Fuga dall’impiego pubblico, gli incentivi del governo

Fuga dall’impiego pubblico: gli incentivi del governo, le agevolazioni degli enti pubblici per attrarre il personale. In alcuni ruoli restano scoperti, anche dopo i concorsi, otto posti su dieci. Le possibili soluzioni e la caccia aperta a dipendenti che ricoprono ruoli specialistici.

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6' di lettura

La fuga dall’impiego pubblico rischia di causare gravi ritardi nell’applicazione del Pnrr, con conseguenze serie per il Paese. (scopri tutti gli annunci e le offerte di lavoro sempre aggiornati. Ricevi su Telegram la rassegna stampa con le ultime novità sui concorsi e sul mondo del lavoro. Prova il nostro tool online per la ricerca di lavoro in ogni parte d’Italia. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

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In un decreto approvato di recente l’esecutivo ha inserito due commi che hanno un obiettivo dichiarato: convincere i neo assunti a non lasciare il posto di lavoro.

Si tratta in particolare di personale specializzato che è stato assunto con lo scopo di realizzare una serie di progetti con i fondi europei. 800 di loro sono stati sistemati con contratti a termine nei diversi dicasteri. Altri 2.800 sono stati invece scelti per dare una mano alle amministrazioni del Sud e spendere bene e in tempi rapidi i finanziamenti che sono stati destinati alla coesione sociale.

Ebbene, il governo ha stabilito, proprio in quei due commi, che per questi tecnici sarà possibile l’assunzione a tempo indeterminato senza che ci sia il passaggio per un concorso pubblico.

Basta un solo requisito per ottenere il posto fisso: aver lavorato almeno 15 mesi in un ministero o in un ente locale.

Su questo argomento puoi leggere un articolo sui concorsi pubblici, pochi candidati: motivi e opportunità; abbiamo verificato qual è l’elenco dei concorsi pubblici per diplomati nel 2023; e infine abbiamo descritto la mappa dei concorsi pubblici quest’anno, con  170.000 assunzioni.

Fuga dall’impiego pubblico: assunzione definitiva

In genere queste decisioni sollevano sempre qualche protesta: ma come, una assunzione pubblica senza il concorso? Questa volta non accadrà. I profili scelti, in particolare per gli 800 che lavoreranno nei ministeri, sono molto specialistici, soprattutto sono esperti in questi settori:

  • economico;
  • giuridico;
  • informatico; statistico-matematico;
  • ingegneristico;
  • ingegneristico gestionale.

Ovvero quasi tutte (se non tutte) specializzazioni molto richieste anche nel settore privato, che offre possibilità di carriera e guadagno notevolmente superiori al pubblico.

E infatti, delle 800 persone che hanno superato le selezioni, sono ben 400 quelle che non hanno accettato (la sede di lavoro era Roma).

Ma non è tutto.

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Fuga dall’impiego pubblico: enti locali

La stessa percentuale di rinunce (il 50 per cento) si è registrata anche per l’altro concorso, quello per la Coesione sociale. Molti dei vincitori avevano partecipato anche ad altri concorsi. Quando hanno dovuto scegliere tra un contratto a tempo determinato e un posto fisso in una amministrazione diversa hanno scelto quest’ultimo (comprensibilmente).

Ma il vero problema non è legato a queste assunzioni, in fondo parliamo di poco più di 2.000 profili. La questione è molto più estesa: c’è una vera caccia tra le varie amministrazioni dello Stato per cercare di assicurarsi le prestazioni di persone specializzate.

I timori, per capirci, potrebbero concretizzarsi tra qualche mese: le amministrazioni pubbliche hanno lanciato una massiccia campagna di reclutamento, con 156.000 assunzioni previste (per far fronte alle uscite e alla necessità di ringiovanire un organico mediamente troppo avanti con gli anni).

Se si dovesse riscontrare la stessa percentuale di rinunce (ma anche molto meno) si correrebbe il rischio di avere gli uffici pubblici sguarniti. Soprattutto nei ruoli chiave.

Una situazione di questo tipo sarebbe stata impensabile fino a 5, 10 anni fa.

Fuga dall’impiego pubblico già da qualche anno

Già nel 2021, i dati sono stati forniti dal Formez, i concorsi pubblici si chiudevano con una percentuale del 20 per cento di posti rimasti scoperti. Ovvero, su 10 lavoratori della pubblica amministrazione se ne trovavano solo 8.

Oltretutto, quel  20 per cento è una media. Se si scende nei dettagli la situazione è molto peggiore. Infatti per ruoli come ingegnere o architetto la percentuale di ruoli che restano scoperti è molto più alta: l’80 per cento.

In pratica su 10 posti vacanti ne sono stati coperti solo 2.

Non si riescono a trovare neppure i profili giuridico-amministrativi. Cosa grave, anche perché si tratta di un tipico ruolo da funzionario pubblico. Ebbene, anche in quel settore i ruoli che restano scoperti sono il 15 per cento.

Fuga dall’impiego pubblico: si corre ai ripari

E quindi per attrarre i profili giusti ora gli enti locali e le agenzie nazionali stanno tentando di rendere più semplice l’accesso al lavoro. C’è chi come abbiamo visto passa dall’assunzione a tempo determinato a quella a tempo indeterminato senza la necessità di svolgere un concorso. E chi invece elimina la fase di tirocinio obbligatorio.

È il caso dell’Agenzia delle Entrate. L’ente di riscossione deve lanciare un bando per l’assunzione di 2.500 funzionari. Fino a quest’anno, prima di essere assunti nell’amministrazione fiscale bisognava superare dodici mesi di tirocinio obbligatorio. Quell’obbligo è stato eliminato proprio per incentivare i prossimi vincitori di concorso e convincerli a non lasciare per scegliere altre amministrazioni.

Insomma, come abbiamo accennato, è caccia aperta ai profili specialistici nelle pubbliche amministrazioni. C’è già carenza e la situazione rischia di diventare davvero grave nei prossimi mesi.

Nella foto giovani impegnati in un concorso – Fuga dall’impiego pubblico

Fuga dall’impiego pubblico: territori

È anche vero un altro aspetto, che viene fuori sempre dai dati del Formez. Sette candidati su dieci per questi ruoli arrivano dal Sud. E sei su dieci sono considerati idonei.

Dalla Lombardia proviene invece solo l’1,4 per cento dei candidati. Dal Veneto il 2 per cento. Chiaro che al Nord per certi profili il richiamo del privato è molto più consistente.

Ma a questo punto per le regioni settentrionali il problema potrebbe ulteriormente aggravarsi. Infatti con lo sblocco del turnover e l’ondata di concorsi pubblici in tutta la Penisola, il numero dei candidati pronti a trasferirsi al Nord dal meridione sarà molto più basso.

Anche per questo motivo si attende l’Autonomia differenziata, che potrebbe consentire a regioni come Veneto, Lombardia o Piemonte (ma non solo) di avere maggiore discrezionalità su contratti e stipendi così da poter attirare il capitale umano che arriva dal Sud e dal Centro.

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