In pensione 5 anni prima: proroga di altri due anni

In pensione 5 anni prima: proroga di altri due anni per la misura che consente una delle uscite anticipate. Si tratta del Contratto di espansione che sarà attivo fino al 2025. È stato esteso anche alle aziende o alle aggregazioni di imprese che hanno fino a 50 dipendenti. Come funziona, chi ne ha diritto, la differenza con Isopensione e Ape Sociale.

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6' di lettura

In pensione 5 anni prima: è stata prorogata per altri due anni la misura che consente una delle uscite anticipate. (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sul Reddito di Cittadinanza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Nella bozza del decreto Lavoro è stata introdotta la proroga fino al 2025 del Contratto di espansione. Questo trattamento consente di accedere al prepensionamento fino a 5 anni di anticipo rispetto all’età pensionabile (67 anni). Non funziona però su base individuale, ma dopo che sono stati raggiunti degli accordi aziendali.

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La misura era stata introdotta in via sperimentale nel biennio 2019/2020 (articolo 41 del decreto legislativo numero 145 del 2018). Da allora si è molto esteso il perimetro delle aziende che possono accedere a questo trattamento.

Nella prima stesura infatti riguardava solo aziende con almeno 500 lavoratori, una misura quindi riservata solo alle imprese di grandi dimensioni. Ora, rispettando le stesse condizioni, la possibilità è stata consentita anche alle aziende che sono formate da almeno 50 lavoratori.

Ma c’è di più: c’è anche la possibilità di raggruppare, per raggiungere quel numero, gruppi societari di aggregazioni di imprese che hanno le stesse finalità produttive o di servizi.

La proroga al 2025 significa che aziende e sindacati possono avviare delle consultazioni per raggiungere eventuali intese che consentano l’uscita anticipata dei lavoratori ormai prossimi al pensionamento (ma non solo, come vedremo).

Su questo argomento potrebbe interessarti un articolo che spiega quali sono le novità per il prepensionamento con il contratto di espansione 2023; all’interno della riforma pensioni ci saranno più lavori usuranti? Vediamo come funziona oggi; vediamo infine con l’Isopensione 2023 chi può ritirarsi 7 anni prima e come fare.

In pensione 5 anni prima: Contratto espansione

In pratica il governo ha prorogato la possibilità di lasciare il lavoro con un anticipo di cinque anni i dipendenti che entro questo termine (i 5 anni, appunto) possono maturare i requisiti per:

  • la pensione di vecchiaia (67 anni, con almeno 20 di contribuzione);
  • la pensione anticipata (a qualsiasi età con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne).

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In pensione 5 anni prima: come funziona

Il Contratto di espansione non è una vera pensione. Ci spieghiamo: il lavoratore non riceve un assegno pensionistico, ma una indennità che viene versata dall’INPS ma è a carico del datore di lavoro.

La misura è stata confermata perché ritenuta molto utile in questo periodo di epocali cambiamenti sul lavoro (la rivoluzione digitale). Infatti, l’obiettivo del contratto di espansione è quello di favorire la riconversione produttiva delle imprese e il ricambio generazionale: è prevista l’assunzione di almeno un nuovo lavoratore per ogni tre che escono con lo scivolo.

In pensione 5 anni prima: costi per l’azienda

È ovvio che il Contratto espansione ha un costo per l’azienda. E quindi, per quale motivo dovrebbero favorire questo tipo di uscita dei lavoratori?

Il trattamento di anticipo pensionistico può essere molto utile per le imprese che hanno la necessità di portare a termine delle ristrutturazioni significative.

Lo Stato garantisce comunque dei vantaggi alle aziende: come la Naspi e uno sconto importante sui versamenti contributivi.

Ma non solo, non tutti i lavoratori sono prossimi alla pensione (entro i 5 anni). In questi casi si prevede un’altra possibilità: la riduzione di orario fino al 30 per cento (che può riguardare il singolo dipendente fino al 100 per cento). In questo caso la retribuzione sarà a carico dello Stato per un periodo massimo di 18 mesi.

In pensione 5 anni prima: per quanti lavoratori

Il governo ha effettuato delle stime per verificare quanti sono i potenziali lavoratori coinvolti da questa misura:

  • sono 17.400 i dipendenti che hanno una decorrenza della pensione entro i cinque anni;
  • sono 82.000 i dipendenti che possono invece beneficiare della riduzione dell’orario.
  • In tutto quasi 100.000 persone.

In pensione 5 anni prima: novità aziende grandi

Sono state introdotte delle novità per le imprese di dimensioni più importanti, quelle che hanno in organico almeno 1.000 dipendenti.

Anche in questo caso l’obiettivo del Contratto di espansione prorogato dal governo è quello di permettere alle imprese di completare i piani di turn over che sono stati previsti da accordi con le parti sociali. Ovvero: pianificare le uscite dei lavoratori più anziani in un periodo di tempo più lungo.

Le aziende che aderiscono hanno preso l’impegno di sostituire i lavoratori in uscita con l’assunzione di nuovi dipendenti.

Questo punto è stato definito dalla relazione che ha illustrato il decreto come «la questione riveste carattere di urgenza in quanto è necessario intervenire tempestivamente sulla correzione dei piani di rilancio delle aziende di maggiori dimensioni, che determinano importanti riflessi occupazionali in termini di turn over generazionale e di competenze».

In pensione 5 anni prima: proroga di altri due anni
Nella foto una coppia di pensionati

In pensione 5 anni prima: Isopensione

Il Contratto di espansione è molto simile a un’altra uscita anticipata dal lavoro, l’Isopensione. Entrambe le misure sono adatte in particolare ad aziende di grandi dimensioni, anche se ci sono delle sostanziali differenze:

  • l’Isopensione può garantire un anticipo fino a 7 anni (invece di 5);
  • prevede il versamento degli stessi contributi che il dipendente avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare.

E quindi, l’Isopensione  è una misura più gravosa per l’azienda e più vantaggiosa per il lavoratore (che incrementa così l’assegno pensionistico anche se ha smesso di lavorare).

L’altra misura di accompagnamento alla pensione è l’Ape sociale (63 anni di età con 30 o 36 anni di contribuzione), riservata a determinate categorie di lavoratori. In questo caso l’accesso al trattamento può essere anche del singolo lavoratore e non prevede accordi con l’azienda o le parti sociali.

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