Guerra in Ucraina, il grano si produrrà in Italia. La risposta italiana ed europea alla crisi del grano è la più ovvia e ragionevole: lo produciamo noi. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Il grano si produrrà in Italia: ecco dove
Sono già state scelte le Regioni che dovranno sopperire alle mancate importazioni e stabilite anche le quantità di grano da produrre. Vediamo:
- Campania: 10.500 ettari saranno destinati al grano;
- Lombardia: 11.000 ettari;
- Veneto: 12.300 ettari;
- Piemonte: 17.544 ettari;
- Emilia Romagna: 20.000 ettari;
- Lazio: 5.000 ettari:
- Abruzzo: 3.000 ettari.
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Il grano si produrrà in Italia: colture proteiche
Saranno i granai d’Italia (oltre alla Puglia ovviamente). Non produrranno solo grano, ma anche cereali e altre colture proteiche. Verranno seminati campi che sono attualmente bloccati dal vincolo del riposo permanente.
La decisione è stata adottata ieri a Bruxelles dalla Commissione Ue.
Il grano si produrrà in Italia: decisione storica
È una decisione storica, perché modifica alla radice la Politica agricola comune (Pac), che era stata approvata solo qualche mese fa, quando però il quadro geopolitico era del tutto diverso.
Sarà dunque «consentita la produzione di qualsiasi coltura su terreni a riposo che fanno parte di zone ecologiche prioritarie nel 2022». Tutto questo garantendo tutte le pratiche ambientali che sono previste.
In questo modo si “liberano” per i prodotti agricoli 4 milioni di ettari in Europa. Una superficie importante, grande quanto la Repubblica Ceca.
Il grano si produrrà in Italia: si può fare di più
Parzialmente soddisfatta la Coldiretti. Secondo le stime con il ripristino di questi terreni ci sarà una produzione aggiuntiva di 15 milioni di mais per gli allevamenti, di grano (duro e tenero) per pasta e pane.
Ma non è tutto: l’associazione del coltivatori ritiene che si possa fare di più. Questa produzione potrebbe aumentare di altre cinque volte se si riattivano milioni di ettari di terreno che sono stati lasciati incolti.
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Il grano si produrrà in Italia: attuali importazioni
Con il piano del governo l’Italia potrebbe ridurre in modo sostanziale la dipendenza dalle importazione estere, che attualmente sono queste:
- mais per il bestiame: 47% importato dall’estero:
- grano duro per la pasta: 34%;
- grano tenero per il pane: 64%.
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Il grano si produrrà in Italia: semina in aprile
Ma bisogna fare in fretta: i cereali devono essere seminati in aprile. E quindi un qualsiasi provvedimento dell’esecutivo deve essere adottato già nei prossimi giorni.
Ieri l’Unione Europea ha preso anche altre importanti decisioni:
- l’attivazione della riserva di crisi Pac: 500 milioni (48 per l’Italia);
- e gli Stati Ue potranno a loro volta cofinanziare del 200% per dare un contributo alle aziende in crisi.
In Italia sarebbero dunque disponibili 195 milioni per il settore, già a partire da quest’anno.
Saranno inserite anche altre disposizioni:
- lo stoccaggio delle carni suine;
- sistemi di controllo per garantire la continuità delle forniture.
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Il grano si produrrà in Italia: troppo poco?
C’è chi si lamenta che è troppo poco. E forse è così. Ma è un cambio di paradigma notevole: se l’Italia e l’Europa iniziano a pensare di essere autosufficienti in tante produzioni, comprese quelle agricole essenziali, si sovvertono del tutto le norme della globalizzazione che hanno retto gli scambi commerciali per gli ultimi 30 anni.

Il grano si produrrà in Italia: tema energia
È bastato un mese di guerra in Ucraina per capovolgere quelli che sembravano dogmi inconfutabili.
Un discorso che deve essere affrontato anche per l’energia. E senza preconcetti. Se è vero che le fonti alternative possono aiutare a ridurre il peso delle importazioni, e gli acquisti di fornitori diversi dal Cremlino consentono di non sottostare al ricatto energetico da parte della Russia, è pur vero che non può essere rimandato – questo sostengono molti esponenti di governo – un discorso sulla possibilità di realizzare centrali nucleari di ultima generazione.
Era stato un tabù fino a qualche mese fa, ora lo è molto meno.
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