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Fattura elettronica, le Partite Iva che hanno l’obbligo

Fattura elettronica, le Partite Iva che hanno l'obbligo e quelle che lo avranno il prossimo anno. I chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate e come funziona il nuovo sistema digitale.

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5' di lettura

Fattura elettronica, quali sono le partite che hanno l’obbligo e per quali scatterà a partire dal primo gennaio 2023. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

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Sull’obbligo della fatturazione elettronica per le Partite Iva c’è già una normativa in vigore (il decreto numero 36 del 2022, l’articolo 18), ma ci sono stati ulteriori chiarimenti. Li ha forniti l’Agenzia delle Entrate, rispondendo a una serie di dubbi espressi dai contribuenti.

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Questo post potrebbe aiutare a fare chiarezza. Sia per chi deve rispondere subito all’obbligo della fatturazione elettronica, sia per chi dovrà prepararsi a farlo a partire dal prossimo anno.

Su questo argomento potrebbe interessarti sapere come può cambiare l’indennità ISCRO per le Partite Iva; c’è un focus che spiega come funziona la flat tax per le Partite Iva.

Cosa dice la legge per la fattura elettronica

La fatturazione elettronica è obbligatoria dal 2019 per la cessione di beni e la prestazione di servizi tra contribuenti che sono residenti o stabiliti in Italia.

Quella normativa ha escluso fino al 30 giugno 2022 i lavoratori con Partita Iva che rientrano nel regime forfettario.

Dal primo luglio del 2022,  con l’introduzione dell’articolo 18 è stato aggiunto un ulteriore elemento. Infatti, l’obbligo è stato esteso a tutti i contribuenti che a partire dall’anno precedente hanno avuto dei ricavi che superano i 25mila euro.

L’obbligo per tutti gli altri (quelli che quindi non hanno superato quella soglia) è solo rinviato, scatterà infatti dal primo gennaio del 2024.

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Fattura elettronica, chi supera i 25mila euro nel 2022?

Una delle domande alle quali ha risposto l’Agenzia delle Entrate riguarda le Partite Iva in regime forfettario che hanno superato il limite di reddito nel 2022. Cosa dovranno fare?

Tutto ruota intorno alla dicitura della legge che fa esplicito riferimento all’anno precedente. 

Una dicitura che si presta a una duplice interpretazione:

  • il riferimento potrebbe essere mobile, quindi nel 2021 per il 2022, 2022 per il 2023 e così via;
  • il riferimento potrebbe essere fisso, quindi solo i soggetti che nel 2021 hanno superato la soglia di ricavi da 25 mila euro.

Fattura elettronica, cosa dice l’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate così chiarisce la questione:  «La norma citata prevede che l’obbligo di fatturazione elettronica per i soggetti precedentemente esclusi “si applica a partire dal primo luglio 2022 per i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi o percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000, e a partire dal primo gennaio 2024 per i restanti soggetti».

«Pertanto – continua l’Agenzia -, come precisato anche dalla circolare 26/E del 2022, solo per i contribuenti che nell’anno 2021 hanno conseguito ricavi o compensi, ragguagliati ad anno, superiori a 25 mila è entrato in vigore dal primo luglio 2022 l’obbligo di fatturazione elettronica. Per tutti gli altri soggetti forfettari l’obbligo decorrerà dal primo gennaio 2024, indipendentemente dai ricavi/compensi conseguiti nel 2022». 

Cosa significa? I contribuenti che nel 2021 non hanno raggiunto la soglia dei 25mila euro e che nel 2022 l’abbiano superata, non hanno comunque l’obbligo della fatturazione elettronica fino al 2024.

Come presentare la fattura elettronica?

La fatturazione elettronica si diversifica da quella cartacea per due motivi principali:

  • deve essere redatta usando un software tramite un pc, un tablet o uno smartphone;
  • deve essere trasmessa in via digitale al cliente, con il Sistema di Interscambio (SdI). Questo sistema consente di verificare subito l’esistenza e il corretto inserimento dei dati fiscali indispensabili ai fini fiscali. Tra questi dati ci sono:
  • le Partite Iva del fornitore e del cliente e il codice fiscale di quest’ultimo. Se il controllo si conclude con esito positivo, l’SdI comunica la fatturazione con una ricevuta di recapito.

Quali sono software più usati per la fatturazione elettronica? Ce ne sono diversi, questi quattro sono quelli che stanno avendo una maggiore diffusione:

  • Aruba;
  • Danea;
  • Libero SiFattura;
  • TeamSystem.

Ci sono alcuni software che sono gratuiti, altri prevedono invece un pagamento annuale. Si tratta comunque di costi contenuti e questo strumento diventerà per tutti indispensabile e di uso quotidiano.

Fattura elettronica, tre canali

Per emettere una fattura elettronica le Partite Iva in regime forfetario dovranno utilizzare uno di questi tre canali:

  • sistema di interscambio (SdI), del quale abbiamo già accennato. In questo caso è possibile inviare le fatture elettroniche direttamente dal proprio software di fatturazione o servendosi del sito dell’Agenzia delle Entrate;
  • con il portale Fatture e Corrispettivi, che consente di caricare le fattura in formato XML;
  • con il servizio telematico “Fatture e Corrispettivi”, che è disponibile sul profilo personale sulla piattaforma Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate.
Nell’immagine la compilazione di una fattura elettronica

Fattura elettronica, cosa succede dopo l’invio?

Dopo aver inviato la fattura elettronica, il sistema di interscambio la trasmetterà alla pubblica amministrazione destinataria che potrà così conservarla e consultarla in formato elettronico.

La fattura elettronica permette ai contribuenti forfetari di emettere un documento contabile valido dal punto di vista fiscale, che viene inviato sia al cliente, sia all’Agenzia delle Entrate.

In questo modo il fisco può valutare:

  • se le informazioni fornite sono corrette;
  • i movimenti sono tutti tracciabili;
  • si può monitorare il pagamento delle imposte.

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