Ecco chi ha diritto allo smart working. Su chi avesse diritto allo smart working per evitare conseguenze gravi da un contagio covid c’è stata a volte un po’ di confusione. O meglio non è stato semplice individuare la definizione precisa delle patologie croniche o delle condizioni cliniche necessarie per avere diritto al lavoro agile. (Scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Il ministero della Salute ha emanato un decreto ministeriale nel quale elenca in modo dettagliato quali sono le malattie croniche o le situazioni cliniche ritenute indispensabili per valutare se un lavoratore può essere definito “fragile” e quindi accedere alla possibilità di lavorare da casa.
Il decreto in questione si riferisce all’articolo 17, comma 2, del decreto legge 24 dicembre 2021, che di fatto ha prorogato fino al 28 febbraio la necessità di far svolgere in smart working l’attività da casa ai lavoratori fragili. Anche assegnando mansioni diverse che siano però comprese nella stessa categoria di inquadramento professionale.
Ecco chi ha diritto allo smart working: proroga al 31 marzo?
Ricordiamo che sono stati approvati in Commissione Affari Costituzionali due emendamenti che dovrebbero prolungare il lavoro agile per le persone con fragilità fino al 31 marzo, quando scadrà lo stato di emergenza.
Il nuovo decreto legge dovrebbe essere convertito entro il prossimo 24 febbraio.
Sarà anche ripristinato, fino a quella data e con una retroattività che parte dal primo gennaio 2022, l’equiparazione dell’assenza dal lavoro al ricovero ospedaliero per i lavoratori fragili che svolgono mansioni non compatibili con il lavoro da remoto.
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Ecco chi ha diritto allo smart working: elenco patologie
Queste sono le patologie che danno diritto ai lavoratori fragili di accedere al lavoro in modalità smart working.
Ecco la lista che riguarda pazienti con marcata compromissione della risposta immunitaria:
- trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva;
- trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia
- immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica);
- attesa di trapianto d’organo;
- terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR-
- T);
- patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi,
- mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure;
- immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich,
- immunodeficienza comune variabile etc.);
- immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad
- alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con
- rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.);
- dialisi e insufficienza renale cronica grave;
- pregressa splenectomia;
- sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ <
- 200cellule/μl o sulla base di giudizio clinico.
Ecco chi ha diritto allo smart working: 3 condizioni
Hanno diritto allo smart working anche i pazienti che presentano 3 o più delle seguenti condizioni patologiche:
- cardiopatia ischemica;
- fibrillazione atriale;
- scompenso cardiaco;
- ictus;
- diabete mellito;
- bronco-pneumopatia ostruttiva cronica;
- epatite cronica;
- obesità.
I pazienti che soffrono di queste patologie possono accedere allo smart working a prescindere dallo stato di vaccinazione. Sono stati inclusi pazienti che hanno una notevole compromissione della risposta immunitaria e quelli con 3 patologie concomitanti che rientrano nell’elenco stabilito dal decreto interministeriale.

Ecco chi ha diritto allo smart working: chi ha più di 60 anni
Rientrano nelle categorie ammesse allo smart working anche i lavoratori che hanno più di 60 anni.
Ma in questo caso è richiesta anche l’esenzione alla vaccinazione per motivi sanitari.
Per confermare l’esistenza di queste patologie e poter quindi beneficiare del diritto di lavorare a distanza, è necessario il certificato del medico di base del lavoratore.