
Sono passati 22 anni dalla morte di Fabrizio De Andrè. Era l’11 gennaio del 1999 quando un carcinoma polmonare portò via il poeta anarchico della musica italiana, doveva compiere 59 anni.
Le sue canzoni hanno raccontato, con toni ed espressioni che lo hanno reso unico, l’amore, la rabbia, il disagio, la malinconia. Non rinunciando spesso all’ironia.
Fabrizio De Andrè aveva scoperto di essere malato tempo prima e nonostante tutto, ha continuato a lavorare. Stava incidendo Notturni, un disco che non riuscirà a completare.

Fabrizio De Andrè, in 10.000 ai funerali
Ai suoi funerali parteciparono in 10.000, un omaggio commosso all’artista e all’uomo che aveva navigato con la musica e le parole tra il dolore, la morte e la passione, con uno stile pungente e provocatorio. Il giorno dei funerali, la scrittrice Fernanda Pivano, lo ha ricordato così: «Non doveva andarsene, non doveva. È stato il più grande poeta che abbiamo mai avuto».
Perché lo chiamavano Faber
E la parola poeta torna spesso quando si parla di De Andrè. Non a caso.
Fabrizio De Andrè era nato nel quartiere genovese di Pegli il 18 febbraio del 1940. La sua passione per le matite, le Faber Castell, gli sono valse l’appellativo di Faber, coniato da un suo grande amico, Paolo Villaggio.
Storie di emarginati, ribelli e prostitute
Ha raccontato storie di emarginati, ribelli, prostitute. Vere poesie, come in Via del Campo («dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori»). Ma ha raccontato a suo modo anche le realtà di un carcere come quello di Poggioreale, con Don Raffaè, dove esibisce un indimenticabile accento napoletano.

Il dialetto, quello genovese in particolare (ma prima ancora quello sardo), è stato uno strumento che De Andrè ha utilizzato per raccontare alcune realtà con gli occhi di chi le vive o le ha vissute. Quasi una operazione da cinema neorealista.
Fabrizio De Andrè è stato anche il primo cantautore ha pensare album interi come un insieme di storie che si intrecciavano tra loro, quasi a completare un puzzle. Gli esempi più classici sono Storia di un impiegato e La buona novella.
I personaggi delle sue canzoni
Ha cantato di prostituzione (La canzone di Marinella, Bocca di Rosa, Via del Campo), dei Rom (Princesa e Khorakhane), di guerra, terrorismo, vicende di cronaca che hanno segnato la storia del Paese, come l’omicidio di Pierpaolo Pasolini (Una storia sbagliata). Ma anche drammatiche vicende personali, con brani come Franziska e Hotel Supramonte, quando ripercorre i giorni del suo rapimento, nel ’79, quando venne preso insieme alla moglie Dori Ghezzi, dall’Anonima sequestri.

Ma anche l’amore, in mille e meravigliose sfumature. Mai banali, come Verranno a chiederti del nostro amore, Amore che vieni, amore che vai, La Ballata dell’amore cieco.
E tante, tante altre. Il mondo in poesia e poi in canzone. Con una voce che è indimenticabile e anche oggi, 22 anni dopo la sua morte, Fabrizio De Andrè continua a raccontarci temi eterni, con la stessa sconcertante bellezza e attualità.
Gruppo WhatsApp offerte di lavoro, bonus, concorsi e news
Ricevi ogni giorno gratis i migliori articoli su offerte di lavoro, bandi, bonus, agevolazioni e attualità. Scegli il gruppo che ti interessa:
Seguici anche su Google | Facebook | Instagram
Come funzionano i gruppi?
- Due volte al giorno (dopo pranzo e dopo cena) ricevi i link con le news più importanti
- Niente spam o pubblicità
- Puoi uscire in qualsiasi momento: la procedura verrà inviata ogni giorno sul gruppo
- Non è possibile inviare messaggi sul gruppo o agli amministratori
- Il tuo numero di cellulare sarà utilizzato solo per inviarti notizie