I neo papà non possono essere licenziati

I neo papà non possono essere licenziati per almeno un anno dopo la nascita del figlio. La circolare INPS introduce la misura diventata legge la scorsa estate. Al padre estesi gli stessi diritti della madre. Vediamo come funziona.

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6' di lettura

I neo papà non possono essere licenziati fino a quando il bambino ha compiuto un anno. Proprio come accade alle mamme. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

INDICE

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La disposizione è operativa dal 13 agosto, quando è  entrata in vigore la riforma della maternità prevista dal governo Draghi (decreto legislativo numero 105 del 30 giugno 2022). Ovvero quella che, tra l’altro, è stata pensata per «conciliare l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori e per chi presta assistenza».

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I neo papà non possono essere licenziati: circolare INPS

La norma è stata richiamata in una circolare INPS del 20 marzo 2023. Il decreto ha modificato il “Testo Unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità”.

La legge ha raddoppiato il congedo paternità, che ora è di 10 giorni, da fruire nell’arco di tempo che va dai due mesi prima della nascita ai cinque mesi dopo il parto.

La questione che ci interessa di più in questo post è riferita al divieto di licenziamento. Il decreto ha infatti modificato l’articolo 54.

In pratica, non sarà possibile licenziare «il lavoratore padre che ha fruito del congedo di cui all’articolo 27 bis e all’articolo 28 del medesimo Testo Unico).

Questo vuol dire che in caso di fruizione del congedo di paternità scatta il divieto di licenziamento anche al padre del lavoratore. Divieto che è in vigore durante tutta la durata del congedo e fino al compimento di un anno di età del bambino».

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I neo papà non possono essere licenziati: com’era

Cosa definiva la legge prima di questa modifica? Il Testo Unico maternità (decreto legislativo numero 151 del 2001) già prevedeva per la mamma il diritto a non essere licenziata. Una tutela che parte dall’inizio della gravidanza e dura fino a quando il bambino ha compiuto un anno di vita.

La vecchia normativa imponeva il divieto di licenziamento per il papà solo in caso di congedo parentale alternativo, ossia se subentrava alla madre nell’accudire il figlio qualora la donna non fosse stata in grado di assicurare assistenza al bambino. Un caso che avrebbe potuto manifestarsi in circostanze come queste:

  • la morte prematura della donna;
  • l’infermità mentale della madre;
  • l’abbandono del minore della madre;
  • nei casi di affidamento esclusivo del figlio al padre.

I neo papà non possono essere licenziati: Naspi

La riforma ha modificato anche l’accesso alla Naspi per i padri, sia nel caso abbiano fruito del congedo di paternità obbligatorio, sia nel caso abbiano invece goduto di quello alternativo.

Cosa cambia? Potranno chiedere la disoccupazione anche in caso di dimissioni improvvise rassegnate durante il periodo di divieto di licenziamento (quindi entro il primo anno di vita del figlio). 

Con la norma precedente l’accesso alla Naspi era garantito solo ai papà che erano in congedo di paternità alternativo.

Vediamo cosa prevede l’articolo 55 del Testo Unico:

«In caso di dimissioni volontarie presentate durante il periodo per cui è previsto, a norma dell’articolo 54, il divieto di licenziamento, la lavoratrice ha diritto alle indennità previste da disposizioni di legge e contrattuali per il caso di licenziamento. La lavoratrice e il lavoratore che si dimettono nel predetto periodo non sono tenuti al preavviso».

L’INPS ha anche precisato che le domande di Naspi respinte prima che venisse diffusa la circolare, possono essere riesaminate se il lavoratore presenta una istanza alla sede dell’INPS competente sul territorio.

I neo papà non possono essere licenziati: congedo

A partire dal 2023 entrambi i genitori potranno utilizzare un mese in più di congedo parentale facoltativo. Sarà retribuito all’80 per cento dello stipendio e non al 30 per cento, come accade con il congedo facoltativo.

Può essere fruito da uno dei due genitori (non c’è differenza), entro il sesto anno di vita del bambino.

Il diritto all’astensione spetta alla madre o al padre nei primi 12 anni di età del piccolo e per un periodo massimo di 10 mesi. Si può arrivare a 11 mesi qualora il padre fruisca di un congedo frazionato non inferiore a 3 mesi.

Il padre ha diritto per un periodo massimo di 3 mesi. Non possono essere trasferiti alla madre. Il papà può aggiungere altri tre mesi se non vengono usati dalla madre.

I neo papà non possono essere licenziati: malattia

Il decreto prevede anche che sia la madre, sia il padre (uno è alternativo all’altro) possono astenersi dalla prestazione lavorativa senza retribuzione in caso di malattia del figlio.

Funziona in questo modo:

  • al di sotto dei tre anni per tutta la durata della malattia:
  • dai tre agli otto anni per un massimo di cinque giorni l’anno.

Il permesso per malattia del bambino può anche interrompere il congedo parentale.

I neo papà non possono essere licenziati
I neo papà non possono essere licenziati

I neo papà non possono essere licenziati: smart working

C’è infine la questione smart working per i genitori di figli piccoli. Come sapete è sempre necessario un accordo tra il dipendente e il datore di lavoro.

Fino al 30 giugno però il lavoro agile per genitori con figli che hanno meno di 14 anni funziona a queste condizioni: 

  • l’altro genitore non deve essere in casa;
  • le mansioni devono essere compatibili con il lavoro da remoto.

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