In caso di guerra chi viene chiamato alle armi? Dopo 70 anni c’è di nuovo la guerra in Europa, si riparla di bombe, carri armati, bombardamenti. È una situazione da potenziale conflitto mondiale, anche più delle tante crisi che hanno contraddistinto i lunghi anni di guerra fredda. (Scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Impossibile non chiedersi: in caso di guerra chi viene chiamato alle armi? Domanda legittima, soprattutto dopo aver sentito i resoconti che arrivano dall’Ucraina, dove il governo ha chiamato a imbracciare i fucili anche le persone con più di 60 anni.
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: la difesa dalla Patria
In Italia c’è un articolo della Costituzione, il numero 52, il comma 1 dispone:
la difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino.
Sacro dovere, termini non usati a caso: significa che il primo compito di ogni cittadino italiano è quello di mobilitarsi in difesa della nazione.
Ma, proprio come per gli ucraini, significa che tutti gli italiani in caso di guerra dovranno prepararsi per andare al fronte o comunque attivarsi per difendere il Paese?
Non esattamente.
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In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: servizio di leva volontario
Come sapete fino a 18 anni fa (quando è entrata in vigore la legge numero 226 del 23 agosto 2004), in Italia il servizio era obbligatorio. Dopo gli studi e prima di avviarsi al mondo del lavoro c’era la leva. Per tutti.
Oggi il reclutamento nelle Forze Armate avviene solo su base volontaria. E per un periodo che oscilla tra un anno (VFP1) a 4 anni (VFP4). Dopo questo periodo c’è la possibilità di diventare effettivi.
I militari in Italia sono oggi dunque professionisti.
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: se non bastano i professionisti
Ma in caso di guerra non possono bastare solo i professionisti. Il numero non è sufficiente: basta per determinate operazioni (come le missioni, per citarne qualcuna, in Libano, Iraq, Afghanistan, nel Balcani).
Per una chiamata alle armi collettiva sarà però necessario ripristinare il servizio di leva, che viene regolato dal codice di ordinamento militare. E per comprendere come funziona il reclutamento in caso di guerra, si può verificare cosa dice l‘articolo 1929 del codice militare, quello che dettaglia le disposizioni che riguardano sia la sospensione del servizio obbligatorio di leva, sia il suo eventuale ripristino (che è poi l’ipotesi che stiamo valutando).
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: ripristino della leva
Il primo comma sancisce che «le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005». E ok, questo era l’obiettivo che ha eliminato l’obbligo del servizio militare.
Il punto che ci interessa è nel secondo comma. Perché lì si dice, e in modo chiaro, che la leva può essere ripristinata (con deliberazione del Consiglio dei Ministri e successivo decreto del Presidente della Repubblica), se «il personale volontario in servizio è insufficiente e non è possibile colmare le vacanze in organico in funzione della predisposizione delle armi».
Ora, considerando che i militari professionisti in Italia sono circa 180.000, appare abbastanza ovvio che in caso di conflitto su larga scale il numero sia insufficiente e una “chiamata alle armi” potrebbe essere inevitabile.
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: quando scatta l’obbligo di leva
Ma vediamo in quali casi potrebbe essere necessario il ripristino dell’obbligo di leva:
- se viene deliberato lo stato di guerra ai sensi dell’articolo 78 della Costituzione;
- se una grave crisi internazionale nella quale l’Italia è coinvolta direttamente o in ragione della sua appartenenza a una organizzazione internazionale giustifica un aumento della consistenza numerica delle Forze armate (l’organizzazione internazionale non potrebbe che essere la Nato, ha già schierato migliaia di uomini ai confini orientali dell’Unione Europea).
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: i primi a partire
Detto questo proviamo a rispondere alla domanda: in caso di guerra chi viene chiamato alle armi?
I primi, per ovvie ragioni, sono i cittadini che hanno terminato il periodo di servizio militare volontario da non più di cinque anni. Sono già addestrati.
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: chi subito dopo
Se neppure con il richiamo di chi ha svolto il periodo volontario di leva sarà possibile colmare i vuoti in organico, in quel caso si inizieranno a chiamare gli appartenenti alle Forze armate:
- Esercito
- Marina e Aeronautica
- Arma dei Carabinieri
- Guardia di Finanza
Il richiamo alle armi sarà esteso anche al personale che ha cessato il servizio in questi corpi da meno di 5 anni.
In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: chi non verrà richiamato
Non saranno invece richiamate le forze di polizia e ordinamento a ordinamento civile:
- Polizia di Stato
- Polizia penitenziaria
- Polizia locale
- oltre al Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.

In caso di guerra chi viene chiamato alle armi: non si può rifiutare
Nessuno può rifiutare la chiamata alle armi, ancora di più chi ha deciso di intraprendere la carriera militare. E proprio per questo motivo – l’adesione volontaria e non obbligatoria – non si potrà neppure invocare l’obiezione di coscienza.
Ci sono comunque delle eccezioni, ma riguardano solo chi è affetto da una patologia grave o è in stato di gravidanza.