Invalidità civile con il dolore cronico. Di dolore cronico soffrono due milioni di italiani. Una condizione clinica evidentemente invalidante e che può essere collegata a molteplici patologie. (aggiungiti al gruppo Telegram di news su invalidità e Legge 104 ed Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).
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Il dolore cronico può essere correlato all’evoluzione di malattie come quelle oncologiche, neurologiche, muscolo-scheletriche, reumatologiche, fibromialgia, lesioni cerebrali, amputazioni, interventi non andati a buon fine, ma anche connesso a disturbi psico-fisici, come la depressione o l’ansia.
Una vastità di cause, ma non è catalogata in nessuna patologia. Il che significa una cosa sola: chi ne soffre – se non è diretta conseguenza di una malattia altamente invalidante – non ha diritto a esenzioni, rimborsi, assistenza. Non ha diritto a niente, evidentemente neppure alla salute.
Per dolore cronico oggi si intende quel dolore che dura da più di 3 mesi. Viene spesso sottovalutato, sia dai medici, sia, a volte, dagli stessi pazienti. Ma ha un impatto importante sulla qualità della vita di chi ne soffre. E a cascata sui loro familiari.
Invalidità civile con il dolore cronico: due categorie
Le categorie di dolore cronico sono due:
- dolore nocicettivo: causato da un taglio, una contusione, una frattura ossea, un trauma da schiacciamento, un’ustione (e di solito in questi casi gli analgesici sono efficaci);
- dolore neuropatico: quando è causato da una lesione o da una patologia che colpisce il sistema nervoso e in particolare il sistema somatosensoriale.
Questi alcuni esempi di dolore neuropatico:
- sciatica;
- nevralgia posterpetica;
- neuropatia diabetica;
- sclerosi multipla.
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Invalidità civile con il dolore cronico: 20, 25% della popolazione
Il dolore neuropatico è quello che tende a cronicizzarsi e più l’età è avanzata più è possibile che si prolunghi nel tempo.
Il dolore cronico è dunque una caratteristica dei pazienti complessi. C’è una prevalenza tra la popolazione femminile e una maggiore incidenza negli anziani.
Ne soffre in Italia il 20, 25% della popolazione. Ma la percentuale sale sino al 60% per le persone che hanno più di 65 anni, quando sono più frequenti i dolori cronici che hanno una origine muscolo scheletrica.
Invalidità civile con il dolore cronico: prevalenza donna
Molte patologie dolorose, come detto, sono prevalenti tra le donne:
- cefalea;
- fibromialgia;
- artrite reumatoide;
- dolore pelvico cronico;
- endometriosi.
Invalidità civile con il dolore cronico: con altre patologie
A volte il dolore cronico si lega ad altre patologie che possono essere in relazione con la causa stessa del dolore:
- neuropatia diabetica dolorosa;
- lesione spinale:
- dolore artrosico.
- Altre volte il dolore è scollegato completamente da altre forme patologica.
In entrambi i casi il dolore cronico si associa a forme più o meno gravi di depressione.
Invalidità civile con il dolore cronico: la legge 38 del 2010
Un discorso organico sul dolore cronico come elemento invalidante (a prescindere dalla patologia), non è mai stato affrontato in Italia. Come se il dolore costante, continuo, non fosse già una causa, come dice l’Inps, di ridotte capacità lavorative per chi ne soffre.
L’Italia ha anche una legge ad hoc, la numero 38 del 2010, che ha sancito il diritto all’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Nelle cartelle cliniche viene anche indicato il grado e il tipo di dolore e le terapie farmacologiche prescritte per alleviarlo.
Ma dopo 12 anni questa legge non viene applicata del tutto.
Viene trascurato ad esempio l’aspetto psicologico del paziente e le conseguenze psichiatriche, come l’ansia e la depressione.

Invalidità civile con il dolore cronico: farmaci
Per alleviare il dolore cronico neuropatico vengono utilizzati farmaci antinfiammatori (Fans), ma quei medicinali non funzionano, non hanno effetto con quel tipo di dolore (o un effetto minimo e di breve durata).
Ma c’è di più: anche i pazienti spesso ignorano che esiste una legge che impone di “misurare” e curare il dolore, e questo comporta anche il mancato accesso in centri specializzati proprio nel fornire delle cure palliative. Senza contare che alcuni dei farmaci più efficaci (e molto meno problematici degli oppioidi), i cannabinoidi – ammessi dal ministero – non vengono prescritti perché la procedura è molto complessa (o ambigua) e ci sono differenze notevoli tra una regione e l’altra.
Ma un discorso più complessivo sul dolore cronico come “patologia” invalidante deve essere fatto. Le rigidità delle tabelle Inps e le valutazioni “burocratiche” delle commissioni Asl spesso ignorano questo aspetto fondamentale della malattia.
Anzi, il dolore cronico (qualunque sia la causa) è già una malattia.
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