Il governo Meloni inizia a prendere forma e con esso sorgono numerosi interrogativi sui primi provvedimenti da attuare (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
INDICE:
- Governo Meloni: stabilità dei conti pubblici
- Governo Meloni: fisco più equo
- Governo Meloni: sostegni alle imprese
- Governo Meloni: taglio strutturale del cuneo fiscale
- Governo Meloni: nuove forme di contratto di apprendistato e tirocini
- Governo Meloni: stop al reddito di cittadinanza
- Governo Meloni: innalzamento delle pensioni minime
- Governo Meloni: rilancio degli investimenti strutturali
- Governo Meloni: bonus edilizi
- Governo Meloni: Modifica del Pnrr
- Governo Meloni: sulla linea del nazionalismo economico
- Governo Meloni: il totonomi
- Ricevi tutte le news sempre aggiornate su bonus e lavoro
Governo Meloni: stabilità dei conti pubblici
Stop alle promesse mirabolanti. La Meloni si tiene lontana dal promettere l’aumento delle pensioni minime a mille euro al mese piuttosto che la flat tax al 15% per tutti (come fanno i suoi alleati). Nel raccontare quale flat tax vorrebbe, spiega come sia meglio iniziare ad applicarla sui redditi incrementali, cioè sull’aumento del reddito rispetto all’anno precedente.
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Governo Meloni: fisco più equo
FdI propone di «ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare; estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato; introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti; progressiva eliminazione dell’Irap e razionalizzazione dei micro-tributi.
Cedolare secca al 21% anche per l’affitto degli immobili commerciali in zone vantaggiate e degradate. Innalzamento del limite all’uso del denaro contante. Basta con la miope politica dei bonus, da sostituire con misure stabili e durature.
Per le cartelle in essere: “saldo e stralcio” fino a 3mila euro per le persone in difficoltà e, per importi superiori, pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, e rateizzazione automatica in 10 anni.
Governo Meloni: sostegni alle imprese
Si punta a incentivare la rilocalizzazione delle attività produttive in Italia e disincentivare le delocalizzazioni; a contrastare con determinazione la concorrenza sleale e le pratiche elusive del trasferimento delle sedi aziendali nei paradisi fiscali europei; a potenziare gli strumenti per stimolare e incentivare la canalizzazione del risparmio privato verso il finanziamento dell’economia reale, in particolare nelle Pmi; a favorire la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla governance d’impresa.
Governo Meloni: taglio strutturale del cuneo fiscale
Strategica la riduzione delle tasse sul lavoro attraverso il taglio strutturale del cuneo fiscale e contributivo, a vantaggio di lavoratori e imprese.
E la razionalizzazione delle decine di diverse tipologie di agevolazioni di incentivo alle assunzioni attualmente esistenti e accorpamento delle stesse in poche efficaci misure.
Già nell’immediato, si pensa all’introduzione di una super deduzione del costo del lavoro per le imprese che incrementano l’occupazione rispetto agli anni precedenti.
Governo Meloni: nuove forme di contratto di apprendistato e tirocini
Per promuovere la formazione e l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro si punta a rilanciare, con adeguate tutele, gli strumenti del contratto di apprendistato e dei tirocini.
A dare effettivo avvio alla riforma degli Istituti Tecnici Superiori; a potenziare il sistema dei corsi post diploma di inserimento lavorativo; a promuovere la formazione nell’ambito delle discipline (Science, Technology, Engineering and Mathematics), in modo da favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e colmare l’attuale carenza di figure qualificate in tali materie.
Governo Meloni: stop al reddito di cittadinanza
Nel mirino il reddito di cittadinanza che va abolito per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico.
Per chi è in grado di lavorare, percorsi di formazione e potenziamento delle politiche attive del lavoro. Innalzamento delle pensioni minime e sociali.
Va costruito un modello di ammortizzatori sociali universale per tutti i lavoratori: istituire una indennità di disoccupazione per gli autonomi che segua le stesse regole dell’indennità prevista per il lavoro dipendente.
Tuttavia, come già abbiamo ampiamente avanzato attraverso le nostre colonne – non sembra un’operazione facile a farsi.
Governo Meloni: innalzamento delle pensioni minime
Si parla inoltre di «innalzamento delle pensioni minime e sociali» e ad un aumento strutturale e progressivo delle pensioni di invalidità, che non potranno essere inferiori ad altre forme di assistenza sociale esistenti.
Governo Meloni: rilancio degli investimenti strutturali
Attenzione poi a un nuovo impulso e rilancio degli investimenti in infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.
L’Italia va resa competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere, il potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia e dall’Adriatico al Tirreno, nonché il potenziamento e lo sviluppo delle infrastrutture digitali ed estensione della banda ultralarga in tutta Italia.
Con una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, quali autostrade e aeroporti. E la tutela delle aziende strategiche attraverso un corretto ricorso al golden power.
Governo Meloni: bonus edilizi
Sul fronte superbonus e bonus edilizi in generale, vanno salvaguardate le situazioni in essere, ma con un occhio al riordino e all’armonizzazione degli incentivi destinati alla riqualificazione, alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli immobili pubblici e privati.
Governo Meloni: Modifica del Pnrr
FdI ha intenzione di modificare la destinazione dei fondi europei, in relazione alle mutate necessità del paese in conseguenza della guerra in Ucraina, “Noi poi abbiamo fatto il grave errore di utilizzare tutti i 122 miliardi a debito dei 191 totali del Pnrr e oggi non possiamo più ricorrervi, a differenza della Spagna che invece quei fondi li sta chiedendo ora per affrontare la crisi energetica.
Quindi è necessario pensare a cambiamenti – ha detto Giovanbattista Fazzolari responsabile del programma di Fratelli d’Italia -. Per esempio, va ridiscusso il capitolo del passaggio all’energia sostenibile.
Oggi rischiamo di dover razionare luce e riscaldamento, quindi dobbiamo pensare a riattivare le diverse fonti energetiche, a partire dall’estrazione di gas nel Mediterraneo, creare rigassificatori, efficientare il trasferimento di energia sul territorio e gli edifici. I capitoli sono tantissimi”.
Governo Meloni: sulla linea del nazionalismo economico
Aspetto originale del programma economico del partito di Giorgia Meloni è un approccio che potrebbe essere definito “nazionalismo economico”.
Già l’ormai ex premier Mario Draghi ha fatto largo uso della Golden power per evitare acquisizioni per mano cinese di aziende tecnologiche.
“Io sono per la difesa delle nostre produzioni, dei marchi e delle infrastrutture strategiche”, ha detto la leader di FdI a Radio24. E ad essere strategico per Fratelli d’Italia sono le infrastrutture, fisiche e virtuali.
Governo Meloni: il totonomi
Dopo la vittoria alle elezioni la premier Giorgia Meloni si prepara a varare il nuovo governo a maggioranza di centrodestra. Il percorso di formazione di solito occupa un tempo che va dalle 4 alle 12 settimane.
Secondo la Costituzione le nuove camere si riuniranno entro venti giorni dal voto. Ma la convocazione è già fissata per il 13 ottobre. Ecco quindi che la deadline per il nuovo esecutivo si può fissare per la fine di ottobre.
Ma già da ora cominciano le trattative per il totoministri. Anche perché Sergio Mattarella vuole fare in fretta: con la scadenza della legge di bilancio vuole far partire le consultazioni tra il 15 e il 17.
Per conferire poi a Meloni l’incarico “con riserva” e aspettare il suo scioglimento il prima possibile. Intanto Mario Draghi prepara la successione.
Per il quale sono già cominciate le trattative. Come quella sul ministero dell’Economia. Per il quale spunta l’ipotesi spacchettamento. Il Messaggero infatti scrive oggi che anche la nuova premier sta considerando l’ipotesi di dividere le Finanze pubbliche dall’Economia. Come si propone dai tempi in cui i due ministeri furono accorpati. Per il Mef si fa da tempo il nome di Fabio Panetta.
Attuale membro del board della Banca Centrale Europea, Panetta aveva accarezzato l’idea di succedere a Ignazio Visco, il cui mandato in via Nazionale scade nel 2023. Ora dovrà decidere se preferire un incarico politico a Palazzo Koch.
L’alternativa è Domenico Siniscalco. Ha fatto il ministro nel governo Berlusconi sostituendo Giulio Tremonti. Nel caso di un pacchetto, potrebbe finire al Tesoro. Dove c’è però anche la concorrenza di Maurizio Leo, attuale responsabile economico di Fdi.

A seguire i papabili della futura squadra di governo:
GUIDO CROSETTO – Considerato uno dei più vicini a Giorgia Meloni, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, già deputato e sottosegretario e attualmente impegnato nel settore privato, il suo nome è tra quelli che circolano più insistentemente come possibile ministro. Per Crosetto potrebbero aprirsi le porte del dicastero della Difesa, oppure dello Sviluppo Economico, o ancora come Sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
IGNAZIO LA RUSSA – Anche lui è tra i fondatori di Fratelli d’Italia e molto vicino a Giorgia Meloni: per La Russa potrebbero aprirsi le porte del governo, di cui ha già fatto parte dal 2008 al 2011 come ministro della Difesa, ricoprendo la carica di presidente della Camera.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – È il capogruppo uscente di Fratelli d’Italia alla Camera e una delle personalità più importanti del partito guidato da Giorgia Meloni. Anche lui potrebbe entrare a far parte del governo: per lui potrebbero aprirsi le porte del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile.
CARLO NORDIO – Il giurista ed ex magistrato è stato candidato a questa tornata elettorale nelle fila di Fratelli d’Italia, e potrebbe essere una delle figure destinate a un dicastero nel governo Meloni: per lui potrebbero aprirsi le porte del ministero della Giustizia.
GIULIA BONGIORNO – Il governo non avrà però solo ministri di Fratelli d’Italia: anche Lega e Forza Italia avranno, con ogni probabilità, la loro quota di esponenti nell’esecutivo. Tra questi potrebbe esserci Giulia Bongiorno, senatrice del Carroccio e già ministra nel governo Conte I: anche lei è in corsa per il dicastero della Giustizia.
ANTONIO TAJANI – In quota Forza Italia potrebbe entrare nell’esecutivo Antonio Tajani, già presidente del Parlamento europeo, ex commissario europeo e attualmente vicepresidente del Partito Popolare europeo. Le sue competenze e conoscenze internazionali potrebbero aprirgli le porte della Farnesina.
ELISABETTA CASELLATI – Anche l’uscente presidente del Senato – e candidata del centrodestra all’elezione che ha riportato Sergio Mattarella al Quirinale – rientra nel totonomi: la sua esperienza nelle istituzioni potrebbe valerle una posizione nel governo di coalizione che nascerà.
LICIA RONZULLI – Tra i nomi in quota Forza Italia che potrebbero far parte del governo c’è anche quello di Licia Ronzulli: considerata molto vicina alla linea di Silvio Berlusconi, è senatrice uscente e prima ancora è stata eurodeputata.
MAURIZIO LUPI E GAETANO QUAGLIARIELLO – Noi Moderati non ha raggiunto i voti necessari per entrare in Parlamento nella quota proporzionale, ma potrebbe comunque avere una rappresentanza nel prossimo esecutivo: nel caso, i nomi spendibili potrebbero essere quelli di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture nei governi Letta e Renzi, e Gaetano Quagliariellio, ministro per le Riforme Costituzionali nell’esecutivo dell’uscente segretario Dem.
MINISTERO DELL’INTERNO – Sono due i nodi che sembrano intricati da sciogliere: il primo è il Viminale. Il basso risultato elettorale potrebbe allontanare Matteo Salvini da un ritorno, dopo l’esperienza del Conte I. Tra le ipotesi che circolano c’è quella di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma, e già capo di gabinetto al ministero dell’Interno.
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