Come pagare meno tasse con la Partita Iva? Scopriamolo in questo articolo (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: il regime forfettario
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: esempi di calcolo in regime forfettario
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: esempi di calcolo in regime ordinario
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: risparmiare sui contributi
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: spese deducibili e detraibili
- Come pagare meno tasse con la Partita Iva: agevolazioni e crediti d’imposta
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Come pagare meno tasse con la Partita Iva
Prima di procedere a spiegare come si fa a “pagare meno tasse” è bene premettere e specificare che tutto quello di cui si parla in questo articolo riguarda eventuali agevolazioni o adesioni a regimi agevolati. Insomma, tutte soluzioni assolutamente legali.
Ridurre infatti le proprie tasse dichiarando all’Agenzia delle Entrate il falso, cioè meno di quanto si guadagna in realtà, è un reato e anche molto serio.
Da questo punto di vista i controlli dell’organo si sono intensificati parecchio negli ultimi anni, perciò è una strada illegale che non dovete assolutamente percorrere: rischiate molto più di quanto pensate di poter guadagnare!
Piuttosto, imparando a conoscere quali sono le agevolazioni che lo stato mette a disposizione delle Partite Iva e, più in generale, come funziona per i lavoratori autonomi il sistema fiscale, è possibile nei fatti ottenere dei vantaggi legali sulle tasse.
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Come pagare meno tasse con la Partita Iva: il regime forfettario
Normalmente da lavoratori autonomi si è tenuti al pagamento dell’Irpef secondo le classiche aliquote per i vari scaglioni, come stabilito dalla recente riforma fiscale.
Tuttavia, in presenza di alcuni requisiti, che ora andremo ad elencare, le Partite Iva possono aderire al regime forfettario. Questo è un regime agevolato che di fatto permette di avere una flat tax, con cui si paga il 5% di Irpef per i primi cinque anni di attività e poi il 15% per il resto.
Tra i vantaggi del regime forfettario, segnaliamo anche l’esonero dall’applicazione dell’Iva sulle fatture e il fatto che, per adesso, le Partite Iva che aderiscono non sono tenute alla fatturazione elettronica.
Insomma, il regime forfettario è il miglior modo possibile per ridurre l’Irpef, ma per potervi aderire le Partite Iva devono avere dei requisiti, che sono i seguenti:
- i ricavi e i compensi dell’attività non possono superare gli 85.000 euro all’anno;
- le spese per il lavoro accessorio o il lavoro dipendente non devono superare i 5.000 euro.
Nel caso in cui la Partita Iva abbia aderito al regime forfettario e i ricavi annui risultino superiori a 85.000 euro, ma inferiori a 100.000 euro: si resta nel regime forfettario ed è solo necessario versare l’imposta sostitutiva prevista.
Se invece i compensi superano i 100.000 euro la Partita Iva decade dal regime forfettario e ricade automaticamente nel regime ordinario, cioè non avrà più la flat tax ma pagherà l’Irpef in base agli scaglioni.
Tutta la normativa è reperibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate, nella pagina dedicata al nuovo regime forfetario agevolato.
Come pagare meno tasse con la Partita Iva: esempi di calcolo in regime forfettario
Proviamo a fare un esempio per vedere quanto si risparmia con il regime forfettario. Immaginiamo perciò una Partita Iva che svolga il lavoro di giornalista freelance, cioè uno dei codici Ateco associati alle attività professionali.
La nostra Partita Iva ha un fatturato annuo lordo di 30.000 euro, è iscritta alla Gestione separata INPS e aderisce al regime forfettario nei primi 5 anni di attività, paga cioè il 5% di Irpef.
Partendo dal presupposto che le tasse da pagare variano in base al lavoro che la Partita Iva svolge, per questo tipo di attività la base imponibile è del 78%. In parole povere, il lavoratore paga le tasse solo sul 78% del fatturato, in questo caso il 78% di 30.000 euro è uguale a 23.400 euro.
Prima di tutto da questi 23.400 euro vanno tolti i contributi previdenziali, che per le Partite Iva iscritte all’Inps sono il 26,23% all’anno. La nostra Partita Iva deve quindi pagare 6.138 euro di contributi all’INPS.
Poiché l’Irpef si applica sulla parte dei ricavi a cui vanno sottratti i contributi pagati, dai 23.400 euro imponibili vanno tolti i 6.138 euro di contributi e abbiamo un totale di 17.262 euro su cui va pagata l’Irpef.
Dunque, se la Partita Iva è in regime forfettario e si trova nei primi 5 anni di attività pagherà di Irpef il 5% di 17.262 euro, cioè 863 euro all’anno. In pratica lo stipendio annuo, al netto di Irpef e contributi, è di circa 23.000 euro.
Come pagare meno tasse con la Partita Iva: esempi di calcolo in regime ordinario
Facciamo un altro esempio e vediamo quanto si paga di tasse con il regime ordinario. Immaginiamo sempre una Partita Iva che svolga un’attività da freelance con un reddito annuo di 30.000 euro (esclusa l’Iva), iscritta alla Gestione separata INPS e che ha avuto 2.000 di spese deducibili.
Ora, per calcolare la base imponibile ai fini Irpef, cioè la parte di fatturato su cui si applica la percentuale da pagare, per prima cosa dai 30.000 euro vanno tolti i 2.000 euro di spese e abbiamo 28.000 euro.
Su questi 28.000 euro vanno ora calcolati i contributi, che sono il 26,23% e cioè 7.334 euro da pagare all’INPS. Quindi, togliamo dai 28.000 euro i 7.334 euro di contributi e abbiamo un totale di 20.656 euro su cui si deve pagare l’Irpef, in questo modo:
- 23% sui primi 15.000 euro guadagnati, cioè 3.450 euro;
- 25% dai 15.000 ai 20.656 euro guadagnati, cioè 1.414 euro.
In pratica lo stipendio annuo della nostra Partita Iva in regime ordinario, al netto di Irpef e contributi, è di 15.792 euro, cioè molto meno di quanto avrebbe guadagnato in regime forfettario.
Come pagare meno tasse con la Partita Iva: risparmiare sui contributi
Un altro modo per risparmiare sulle tasse quando si ha la Partita Iva è, ove possibile, l’iscrizione alle casse professionali private dei professionisti.
In questo caso il risparmio non è sull’Irpef ma sui soldi dei contributi, perché rispetto all’INPS la percentuale di contributi da versare con le casse private è più bassa.
Ad esempio, per continuare con gli esempi pratici, se la nostra Partita Iva che svolge il lavoro di giornalista freelance matura i requisiti per l’iscrizione all’albo dei giornalisti e quindi alla Gestione separata INPGI pagherà un’aliquota contributiva del 12% (o del 14% per il reddito netto che eccede i 24.000 euro).
Ricordiamo invece che per gli iscritti alla Gestione separata INPS, come abbiamo detto, l’aliquota contributiva annua è del 26,23%.

Come pagare meno tasse con la Partita Iva: spese deducibili e detraibili
Un altro modo per ridurre le tasse da pagare è conoscere quali spese sono deducibili e detraibili e in che misura.
Ad esempio, quando si lavora da casa, poiché l’abitazione funge anche da posto di lavoro, eventuali spese di affitto e bollette sono deducibili al 50%.
Ancora, vi sono spese detraibili come quelle per l’auto, che in caso di uso promiscuo, cioè non solo per attività lavorativa ma anche per uso personale, è detraibile al 20%, mentre per gli agenti di commercio la detrazione sale all’80%.
In ogni caso, per verificare con esattezza le spese deducibili e detraibili dovete sempre consultarvi con il vostro commercialista, che è anche aggiornato su eventuali modifiche alla legge.
Scopri la pagina dedicata alle Partite IVA e ai lavoratori autonomi.
Come pagare meno tasse con la Partita Iva: agevolazioni e crediti d’imposta
Per concludere, il Governo italiano riserva alle startup, cioè le imprese nascenti, alcune agevolazioni specifiche. I bandi di questo tipo sono gestiti dalla società Invitalia e pubblicati sul sito Invitalia.it.
Inoltre, per le imprese c’è un’agevolazione specifica che riguarda le spese sostenute ai fini di ricerca e sviluppo.
Esiste infatti il “credito d’imposta per ricerca e sviluppo”, che consiste in un rimborso, in media del 50%, per i costi sostenuti per un eventuale formazione del personale o per investimenti tecnologici per l’azienda.
Il rimborso viene corrisposto sotto forma di credito d’imposta, cioè sottratto dalle tasse da pagare, e deve essere richiesto nella dichiarazione dei redditi.
Tutta la normativa è pubblicata sul sito dell’Agenzia nella pagina dedicata al credito d’imposta per ricerca e sviluppo.
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