Il salasso è arrivato per famiglie e imprese che hanno un conto corrente in banca. Non sono aumentati solo i prelievi per le singole operazioni con il bancomat o i costi fissi (come vedremo), gli istituti di credito hanno anche deciso di far lievitare i costi sul conto per chi ha in deposito determinate somme.
Sono già cinque le banche che hanno deciso di applicare una penale rispetto alla soglia dei 50 o 100mila euro.
Per il Corriere della Sera, queste banche saranno presto seguite dalle altre.
E non è tutto: sono in arrivo anche aumenti per le commissioni (Fineco, Ing, Unicredit, Banco Bpm e Mps).
Motivo: compensare i costi che le banche pagano alla Bce per la liquidità depositata in eccesso.

Troppi depositi fermi
La questione non riguarda pochi spiccioli. Ci sono 1.749 miliardi di euro di privati fermi sui depositi, e 459 miliardi delle imprese.
Risultato: in due mesi, tra il 3 febbraio e il 22 aprile, le spese sui costi online sono aumentati fino al 48%. In particolare per famiglie. (indagine di Altroconsumo per il Corriere)
Per i giovani i costi del conto corrente sono rimasti stabili (in alcuni casi sono anche scesi).
Per i pensionati la spesa è salita del 22%, a 41 euro.
Si diceva di penali sui soldi in giacenza.
Dal primo marzo Unicredit ha deciso di trattenere ai nuovi clienti (le imprese in particolare), lo 0,5% se tengono ferma una liquidità superiore ai 100mila euro.
La stessa aliquota è stata fissata anche da Mps sui conti di quelle aziende che hanno depositi infruttiferi superiori al milione di euro.
Ma a ruota stanno seguendo tutte le banche. A luglio Banco Bpm colpirà quelle aziende che hanno 100mila euro in giacenza liquida media.

C’è chi invita a clienti a chiudere il conto corrente
Ma c’è chi va anche oltre: Fineco chiuderà i conto corrente dei clienti che negli ultimi tre mesi hanno registrato un saldo medio di liquidità che è superiore a 100mila euro e non hanno fatto né finanziamenti, nè investimenti. Quei soldi sono appunto in giacenza. E quei soldi per la banca sono oggi un costo.
Ma ci sono anche altri cambiamenti in vista. E non riguardano solo le banche, ma anche le Poste.
Sono in arrivo anche i rincari del canone, e sempre per lo stesso motivo: riequilibrare gli effetti del tasso negativo che la Bce paga alle banche.
Per i privati il canone di Mps aumenterà del 33%. Per Fineco del 76%. Ma aumenti per i conto corrente sono comuni a quasi tutti gli istituti.
Le Poste introdurranno invece dei limiti per i bonifici online.
Non tutte le banche introdurranno costi sulle giacenze. Nessuna “sanzione” infatti per chi ha conti correnti con Intesa Sanpaolo, Wibida, Ing, CheBanca!, Banca Sella e Poste Italiane.
Quello che cresce, per tutte (o quasi), è il costo del conto corrente.

Perché le banche perdono soldi
Perché le banche sono così in affanno lo abbiamo accennato: pagano lo 0,5% per tutta la liquidità depositata che è in eccesso rispetto alle riserve obbligatorie (il tasso di interesse della Bce è negativo). Il che vuol dire che più soldi ha la banca in giacenza e più soldi perde.
La soluzione? Arginare le perdite gravando di costi i clienti, per convincerli a investire o a portare via il denaro. Ma non tenerlo fermo a spese della banca.
Un esempio pratico di quanto perdano le banche sulla liquidità di un cliente che ha in giacenza sul conto corrente 100.000 euro lo ha fornito Fineco. Il costo è di 98 euro l’anno.
Ma non solo. Le banche devono anche finanziare il Fondo interbancario che tutela i depositi fino a 100.000 euro. Entro il 2024 dovranno versare lo 0,8% dei depositi totali.
Naturalmente maggiore è la liquidità parcheggiata e più le banche dovranno pagare.
E a lungo andare, tenere ferme cifre anche consistenti in banca, con o senza penali, è comunque una perdita secca per il correntista. 100.000 mila euro si riducono a 90.000 in dieci anni e a 72.000 dopo altri dieci.
Quasi meglio tenere i risparmi sotto la canonica mattonella che su un conto corrente.
E comunque un consiglio: verificate cosa ha fatto o ha intenzione di fare la vostra banca con i costi fissi e le sanzioni. Non tutte applicano lo stesso criterio, c’è chi penalizza di più i clienti e chi meno.