Indennità di accompagnamento per malati psichici. Ci occupiamo in questo articolo dei diritti che hanno i pazienti affetti da problemi psichici. E su un aspetto in particolare: la possibilità di avere accesso all’indennità di accompagnamento. (Scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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La questione non è semplice. Anche perché l’indennità di accompagnamento viene riconosciuta solo ai pazienti che non riescono a deambulare senza il sostegno di una persona o non sono capaci di compiere gli atti della vita quotidiana (lavarsi, vestirsi, mangiare).
Indennità di accompagnamento per malati psichici: c’è il diritto?
Il punto centrale della discussione è questo: un paziente con deficit psichico potrebbe essere in grado sia di camminare, sia di svolgere gli “atti quotidiani della vita”, e non avrebbe quindi diritto all’accompagnamento.
Ma è pur vero che quel paziente, in molti casi, ha bisogno di una assistenza costante. E allora? Ha diritto a ricevere l’indennità di accompagnamento?
Vediamo nel dettaglio come funziona l’indennità che chi soffre di disturbi mentali e cosa dice la legge.
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Indennità di accompagnamento per malati psichici: le condizioni
L’accompagnamento è disciplinato da una legge diversa rispetto a quella dell’invalidità civile. Proprio perché non basta essere riconosciuti invalidi (anche al 100%), per avere accesso all’indennità.
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Come accennato sono necessarie anche altre condizioni:
- l’impossibilità a deambulare da soli: il che significa non avere la capacità di camminare senza il sostegno di un’altra persona, un accompagnatore, appunto;
- l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita senza il supporto di un’altra persona. In pratica non potersi vestire, spogliare, mangiare, lavarsi senza l’aiuto di un accompagnatore.
Indennità di accompagnamento per malati psichici: il dettaglio
Per essere ancora più precisi, la persona con disabilità grave, non deve essere capace (tra l’altro) di:
- vestirsi;
- nutrirsi;
- curarsi dell’igiene personale;
- andare in bagno;
- fare acquisti;
- cucinare;
- muoversi anche all’interno dell’abitazione;
- conoscere il valore del denaro;
- orientarsi;
- chiedere soccorso;
- leggere;
- far funzionare gli elettrodomestici (compresa la televisione);
- guidare l’auto per le primarie necessità;
- e così via…
Tutte le tabelle per l’invalidità civile suddivise per patologie con relative percentuali
Indennità di accompagnamento per malati psichici: Cassazione
Le persone che soffrono di disturbi psichici possono compiere molte di queste attività, oltre ad avere la capacità di deambulare da soli. Una rigida lettura dei requisiti richiesti per avere accesso ai benefici previsti con l’indennità di accompagnamento escluderebbe quindi i malati psichici.
Ma la Cassazione (sentenza a numero 667 del 2002) ha definitivamente chiarito questo aspetto (e altre pronunce si era susseguite anche in passato).
«L’indennità di accompagnamento – scrive l’Alta Corte – va riconosciuta anche in favore di coloro i quali, pur essendo materialmente capaci di compiere gli atti elementari della vita quotidiana (quali nutrirsi, vestirsi, provvedere alla pulizia personale, assumere con corretta posologia le medicine prescritte) necessitino della presenza costante di un accompagnatore in quanto, in ragione di gravi disturbi della sfera intellettiva, cognitiva o volitiva dovuti a forme avanzate di gravi stati patologici, o a gravi carenze intellettive, non siano in grado di determinarsi autonomamente al compimento di tali atti nei tempi dovuti e con modi appropriati per salvaguardare la propria salute e la propria dignità personale senza porre in pericolo sé o gli altri».
Molto chiaro.
Elenco delle agevolazioni previste in base alla percentuale di invalidità riconosciuta
Indennità di accompagnamento per malati psichici: altre pronunce
- La Cassazione ritiene che l’indennità di accompagnamento debba essere riconosciuta anche:
- a chi per deficit cerebrali e organici fin dalla nascita è incapace di svolgere anche gli atti strumentali che l’uomo deve compiere normalmente nell’ambito della società (Cassazione, 7 marzo 2021, numero 3299);
- alle persone che per infermità mentali difetta, anche periodicamente, di autocontrollo, così da rendersi pericolosa per sé e per gli altri (Cassazione, 21 aprile 1995, numero 4664);
- a chi per un deficit mentale da sindrome psico organica è destinato ad avere nel tempo una vera demenza e non può quindi sopravvivere senza l’aiuto costante del prossimo (Cassazione 22 gennaio 2002, numero 667);
- alla persona che, anche per un deterioramento delle facoltà psichiche, mostra una incapacità di tipo funzionale, di compiere cioè l’atto senza l’incombente pericolo di danno (per sé o per altri) (Cassazione, 27 marzo 2001 numero 4389);
- alla persona che, affetta da oligofrenia di grado elevato, con turbe caratteriali e comportamentali, è incapace di parlare se non con monosillabi e di riconoscere gli oggetti, versando così in una situazione di bisogno di una continua assistenza non solo per l’incapacità materiale di compiere l’atto, ma anche per la necessità di evitare danni a sé e ad altri (Cassazione, 8 aprile 2002, numero 5017).
E quindi, per la Cassazione, l’incapacità di compiere gli atti quotidiani della vita per avere il diritto all’indennità di accompagnamento, «non deve intendersi solo in senso fisico, ma anche come capacità di intenderne il significato, la portata, l’importanza anche ai fini della salvaguardia della propria condizione psicofisica».