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Esenzione IMU, ora partono i rimborsi. Fino a 5 anni

Esenzione IMU, ora partono i rimborsi e possono riguardare fino a 5 anni: disposti dopo la sentenza della Consulta. La questione riguarda in particolare le coppie con doppia residenza: per i giudici non avrebbero dovuto versare l’Imu per nessuna delle due case. Per i Comuni un danno da miliardi di euro. Come funziona la procedura per ottenere la restituzione degli importi.

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5' di lettura

Esenzione IMU, stanno partendo i rimborsi dopo la pronuncia della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto alla doppia esenzione per i coniugi che risiedono in case diverse. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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La sentenza della Corte Costituzionale ha dato il là alla richiesta di rimborsi. Non si tratta di pochi euro, ma di quanto è stato versato per l’IMU a partire dal 2017. Migliaia di euro.

Su questo argomento potrebbe interessarti il caos che c’è nei comuni per l’azzeramento di multe, IMU e TARI; vediamo anche in un post chi non paga l’Imu nel 2023, come funziona.

Esenzione IMU, rimborsi non automatici

Per i cittadini che hanno maturato il diritto al rimborso è opportuno sapere che non sarà automatico. I Comuni rischiano di dover sborsare un bel po’ di soldi. Per questo motivo chiederanno ai contribuenti di dimostrare l’effettiva dimora nelle abitazioni. Solo dopo saranno prese in esame le richieste di restituzione dei 5 anni di IMU.

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Esenzione IMU, a chi spettano i rimborsi

Vediamo ora a chi spettano questi rimborsi. Tutto parte dal 13 ottobre dello scorso anno, giorno in cui è stata depositata la sentenza numero 209 della Corte Costituzionale.

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La Consulta ha ribaltato le regole che riguardano l’Imu sull’abitazione principale. In pratica ha separato questa definizione dal concetto di nucleo familiare.

Esenzione IMU, un esempio

Per capirci è forse meglio un esempio pratico: una coppia sposata, marito e moglie lavorano in due città diverse e hanno quindi due residenze in altrettante abitazioni di proprietà.

In un primo momento, e cioè quando è stata istituita l’Imu, è stato disposto che i due coniugi non dovessero pagare l’imposta per nessuno dei due appartamenti. Bastava la distanza tra le due case per dimostrare la giustificazione lavorativa della “doppia residenza”.

In pratica si era stabilito che le coppie con doppia residenza non avessero messo su un trucchetto al solo scopo di evitare il pagamento dell’IMU.

Poi le cose sono cambiate, in particolare dopo una sentenza della Cassazione. Il governo ha dovuto stabilire che nei casi di “doppia residenza” si dovesse pagare almeno una imposta (a scelta).

Esenzione IMU, cosa è cambiato?

Questa disposizione (si paga l’Imu su una delle due case) non è stata toccata per qualche anno, fino appunto alla decisione della Corte Costituzionale. Che ha di nuovo ribaltato il quadro.

Infatti la possibilità di non pagare l’imposta è stata estesa agli appartamenti che sono situati nello stesso Comune, anche se questa era un’ipotesi un po’ estrema. Il motivo: «Non può essere esclusa a priori date sia le grandi dimensioni di alcuni comuni italiani, sia la complessità delle situazioni della vita». 

Ma comunque, i giudici della Consulta hanno ritenuto che negare la doppia agevolazione (non pagare l’Imu per le due casi di proprietà) fosse una forma di discriminazione nei confronti delle coppie sposate rispetto alle coppiedi fatto che in situazioni analoghe, proprio per l’assenza di un legame formale, potevano continuare a beneficiare dell’esenzione.

Esenzione IMU, modello per il rimborso

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale i proprietari si stanno organizzando. Confedilizia ha preparato un modello per presentare la domanda. Si può trovarlo nelle sedi territoriali dell’associazione. 

Per ora riguarda il rimborso del 2017, quello più lontano (ricordiamo che la prescrizione per l’Imu arriva dopo 5 anni).

Si punta ad avere il rimborso di quanto è stato versato quell’anno.

Per chi possiede case che rientrano nelle categorie ritenute di lusso (A1, A8 e A9), i contribuenti potranno chiedere la differenza tra quanto dovuto in base alla soglia per l’abitazione principale e quanto invece è stato versato.

Nell’immagine una coppia festeggia saltando sul letto, forse ha avuto l’esenzione IMU

Esenzione IMU, quanti casi in Italia?

In rimborsi ci saranno. C’è una sentenza da rispettare. Ora la questione è un’altra: quante sono le coppie con doppia residenza nel nostro Paese?

La risposta a questa domanda è importante, perché consente di sapere a quanti soldi dovranno rinunciare i Comuni, che hanno spesso bilanci già in bilico tra il disastro e il fallimento.

Ebbene non esiste una stima a livello ufficiale. Ma c’è già chi ha fatto i primi conti. Come il Comune di Roma, che incassa con l’IMU 1 miliardo e 300 milioni l’anno. Ebbene si prevede una perdita di 150 milioni di euro l’anno. Se si moltiplica questa cifra per cinque (gli anni di arretrati), quella somma potrebbe lievitare a 600 milioni. E solo per le casse della Capitale.

Un calcolo approssimativo sulla base dei conti romani dovrebbe portare complessivamente quella cifra a superare i due miliardi. Un vero crack. A onor del vero, però, bisogna anche aggiungere che la situazione romana sembra sia particolare.

E comunque, con un quadro del genere appare evidente che i sindaci cerchino di ridurre al minimo i danni. Certo, c’è la sentenza della Corte Costituzionale da rispettare, ci mancherebbe. Ma, come accennato in precedenza, si cercherà di ridurre l’esborso provando a individuare le doppie residenze fittizie, quelle che cioè sono servite ai coniugi solo per non pagare l’IMU e non avevano nessun’altra motivazione.

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