Salario minimo e Irpef: come cambia il lavoro dopo il voto

Sul tema lavoro esistono distanze abissali tra i partiti politici. Il Pd vuole il salario minimo, la Lega vuole defiscalizzare, FI punta su maggiore flessibilità. Vediamo come cambia il lavoro dopo il voto

Valerio Pisaniello è un saggista esperto di welfare.
Conoscilo meglio

7' di lettura

In vista della campagna elettorale, sul tema lavoro sono molto diverse tra loro le posizioni dei partiti (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

C’è chi punta a fare leva sui minimi, chi invece punta su agevolazioni del fisco. Vediamo come cambia il lavoro dopo il voto.

INDICE:

Come cambia il lavoro dopo il voto: il Pd

I dem si schierano a favore del salario minimo oltre che di una riduzione significativa del cuneo fiscale – ovvero la differenza tra il costo lordo del lavoro e quanto effettivamente percepito dal lavoratore.

Lo sconto però, dovrebbe andare a favore più dei dipendenti che delle imprese. Questo non vuol dire che la contrattazione collettiva verrebbe abbandonata, anzi, appoggiando quanto chiesto da Orlando, il Pd pare intenzionato a rendere obbligatori i minimi dei contratti maggiormente applicati o firmati dalle associazioni più rappresentative.

Infine, la compagine di Enrico Letta si pone come obiettivo la lotta al precariato e l’abolizione dei «finti stage». Tra gli aspetti principali vi è inoltre l’obiettivo di rafforzare lo strumento dello smart working.

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Come cambia il lavoro dopo il voto: il M5S

Anche i pentastellati, che fanno del salario minimo legale un loro baluardo, sono a favore della misura, e ne fisserebbero il valore a 9 euro l’ora.

Ci sono spiragli di trattativa anche sulla contrattazione collettiva: «Siamo disposti a confrontarci con chiunque sia animato da un’autentica volontà di cancellare dal mercato del lavoro paghe di 3/4 euro l’ora», afferma Valerio Romano, capogruppo M5S nella commissione Lavoro al Senato. «Nessuno vuole svilire il ruolo della contrattazione collettiva, ma deve essere previsto un paracadute legale», continua.

Come cambia il lavoro dopo il voto: l’alleanza Verdi-Sinistra

L’Alleanza Verdi-Sinistra, in ambito lavorativo, inserisce nel programma quelli che sono i propri principali cavalli di battaglia: dall’introduzione di un salario minimo legale quantificato in 10€/h per tutti i settori alla riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario, passando per la lotta alla precarietà attraverso l’abolizione delle tipologie contrattuali che la favoriscono.

A favore della stabilità lavorativa vi è poi il punto del programma in cui l’AVS parla della protezione dei lavoratori contro i licenziamenti ingiustificati.

Altro tema presente nel programma è quello della sicurezza sul lavoro, con l’introduzione di un Piano Nazionale per la prevenzione degli infortuni.

AVS propone inoltre la reintroduzione di un sistema simile alla vecchia scala mobile, che permetteva di  aumentare automaticamente i salari in relazione all’aumento dell’inflazione.

Come cambia il lavoro dopo il voto: Impegno civico

Più stringato il programma di Impegno Civico, che alla voce lavoro fa riferimento alla missione 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Inclusione e coesione” per favorire le politiche del lavoro, in particolare per aumentare le assunzioni a tempo indeterminato, con un occhio di riguardo alla sicurezza sul lavoro.

I piani sul lavoro di PiùEuropa partono già dalla scuola: dalla regionalizzazione dei corsi oggi statali di istruzione professionale al coinvolgimento delle piccole imprese nel sistema dell’alternanza scuola/lavoro, con un rafforzamento del legame tra il sistema di formazione e il mondo lavorativo.

PiùEu propone inoltre un potenziamento dei contratti di apprendistato e una riduzione della discrezionalità nei licenziamenti, oltre a misure che permettano una maggiore facilità nella transizione da un lavoro all’altro del lavoratore, attraverso strumenti che ne agevolino la formazione e la certificazione delle competenze.

Come cambia il lavoro dopo il voto: la Lega

A schierarsi contraria al salario minimo è la Lega, che punta solo su contrattazione collettiva e riduzione del cuneo fiscale. «Sul salario minimo se non tagli le tasse alle imprese non c’è per nessuno». Sono queste le parole del segretario Matteo Salvini.

A spiegarle ci pensa Claudio Durigon, il responsabile al lavoro della Lega: «Prevedere solo un minimo orario fa perdere ai lavoratori i risultati di decenni di battaglie: dalla tredicesima al welfare», afferma.

L’idea è di spingere la piccola percentuale di lavoratori che non sono coperti dai contratti verso questa forma di tutela. Infine, aggiunge Durigon, se si vogliono incentivare aumenti di stipendio «devono essere defiscalizzati premi e aumenti, altrimenti le imprese non potranno permetterseli».

Di seguito un nostro approfondimento su tasse e lavoro.

Come cambia il lavoro dopo il voto: FI e FdI

Ancora più critica Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha derubricato il salario minimo a «specchietto per le allodole» suggerendo invece consistenti tagli alle tasse per le imprese che creano nuovo lavoro, con particolare attenzione ai giovani e alle donne, punto, questo, caro anche agli alleati di Forza Italia che punterebbero, appunto, su incentivi all’imprenditoria.

In che forme? A spiegarlo è Roberta Toffanin, responsabile al lavoro del partito di Silvio Berlusconi che chiede la reintroduzione dei voucher per combattere il lavoro nero, l’aumento della soglia di detraibilità dei benefit aziendali e la detassazione degli aumenti retributivi per la contrattazione di secondo livello (ovvero quella che va oltre il contratto collettivo nazionale di riferimento, ndr).

Insomma, anche qui un “NO” al salario minimo, ma una spinta per estendere e flessibilizzare il più possibile la contrattazione.

come cambia il lavoro dopo il voto: le proposte dei partiti
Come cambia il lavoro dopo il voto: le proposte dei partiti.

Come cambia il lavoro dopo il voto: Azione-Italia viva

Entrambi i partiti sono a favore del salario minimo, ma chiedono che le determinazione della soglia «non sia politica», bensì che la cifra venga determinata da una commissione di esperti.

Anche Renzi e Calenda, come le destre, puntano a sgravi fiscali per le imprese per aumentare gli stipendi. Inoltre, per Azione, i fondi così ottenuti dovranno essere reinvestiti nella formazione continua dei lavoratori e in una regolazione più precisa del lavoro da remoto.

Italia Viva, invece, intende riproporre «il disegno di legge già depositato che prevedeva un meccanismo di partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese». Infine, il partito di Renzi propone l’istituzione dell’imposta negativa, con la quale i redditi sotto una certa soglia non pagano tasse, ma, al contrario, ricevono sussidi.

Come cambia il lavoro dopo il voto: i dati

Gli ultimi dati ISTAT rilasciati a inizio agosto e relativi al mese di giugno, mostrano un lieve incremento del tasso di occupazione in Italia (salito dello 0,2%), ma illustrano anche come la disoccupazione sia ancora alta (8,1%) e come sia addirittura cresciuta in modo preoccupante (+1,7%) tra i giovani, assestandosi al 23,1%.

Tema caldo quindi quello del lavoro. Come da anni del resto in Italia.

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