Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: il provvedimento serve a finanziare la riduzione del cuneo fiscale. Ma anche per rendere operativa la riforma fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef. Il taglio di detrazioni e deduzioni non è semplice e bisogna evitare che determini alla fine un nuovo aumento della tassazione.

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6' di lettura

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: uno sfoltimento necessario per finanziare la riduzione del cuneo fiscale. (scopri le ultime notizie sul fisco e sulle tasse e poi leggi su Telegram tutte le news sui pagamenti dell’Inps. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp e nel gruppo Facebook. Seguici anche su su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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All’esecutivo servono 10 miliardi entro la fine dell’anno. Quei soldi sono indispensabili per confermare anche nel 2024 il taglio del cuneo fiscale che ha incrementato il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti. Ma non solo, saranno indispensabili anche per applicare la riduzione dell’Irpef per le persone fisiche e dell’Ires per le aziende.

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Senza quei soldi lo sconto sarà cancellato. Risultato: ci ritroveremo con 100 euro in meno sullo stipendio.

La soluzione era già stata ventilata: un drastico taglio dei bonus fiscali che oggi sono a disposizione di famiglie e imprese. Ora però si passa alla fase operativa.

Su questo argomento potrebbe interessarti sapere perché con la riforma fiscale la tredicesima potrebbe essere più ricca; dal 2023 ci saranno meno tasse e meno aiuti: chi ne beneficia?; vediamo infine quanto si risparmia se passa la proposta della no tax area unica.

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: l’annuncio del governo

Il governo, così ha dichiarato il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, ha intenzione di ridurre in modo drastico 226 crediti d’imposta. Si sta già lavorando in questa direzione insieme al Dipartimento delle Finanze.

Quei 226 bonus da soli valgono 36 miliardi. Una cifra più che sufficiente per finanziare la riforma fiscale e la riduzione del carico contributivo per i dipendenti.

Ma l’operazione non è semplice: anche perché il taglio drastico dei bonus fiscali si tramuta inevitabilmente in un aumento della tassazione per i cittadini e le imprese che li utilizzavano.

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Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: tasse

Bisognerà fare attenzione a questo aspetto: per ogni euro di bonus cancellato, si dovrà trovare una corrispettiva riduzione delle tasse (magari agendo sulle aliquote), sia per le imprese, sia per le famiglie.

Questa, almeno, è l’indicazione che arriva dal governo. In caso contrario tutta la rivisitazione del sistema fiscale del Paese rischia di rivelarsi un boomerang per l’esecutivo.

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: imprese

Per le imprese sono due in particolare i bonus fiscali che dovrebbero essere aggiornati (o azzerati):

  • gli incentivi Industria 4.0: il credito che viene riconosciuto alle aziende che investono in beni strumentali e innovativi;
  • l’Ace: l’agevolazione destinata a premiare le imprese che decidono di reinvestire gli utili nell’azienda.

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: bollette

Nei tagli del governo dovrebbero finire i crediti di imposta che lo Stato eroga alle imprese per il pagamento delle bollette di luce e gas.

Soprattutto in questa fase si tratta di un taglio che rischia di far male alle aziende. Che però potrebbero avere in cambio un sistema a due aliquote:

  • la prima, l’aliquota Ires, potrebbe essere abbassata rispetto all’attuale 24 per cento (ricordiamo è la tassa che le imprese devono versare sugli utili);
  • potrebbe essere poi prevista una aliquota più bassa per le imprese che nei due anni successivi si impegnano a fare investimenti innovativi o ad assumere del personale.

Si parla di una aliquota al 15 per cento, un livello uguale a quello della tassa globale minima (la Global minimum tax), che viene imposta a tutte le multinazionali.

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: famiglie

Una soluzione simile potrebbe essere adottate anche per il taglio delle tasse che riguarda le famiglie. Come è noto nella prossima legge di Bilancio l’intenzione del governo è quella di ridurre da quattro a tre gli scaglioni Irpef:

  • 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro;
  • 33 per cento (invece di 35) per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro;
  • 43 per cento per i redditi superiori a 50.000 euro.

Anche per le famiglie ci sarà una drastica riduzione dei bonus fiscali e delle deduzioni.

L’ipotesi del governo è quella di stabilire un plafond (molto probabilmente il 4 per cento del reddito) per tutte le detrazioni e le deduzioni. Sono escluse solo quelle per salute e mutui prima casa (che saranno lasciate intatte).

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: agevolazioni edilizie

Potrebbero essere ancora modificate le detrazioni per i bonus edilizi.  Ormai da tempo nel mirino del governo (basta ricordare la querelle sul superbonus).

A questo proposito il presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha proposto al vice ministro dell’Economia e delle Finanze di reintrodurre lo sconto in fattura utilizzato (con maggiori controlli) i fondi del Pnrr.

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali
Nella foto una calcolatrice e dei soldi

Il governo vuole tagliare 226 bonus fiscali: figli

C’è anche un’altra possibilità per il taglio delle tasse ai nuclei familiari: l’ipotesi di ridurre la pressione fiscale per le famiglie che hanno almeno due figli a carico. La Lega nei giorni scorsi ha presentato una proposta di legge che prevede una detrazione da 10.000 euro all’anno per ogni figlio e senza alcun limite di reddito.

La proposta, secondo la Lega, serve a dare un incentivo per superare la bassa natalità. I sindacati e l’opposizione non sono d’accordo: c’è il timore che questa misura vada solo a vantaggio dei redditi più alti che hanno la capienza necessaria per applicare questo taglio.

L’Inps ha espresso invece il timore che questa misura sia un modo per imporre la retromarcia sull’Assegno Unico, che a un anno dalla sua entrata in vigore ha dimostrato di funzionare bene.

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