In pensione a 62 anni con 35 di contributi: sarà possibile, in futuro? Ne parliamo in questo approfondimento (scopri le ultime notizie e poi leggi su Telegram tutte le news sulle pensioni e sulla previdenza. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
Indice
- Riforma pensioni: in pensione a 62 anni con 35 di contributi?
- In pensione a 62 anni con 35 di contributi: di cosa parliamo?
- In pensione a 62 anni con 35 di contributi e le altre proposte
- Ritorno alla Legge Fornero da evitare: cosa potrebbe accadere?
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Riforma pensioni: in pensione a 62 anni con 35 di contributi?
Il nuovo Governo sta per insediarsi. In attesa che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella dia mandato a Giorgia Meloni di formare il nuovo esecutivo, il Centro-Destra, uscito vittorioso dalle ultime elezioni, ha ripreso a concentrarsi sulla riforma delle pensioni.
L’argomento è impellente e piuttosto spinoso. Entro fine anno Quota 102, l’Ape Sociale e Opzione Donna, senza interventi e proroghe, rischiano di scomparire dal panorama previdenziale italiano.
Significherebbe tornare alla Legge Fornero e alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne) come unica alternativa alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi).
Le proposte non mancano. A mancare, più che altro, sono le risorse economiche e il tempo a disposizione. Il margine di manovra è piuttosto risicato.
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Cosa potrebbe accadere nel 2023? Tra le ipotesi al vaglio c’è la possibilità di andare in pensione a 62 anni con 35 di contributi. Di cosa si tratta? Ne parliamo nei prossimi paragrafi.
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In pensione a 62 anni con 35 di contributi: di cosa parliamo?
Il Centro-Destra ha vinto le ultime elezioni, tra qualche giorno il Presidente Mattarella conferirà a Giorgia Meloni l’incarico di formare il nuovo Governo e riprenderanno le discussioni sulla riforma delle pensioni.
Abbiamo anticipato che le proposte non mancano. Una di queste l’ha rivelata proprio la leader di Fratelli d’Italia e futura Premier: in pensione a 62 anni con 35 di contributi.
La flessibilità in uscita elaborata da Fratelli d’Italia potrebbe concretizzarsi in questa misura previdenziale che prevede una penalità della fetta retributiva dell’assegno, un taglio fino all’8% dell’importo a chi va in pensione prima dei 66 anni, e un premio per chi decide di accedervi al compimento dei 66 anni.
La proposta è stata presentata da Walter Rizzetto nel corso della scorsa legislatura e non è mai stata accantonata. Anzi.
In pensione a 62 anni con 35 di contributi e le altre proposte
In pensione a 62 anni con 35 di contributi, ma non solo. Questa soluzione va ad aggiungersi ad altre proposte, tra cui Quota 41 per tutti, indicata dalla Lega e particolarmente apprezzata dai sindacati.
A preoccupare, però, sono i costi: circa 4 miliardi di euro verrebbero spesi il primo anno, arrivando a quasi 10 miliardi di euro per quando sarà in regime.
Gli altri partiti del Centro-Destra starebbero pensando di vincolare Quota 41 per tutti a una soglia anagrafica, abbassando, di fatto, l’impatto sui conti pubblici. L’idea, però, non piace alla Lega.
E se il Centro-Destra introducesse Opzione Uomo? È una delle ipotesi al vaglio del futuro nuovo Governo.
In un colpo solo verrebbe prorogata Opzione Donna (58 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici dipendenti; 59 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici autonome) e introdotta una misura quasi analoga per gli uomini.
Cambierebbero soltanto i requisiti anagrafici: non meno di 60 anni di età per accedervi o comunque non più di 61 o 62 anni, con 35 anni di contributi versati e ricalcolati con il sistema contributivo, particolarmente penalizzante.

Ritorno alla Legge Fornero da evitare: cosa potrebbe accadere?
L’obiettivo unanime del nuovo esecutivo rimane evitare il ritorno della Legge Fornero in via integrale (ovvero senza altre soluzioni previdenziali intermedie).
I tempi sono ristretti, ma potrebbero bastare per prolungare di un anno sia Opzione Donna che l’Ape Sociale (63 anni di età, dai 30 ai 36 anni di contributi, per alcune categorie di lavoratori).
Rimane in ghiaccio Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi), anch’essa “in scadenza” al 31 dicembre 2022. Delle tre misure previdenziali è quella che potrebbe rischiare di più l’abolizione.
Una volta prorogate Opzione Donna e l’Ape Sociale (si punta a farle diventare strutturali), il nuovo Governo dovrà lavorare di comune accordo all’introduzione di nuove misure di flessibilità che potrebbero entrare in vigore intorno alla metà del 2023.
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