Attualmente qual è il contratto di affitto più conveniente? E come valutare le migliori condizioni sul mercato? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Contratto di affitto più conveniente: cosa valutare?
Ad oggi qual è il contratto di affitto più conveniente? Per stabilirlo è doveroso prendere in esame due fattori: la tipologia del contratto di locazione e il regime fiscale applicabile ai canoni di locazione.
È chiaro che, non sempre, il contratto più vantaggioso per il proprietario di casa è ugualmente vantaggioso per l’affittuario.
Il primo punto da risolvere quando si parla di contratti d’affitto è la registrazione. Un contratto di affitto non registrato probabilmente è più conveniente per il locatore e per il locatario, ma in caso di controversie nessuna delle due parti potrà rivolgersi a un giudice per far valere le proprie ragioni, in quanto il contratto sarebbe nullo, mai esistito.
Inoltre, si potrà pure risparmiare qualche decina di euro in termini di costo d’affitto e fiscali, ma parliamo sempre di una frode nei confronti dello Stato (evasione fiscale). Quindi è sempre più conveniente registrare il contratto d’affitto.
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Contratto di affitto più conveniente per il locatario
Una persona o una famiglia alla ricerca di un appartamento da affittare per molti anni, per convenienza dovrebbe firmare un contratto di affitto a canone libero.
Questa tipologia di contratto ha una durata più lunga, non può essere rescisso prima di 4 anni e dopo la scadenza viene rinnovato automaticamente per altri 4 anni (da qui il nome di “4+4”). Il canone è più costoso degli altri, perché può essere concordato tra le parti e non è calmierato dagli accordi di categoria.
Se si vuole, invece, risparmiare sul costo del canone potrebbe essere opportuno siglare un contratto di affitto a canone concordato (3+2), che ha una durata di tre anni rinnovabile per altri due anni, ma è più economico del tipo di contratto spiegato in precedenza. Il costo del canone è il più basso sul mercato ed è fissato dagli accordi locali delle organizzazioni della proprietà edilizia e delle organizzazioni dei conduttori.
Anche a livello fiscale, il canone concordato è più conveniente, perché l’inquilino potrà godere di due detrazioni per l’abitazione principale, per i primi tre anni dal trasferimento nell’abitazione:
- 495,80 euro se il reddito complessivo non supera i 15.493,71 euro annui;
- 247,90 euro se il reddito complessivo supera i 15.493,71 euro, ma è inferiore ai 30.987.41 euro annui.
Se, invece, non si cerca un appartamento per un lungo periodo, è opportuno firmare un contratto di locazione per uso transitorio della durata di massimo 18 mesi (rinnovabili per altri 18 mesi), che permetta un recesso in tempi brevi, a differenza delle altre due tipologie di contratto, dove il recesso del canone non può avvenire prima della scadenza del contratto, a patto che non sia per giusta causa.

Contratto di affitto più conveniente per il locatore
Per un proprietario di casa, invece, il canone di locazione più conveniente è sicuramente il canone libero, poiché l’importo del fitto è determinato dai prezzi di mercato.
Il contratto di locazione a canone concordato è comunque vantaggioso per il proprietario di casa, perché può essere rescisso in tempi brevi (3 anni e successivamente 2 anni). Questo tipo di canone è conveniente a livello fiscale perché è prevista una riduzione della base imponibile dell’IRPEF al 30%, nel caso in cui non si dovesse scegliere la cedolare secca.
Inoltre è prevista una riduzione della base imponibile per l’imposta di registro pari al 30%. In caso di opzione cedolare secca, l’aliquota è ridotta al 10% anziché al 21%.
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