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Categorie protette lavoro enti pubblici

Categorie protette e lavoro negli enti pubblici: come funziona l'assunzione? Ecco le procedure e chi può rientrare tra le categorie protette.

Carmine Roca è un giornalista esperto in pensioni e fisco.
Conoscilo meglio

5' di lettura

Categorie protette e lavoro negli enti pubblici: vediamo come funziona l’assunzione (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Categorie protette e lavoro negli enti pubblici: le assunzioni

L’assunzione delle categorie protette nelle amministrazioni pubbliche si sviluppa con due procedure diverse.

Gli iscritti alle liste di collocamento gestite dagli uffici competenti, vengono assunti per chiamata numerica, dopo la verifica della compatibilità dell’invalidità dell’interessato con le mansioni da svolgere, come stabilisce l’articolo 35 del decreto legislativo numero 165 del 30 marzo 2001.

Invece, per queste categorie protette, l’assunzione avviene per chiamata diretta nominativa:

  • coniuge superstite;
  • figli del personale delle Forze Armate, delle Forze dell’Ordine, del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e del personale della Polizia municipale deceduto nel corso dell’espletamento del servizio;
  • figli delle vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e del dovere;
  • le categorie equiparate.
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Diritto al lavoro delle persone con disabilità

A disciplinare il diritto al lavoro delle persone con disabilità è la legge numero 68 del 12 marzo 1999, la quale sostiene “la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato”.

Chi sono le categorie protette?

Fanno parte delle categorie protette:

  • invalidi civili: persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali oppure i portatori di handicap intellettivo, con riduzione lavorativa superiore al 45%;
  • invalidi del lavoro, con una percentuale di invalidità superiore al 33% accertato dall’INAIL;
  • non vedenti (cecità assoluta o con un residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi, con eventuale correzione);
  • sordomuti (sordità dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata);
  • invalidi di guerra, invalidi civili di guerra, invalidi per servizio: soggetti portatori di minorazioni classificate nelle categorie dalla prima all’ottava di cui alle tabelle allegate al DPR 23 dicembre 1978, n. 915;
  • gli orfani e i coniugi superstiti dei soggetti caduti per guerra, servizio o lavoro;
  • gli orfani e i coniugi superstiti dei profughi italiani rimpatriati (articolo 18);
  • gli orfani e i coniugi superstiti delle vittime del terrorismo, della criminalità organizzata e le categorie equiparate (legge numero 407 del 23 novembre 1998).

Collocamento mirato: quando è obbligatorio?

La legge in questione si rivolge a specifiche categorie di lavoratori, le cosiddette categorie protette, le quali hanno diritto all’assunzione obbligatoria nelle pubbliche amministrazioni e nelle aziende private, con questa percentuale:

  • un lavoratore iscritto iscritto ai Centri per l’impiego se il numero di dipendenti non è superiore a 15 unità;
  • due lavoratori se il numero di dipendenti è compreso tra 15 e 35 unità;
  • se l’azienda ha oltre 50 dipendenti, dovrà riservare almeno il 7% dei posti ai lavoratori delle categorie protette.

Quando non c’è l’obbligo di assunzione?

L’obbligo di assunzione viene meno per quelle aziende impegnate nel trasporto pubblico aereo, marittimo, tranviario e quelle che operano nel settore edile.

Sussistono limitazioni per le assunzioni, nei ruoli amministrativi, nei Corpi di Polizia e Protezione Civile, nei partiti politici, nelle organizzazioni sindacali.

Categorie protette e lavoro negli enti pubblici
Categorie protette e lavoro negli enti pubblici: in foto una lavoratrice con disabilità lavora al computer assistita da una collega.

Faq su categorie protette e collocamento mirato

Come funziona il conteggio del numero di dipendenti per il collocamento mirato?

Nel conteggio del numero di dipendenti rientrano:

  • dirigenti;
  • lavoratori assunti con contratto a tempo determinato con durata inferiore ai 6 mesi;
  • lavoratori con contratto di somministrazione o inserimento presso l’utilizzatore;
  • lavoratori con disabilità;
  • lavoratori a domicilio;
  • lavoratori socialmente utili;
  • lavoratori impiegati all’estero;
  • soci di cooperative e di produzione lavoro;
  • lavoratori aderenti al programma di emersione;
  • apprendisti con contratto formazione-lavoro e di reinserimento.

Come funziona il collocamento mirato per i concorsi pubblici?

Il riconoscimento dei benefici del collocamento mirato riguarda anche i concorsi pubblici. Per parteciparvi è utile essere iscritti alle liste dei Centri per l’Impiego, perché in ogni bando sono previste le quote di riserva. Ovvero, una percentuale dei posti messi a disposizione sarà riservata agli appartenenti alle categorie protette, secondo la legge numero 68 del 1999.

Quali sono i requisiti per rientrare tra le categorie protette?

Se sei disoccupato (condizione imprescindibile) e hai un’età compresa tra i 15 e i 67 anni, puoi iscriverti alle liste provinciali del collocamento mirato, presso i Centri dell’Impiego del tuo Comune di residenza. Se non sei disoccupato, devi sapere che rimarrai iscritto ai Centri dell’Impiego, soltanto se: hai un contratto a tempo determinato non superiore a 6 mesi, hai un reddito da lavoro subordinato o parasubordinato inferiore a 8.000 euro lordi annui, hai un reddito da lavoro autonomo inferiore a 4.800 euro lordi annui, svolgi un lavoro che rientra in progetti particolari (senza limiti di reddito).

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