Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: per salvare il potere d’acquisto e aiutare tante famiglie in difficoltà.(scopri le ultime notizie su mutui e prestiti. Leggi su Telegram tutte le news sulla finanza personale. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: cala il potere d’acquisto
- Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: bonus invernale
- Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: uno stipendio in più l’anno
- Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: l’Italia e l’Europa
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Sindacati e Confindustria per una volta hanno una posizione comune: ridurre il peso del costo del lavoro. L’obiettivo è quello di abbassare la spesa salari per le imprese (tra le più alte in Europa) e allo stesso tempo aumentare i soldi in busta paga per i lavoratori. (Inflazione record, come salvare i risparmi)
Il governo non lo esclude, anzi, la misura viene ritenuta sempre più urgente. Il discorso è semplice: se in Italia gli stipendi sono più bassi rispetto ad altre nazioni europee è anche perché lo stato preleva buona parte della retribuzione lorda.
Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: cala il potere d’acquisto
Le difficoltà per le famiglie sono solo destinate ad aumentare. I dati Ocse per l’Italia non lasciano dubbi: con una inflazione del 6,3% gli stipendi aumenteranno solo del 3%.
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Ma la riduzione strutturale del cuneo fiscale prevede una discussione lunga, troppi. I tempi sono stretti e le difficoltà economiche sono invece immediate. Serve un intervento urgente, per la riduzione definitiva del costo del lavoro il discorso sarà rinviato alla prossima legge di Bilancio.
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Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: bonus invernale
A luglio arriverà il bonus 200 euro a dipendenti e pensionati che hanno redditi personali inferiori a 35mila euro. Si lavora quindi agli ultimi quattro mesi dell’anno.
L’ipotesi più probabile è quella di ridurre di 4 punti il costo del lavoro che consentirebbe ai lavoratori di avere in busta paga 70 euro in più al mese. Poco più di 200 euro complessivi, una sorta di altro bonus “invernale”. (Mutuo e inflazione come incide su vecchi e nuovi prestiti)
Su questa strada il governo si è già incamminato. Il nodo resta quello dei fondi: servono due miliardi. Si pensa di prelevare anche quei soldi dai profitti extra delle aziende che trattano energia.
Se non si dovessero recuperare i fondi necessari, questo taglio del cuneo fiscale sarebbe solo a vantaggio dei cittadini che hanno un reddito personale non superiore a 20mila euro.
Il provvedimento sarà comunque adottato entro la fine di luglio, quando sarà disposto anche un nuovo decreto per la riduzione delle bollette di luce e gas.
Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: uno stipendio in più l’anno
Confindustria mira più in alto, a una riduzione strutturale del cuneo fiscale-contributivo. Un taglio consistente, di oltre 16 miliardi di euro. Due terzi saranno a vantaggio dei lavoratori e un terzo per le imprese. (Come proteggersi dall’inflazione e non perdere soldi)
Questo taglio comporterebbe per redditi fino a 35mila euro un beneficio di 1.223 euro. Le cifre iniziano a essere più interessanti e pongono un vero salvagente per contrastare l’esplosione dell’inflazione.
Per i lavoratori che guadagnano 20mila euro lordi l’anno, il peso contributivo verrebbe ridotto di 1.048 euro, così suddivisi:
- 699 euro per i lavoratori;
- 349 euro per le imprese.
Per i lavoratori che guadagnano 30mila euro lordi l’anno, il peso contributivo verrebbe ridotto di 1.573 euro l’anno, così suddivisi:
- 1.048 euro per i lavoratori;
- 525 euro per le imprese.
In pratica chi ha un reddito annuo vicino a 30, 35mila euro, si ritroverebbe con uno stipendio in più ogni anno.

Contro l’inflazione salari più alti per 4 mesi: l’Italia e l’Europa
L’Italia come detto – e come confermano i dati Ocse – ha degli oneri a carico dei lavoratori che pesano in media per il 34,6%. Nella top 5 continentale. Basti un dato per capire: in Cile non si va oltre il 7%. Ma è anche vero che in Belgio quella quota supera il 52%.
In Italia un lavoratore medio, single e senza figli a carico, subisce un prelievo nel cuneo fiscale del 46,5%.
In questa percentuale ci sono:
- 15,3% di imposte personali sul reddito;
- 31,2% di contributi previdenziali (7,2% per il lavoratore; 24% per il datore di lavoro).
Questa la classifica europea:
- Belgio: 52,6%;
- Germania: 48,1%;
- Austria: 47,8%;
- Francia: 47%;
- Italia: 45,5%.
La Spagna è solo 16esima, con un prelievo fiscale del 39,3%.
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