 12 mesi;
- di staff leasing;
- a tempo indeterminato;
- tramite cooperative sociali di tipo B.
È possibile rinunciare al collocamento mirato?
Sì, è possibile fare rinuncia al collocamento mirato. Il collocamento mirato, infatti, non è un obbligo ma un’opportunità per il lavoratore disabile. Non essendo un obbligo, hai la possibilità di iscriverti e di cancellarti dal collocamento mirato in qualsiasi momento, senza alcun tipo di problema ma rinunciando, ovviamente, a tutti i diritti ad esso collegati.
Come funziona la graduatoria categorie protette nei concorsi?
Se vuoi partecipare a un concorso che non prevede delle quote di riserva specifiche per le categorie protette, non per forza andrai incontro a particolari benefici ma esistono delle possibilità.
Alcuni avvisi lavorativi, per esempio, prevedono che chi appartiene alle categorie protette, a parità di punteggio con un altro candidato, venga selezionato per primo. In altri bandi invece, chi è iscritto a questi elenchi, riceve anche dei punteggi extra in partenza.
La presenza di vantaggi o meno, dipende dalla volontà dell’ente responsabile della procedura concorsuale. La modalità di redazione, creazione e composizione delle graduatorie finali varia infatti da bando a bando.