La Tari, ossia la tassa sui rifiuti, è un’imposta che deve essere pagata dai cittadini per coprire il costo della gestione dei rifiuti urbani. Tuttavia, ci sono alcune persone che possono ottenere riduzioni o esenzioni sull’importo da versare. In questo approfondimento vediamo come pagare meno la tassa sui rifiuti e chi può farlo (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Prima di scoprire come pagare meno la tassa sui rifiuti, soffermiamoci un momento sulla definizione di Tari. Dunque, la Tari, acronimo di tassa sui rifiuti per l’appunto, è un tributo comunale che ha lo scopo di finanziare i costi relativi alla gestione dei rifiuti urbani, quindi il servizio di raccolta e smaltimento.
Questa tassa deve essere pagata da chiunque sia in possesso di un immobile o aree scoperte in grado di produrre rifiuti.
La Tari è stata introdotta dalla legge di stabilità 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147) e viene riscossa dall’amministrazione comunale o dal soggetto terzo a cui il Comune ha affidato questo compito.
Nei prossimi paragrafi analizziamo i casi in cui sono previste esenzioni o riduzioni della Tari e chi è tenuto a pagare questa imposta.
Indice
- Come pagare meno la tassa sui rifiuti: esenzioni e riduzioni previste dalla legge
- Come pagare meno la tassa sui rifiuti: chi deve pagare la Tari
- Come pagare meno la tassa sui rifiuti: quando si paga la TARI
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Come pagare meno la tassa sui rifiuti: esenzioni e riduzioni previste dalla legge
In merito al pagamento della tassa sui rifiuti, la legge prevede due tipi di esenzioni: quelle obbligatorie e quelle facoltative, ossia che dipendono dalla volontà del Comune di appartenenza.
In particolare, quando si parla di esenzioni e riduzioni obbligatorie, ci si riferisce alle seguenti agevolazioni:
- riduzione della quota da pagare variabile, proporzionale alla quantità di rifiuti speciali che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo;
- riduzione della Tari del 20% quando il servizio di gestione dei rifiuti è effettuato in violazione della legge di riferimento, e cioè quando il servizio di raccolta risulta insufficiente e le strade si riempiono di spazzatura;
- riduzione del 40% della tariffa dovuta, per le zone in cui non è effettuata la raccolta, quindi se per buttare la spazzatura bisogna allontanarsi troppo dalla propria abitazione. In questo caso, lo sconto sulla quota da pagare varia in base alla distanza dal più vicino punto di raccolta;
- riduzione dell’80% della tariffa, in caso di interruzione del servizio per motivi sindacali o per impedimenti organizzativi che abbiano provocato una situazione sanitaria pericolosa per i cittadini e per l’ambiente a causa della mancata raccolta di rifiuti.
Dall’altro lato, il Comune può decidere di applicare ulteriori esenzioni e riduzioni sulla Tari ad alcune specifiche categorie di soggetti. Per esempio, il Comune può stabilire riduzioni ed esenzioni in questi casi:
- abitazioni con unico occupante;
- abitazioni e locali per uso stagionale o altro uso limitato e discontinuo;
- abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
- locali, diversi dalle abitazioni, e aree scoperte adibiti a uso stagionale o a uso non continuativo, ma ricorrente;
- fabbricati rurali ad uso abitativo;
- attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (compostaggio domestico).
Altre esenzioni possono essere previste in caso di soggetti ritenuti meritevoli di tutela, per esempio le famiglie numerose o con reddito basso possono accedere al Bonus sociale Tari se rientrano nei requisiti stabiliti dal proprio Comune di residenza.
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Come pagare meno la tassa sui rifiuti: chi deve pagare la Tari
Nel paragrafo precedente abbiamo illustrato i casi in cui sono previste esenzioni e riduzioni sulla Tari, sia in misura obbligatoria sia in forma facoltativa e a discrezione dei Comuni.
Ma chi è che ha l’obbligo di pagare la Tari secondo la legge?
Dunque, il presupposto principale che fa scattare il pagamento della Tari è la capacità di un locale o un’area aperta di produrre rifiuti, come una casa di abitazione. Questo significa che il mancato utilizzo di un locale (per esempio una casa) non basta a esonerare il cittadino dal versamento dell’imposta.
In particolare, per non pagare la Tari su un immobile che si dichiara “non abitato”, è necessario dimostrare che è inidoneo a produrre rifiuti, e cioè non devono essere attive le utenze di luce, gas e acqua e non devono essere presenti arredi. In pratica, per non versare la Tari, la casa non deve essere adatta a ospitare nessuno.
Basta la presenza o degli arredi o di una sola utenza a impedire al contribuente di poter beneficiare dell’esonero dal pagamento della Tari per il 2023.
Per chi ha una seconda casa e la utilizza pochi mesi all’anno, come abbiamo visto è prevista una riduzione del tributo da versare. Invece, il discorso cambia se l’immobile è abitato da un inquilino in affitto. Chi pagherà la tassa in questo caso, il proprietario o l’inquilino?
Dipende dal tempo di permanenza nell’abitazione. Nello specifico, l’inquilino è obbligato a pagare la tassa sui rifiuti se resta nell’immobile per più di 6 mesi. In caso di permanenza minore, invece, la tassa è completamente a carico del proprietario.

Come pagare meno la tassa sui rifiuti: quando si paga la TARI
Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come pagare meno la tassa sui rifiuti e chi è tenuto a pagare la Tari. A questo punto, potrebbe essere utile sapere quando si paga la Tari, in termini temporali.
Innanzitutto, a stabilire le scadenze per pagare la Tari sono i Comuni, quindi le tempistiche variano a seconda della zona di residenza.
Generalmente, però, la tassa va versata in tre diversi periodi dell’anno, e in particolare:
- entro la fine di aprile (prima rata di acconto);
- entro la fine di luglio (seconda rata di acconto);
- entro il 31 dicembre (saldo finale).
Tuttavia, dal 1° gennaio 2023, l’Arera ha stabilito un piano di dilazione e rateizzazione della Tari per coloro che si trovano in queste condizioni:
- sono titolari del Bonus sociale luce e gas o del Bonus sociale acqua;
- utenti in condizione di disagio economico, in base ai criteri decisi dal Comune;
- quando l’importo addebitato supera del 30% il valore medio della rata degli ultimi due anni.
Infine, i Comuni possono assicurare la rateizzazione solo in caso di importo iniziale pari ad almeno 100 euro.
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