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Invalidità al 100%: posso lavorare? Ecco perché sì

Invalidità al 100%: posso lavorare? La risposta è sì, ma vediamo perché e come funzione l'accesso al lavoro.

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5' di lettura

Invalidità al 100%: posso lavorare? È una domanda che ricorre spesso e la risposta non cambia, è sempre sì. (scopri le ultime notizie su bonus, Rem, Rdc e assegno unico. Leggi su Telegram tutte le news su Invalidità e Legge 104. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagram tutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

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Del resto il lavoro è compatibile anche per chi riceve l’indennità di accompagnamento, che viene concessa a chi non solo è invalido totale, al 100%, ma è anche non autosufficiente.

Vogliamo vedere perché un invalido totale può lavorare, come funziona e perché la legge ritiene che sia possibile.

La compatibilità tra invalidità al 100% e lavoro ha la sua ragione d’essere nella legge numero 68 del 12 marzo 1999. Quella che ha istituito il Collocamento mirato.

Invalidità al 100%: collocamento mirato

Il Collocamento mirato ha proprio questa funzione, trovare un punto d’incontro tra le residue capacità lavorative di una persona con disabilità e le esigenze delle imprese.

Un compito delicato, complesso e difficile: non sempre il Collocamento mirato è riuscito negli intenti, seppur meritori.

Ma, come abbiamo scritto qui, è stata annunciata una profonda innovazione del servizio: proprio partendo dagli aspetti che meno hanno funzionato e inserendolo in un nuovo contesto tecnologico, si punta a farlo diventare centrale per le persone con disabilità alla ricerca di un lavoro e più pratico ed efficiente per le aziende che devono adempiere all’obbligo di assunzione delle categorie protette. (Nuovo collocamento mirato, i dati saranno raccolti così)

Ma torniamo al dunque, e cioè all’invalidità 100% e la sua compatibilità con una occupazione lavorativa.

Scopri la pagina dedicata all’invalidità civile e ai diritti e le agevolazioni collegati.

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Invalidità al 100%: una serie di interventi

Per il Collocamento mirato delle persone con disabilità si intende quella serie di strumenti tecnici e di supporto che consentono di valutare in modo adeguato le persone con disabilità e le loro capacità lavorative. L’obiettivo è quello di inserire nel posto più adatto chi ha delle disabilità o delle menomazioni, grazie a questa serie di interventi:

  • analisi del posto di lavoro;
  • forme di sostegno;
  • azioni positive e soluzioni dei problemi connessi con gli ambienti;
  • gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro.

Invalidità al 100%: Commissione Asl

Il Collocamento mirato non è l’unico tassello che lega l’invalidità al 100% con la compatibilità al lavoro.

C’è infatti anche il Dpcm del 13 gennaio 2000. Ovvero: l’atto di indirizzo e coordinamento in materia di collocamento obbligatorio dei disabili, che regola l’attività della Commissione Asl chiamate ad accertare le condizioni di disabilità per l’accesso al collocamento delle persone con disabilità.

L’accertamento delle condizioni di disabilità rientra tra le misure che sono state disposte per agevolare l’inserimento mirato e la ricerca del posto di lavoro più adatto a ogni persona con disabilità.

Invalidità al 100%: capacità globale, attuale, potenziale

In pratica la Commissione deve individuare la capacità globale, attuale e potenziale per il collocamento lavorativo delle persone con disabilità.

E quindi la Commissione prima e il Collocamento mirato dopo hanno una funzione centrale per indirizzare verso il lavoro più idoneo le persone che hanno disabilità, menomazioni, handicap.

La valutazione delle capacità lavorative deve essere effettuata secondo le modalità che sono previste dall’articolo 1, comma 4 della legge 68 del 1999. E quindi, deve essere eseguita da Commissioni integrate da un operatore sociale e da un esperto.

Invalidità al 100%: disabilità psichica

C’è anche un altro aspetto importante e riguarda la questione del collocamento al lavoro delle persone che hanno una disabilità psichica.

L’articolo 5 delle legge numero 482 del 2 aprile 1968 li aveva dimenticati, non inserendoli tra i destinatari del collocamento obbligatorio. Sono dovuti passare da quel giorno ben 22 anni affinché la Corte Costituzionale (con la sentenza numero 50 del 2 febbraio 1990) si accorgesse che quella esclusione era illegittima e violava i principi della nostra Costituzione.

Dopo due anni l’articolo 10 della legge numero 104 del 5 febbraio 1992 ha esteso anche a chi ha una minorazione psichica l’impiego in mansioni compatibili con la residua capacità lavorativa.

Nell’articolo 9, comma 4 della legge numero 68 del 1999 si legge:

«I disabili psichici vengono avviati su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all’articolo 11. I datori di lavoro che effettuano le assunzioni ai sensi del presente comma hanno diritto alle agevolazioni di cui all’articolo 13».

Posso lavorare con un’invalidità al 100%?

Invalidità al 100%: lavoratori non autosufficienti

Ma non è tutto. Anche per le persone che «non sono in grado di compiere gli atti quotidiani della vita» (le persone non autosufficienti), le Commissioni Asl e gli esperti dei Comitati tecnici dovranno indicare le residue capacità lavorative, le abilità, le inclinazioni e le attitudini lavorative.

E dunque, per concludere, le persone che hanno una invalidità totale (100%) hanno diritto all’iscrizione nelle liste speciali per accedere al lavoro e a percorsi di inserimento mirato se la valutazione della capacità lavorativa è positiva.

A volte, è chiaro, l’accertamento della disabilità ai fini del collocamento al lavoro può anche dare esito negativo, ma va valutato caso per caso.

Di certo l’incapacità a svolgere gli atti quotidiani della vita o l’impossibilità a deambulare non possono costituire un impedimento a prescindere.

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