Chiudono i bancomat in Italia, nel segno di una guerra al contante che è ormai sempre più diffusa e capillare. La ING, banca olandese che in Italia conta un milione e 300mila clienti, è stato il primo istituto di credito a prendere questa drastica decisione.
Da luglio i correntisti di ING del nostro Paese non avranno più la possibilità di ritirare denaro contate dagli sportelli bancomat e dalle casse automatiche. Una scelta, come detto che va in una direzione ben precisa.
E che fa il paio anche con gli annunciati aumenti per le commissioni e i prelievi agli sportelli decisi da quasi tutti gli altri istituti. Una strategia complessiva per una trasformazione che era in atto da tempo, ma che ha avuto una definitiva accelerazione con le conseguenze innescate dalla pandemia da covid.
Chiudono i bancomat in Italia: addio contante
Quindi, per tornare alla considerazione iniziale, se chiudono i bancomat in Italia significa che è iniziata una rivoluzione sempre più dirompente e veloce per limitare al minimo l’uso del denaro contante.
Ma questo, lo saprete, è stato un anno di grandi novità per banche e conto correnti. Sono state adottate decisioni impensabili fino a qualche anno fa.
Qualche esempio?
A marzo FinecoBanck ha deciso di chiudere i conto corrente con oltre 100mila euro in assenza di prodotti di investimento o finanziamenti.
Le grandi giacenze sono state punite con un aumento delle commissione anche da Unicredit e Bper.

Chiudono anche molte filiali
Ma torniamo a ING. La banca olandese non solo ha deciso di chiudere i bancomat in Italia, ma come diretta conseguenza dirà addio a molte delle sue filiali: Trieste, Mestre, Vicenza, Genova, Cagliari, Firenze, Catania, Bergamo, Verona e Monza. Altre saranno trasferite.
E chi ha un conto ING dove potrà ritirare denaro contante?
Beh, dovrà necessariamente rivolgersi agli sportelli ATM di altri istituti, pagando le relative commissioni. Per ora chiudono i bancomat in Italia di ING, non tutti. Per ora.
Scelta presto condivisa da altre banche
La decisione di ING è importante perché potrebbe fare da apripista a analoghe scelte di altri istituti di credito. Non si esclude infatti che anche altre banche decidano a breve di intraprendere la stessa strada. In quel caso il «chiudono i bancomat in Italia», riguarderà una bella fetta di clienti.
Come detto l’obiettivo è chiaro: scoraggiare l’uso del contante incentivando al contrario l’utilizzo di strumenti tecnologici.

Conto corrente tradizionali sempre più costosi
Una scelta che potrebbe essere evidenziata anche da un altro aspetto: i conto corrente tradizionali sono sempre più costosi, a differenza di quelli online spesso offerti a costo zero e con spese di commissione molto ridotte se non proprio assenti.
La decisione di ING, che vuole promuovere un modello organizzativo ancora più digitale e cashless (senza contanti), era stata annunciata ai clienti il 17 aprile.
Al momento ING Italia ha 17 filiali e tredici arancio store. Dal primo luglio avrà 17 arancio store (ne aggiunge infatti altri quattro) e creerà anche sei hub.
Cosa sono gli hub? Così specifica la banca olandese: «Sono luoghi che valorizzano la relazione umana e dove vengono offerti servizi a maggior valore aggiunto come mutui, prestiti e i prodotti di investimento».

Le banche utilizzate con l’app
«Stiamo evolvendo – ha dichiarato il country managere di ING Italia – verso un modello cashless e
sempre più mobile first. Questo per rispondere alle preferenze dei nostri clienti, il 96% dei quali opera solo tramite canali digitali, 7 su 10 prediligendo lo smartphone».
In una lettera inviata ai clienti Miranda specifica: «Quello che le persone cercano sono servizi immediati, semplici e usufruibili ovunque, al pari di quelle offerte dalle aziende leader nel tech».
«I nostri clienti – ha concluso – ci utilizzano da canali digitali nel 96% dei casi e già oggi sette clienti su 10 sono su mobile first: ci utilizzano cioè tramite App, canale che cresce costantemente (+5% di clienti mobile e +8% di interazioni digitali nel 2020 rispetto al 2019) e ha subito una ulteriore accelerazione nell’ultimo anno».
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