Invalidità civile, disabilità e handicap: molto spesso si tende a confondere questi tre termini, così diversi tra loro (aggiungiti al gruppo Telegram di news su invalidità e Legge 104 ed Entra nella community di TheWam e ricevi tutte le news su WhatsApp, Telegram e Facebook).
I tre termini nascondo importanti differenze, che andremo ad analizzare in questo articolo.
Se sei interessato/a all’argomento e vuoi saperne di più, continua a leggere l’articolo.
Invalidità civile: come riconoscerla
Come spiegato in apertura, c’è differenza tra invalidità civile, handicap e disabilità, sia sul lato giuridico, che sul piano medico, in quanto l’accertamento viene effettato da commissioni mediche diverse.
Con invalidità civile ci riferiamo alla limitazione o alla totale perdita della possibilità di svolgere un’attività lavorativa o normali funzioni della vita quotidiana, a causa di menomazioni o di un deficit fisico, psichico o intellettivo, della vista o dell’udito.
L’accertamento per l’invalidità civile determina la limitazione della capacità lavorativa del soggetto valutato, individuando, di conseguenza, la percentuale di capacità lavorativa residua.
La riduzione della capacità lavorativa, così come il riconoscimento di un’invalidità totale al 100% (con o senza indennità di accompagnamento), consentirà ugualmente alla persona invalida di inserirsi nel mondo del lavoro, attraverso il collocamento mirato, per esempio.
Piuttosto viene valutata la difficoltà di eseguire una specifica attività lavorativa. Una volta riconosciuta l’invalidità civile, in base alla percentuale assegnata, la persona invalida avrà diritto a benefici economici (dal 74% di invalidità a salire) e ad agevolazioni fiscali, sanitarie e lavorative.
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Handicap: cosa significa e cosa comporta
Con il termine handicap, invece, ci riferiamo alla difficoltà per l’individuo di inserirsi socialmente, a causa della patologia o della menomazione fisica, psichica o sensoriale che lo ha colpito.
A differenza dell’invalidità civile, che colpisce soprattutto la sfera lavorativa, l’handicap tiene conto dello svantaggio sociale vissuto dall’individuo.
I criteri di valutazione dell’invalidità civile e della situazione di handicap sono diversi. Anche quando non viene riconosciuta una percentuale di invalidità elevata, può essere, a sua volta, riconosciuta una situazione di handicap grave, se la patologia di cui soffre la persona invalida dovesse creare difficoltà nella vita di tutti i giorni, nella relazione con gli altri individui e nell’inserimento sociale.
Un esempio concreto può essere l’epilessia: alcune sue forme non danno diritto al riconoscimento di un’invalidità totale, ma creano comunque difficoltà, per l’individuo, di inserirsi socialmente.
A differenza dell’invalidità civile, che dà luogo al diritto di ricevere sussidi economici (dal 74% al 100% di invalidità), la situazione di handicap non prevede benefit economici, ma agevolazioni economiche-lavorative, quali permessi lavorativi (spettano al lavoratore disabile e al familiare che lo assiste) e congedi retribuiti di due anni, di cui possono usufruire i familiari delle persone disabili gravi.
Disabilità e inserimento nel mondo del lavoro
Accertare la condizione di disabilità di una persona serve ad agevolarne l’inserimento nel mondo del lavoro.
La Legge 68 del 1999 prevede il collocamento mirato (o obbligatorio) del lavoratore disabile in aziende con almeno 15 dipendenti.
Ecco le percentuali:
- dai 15 ai 35 dipendenti, le aziende (o datori di lavoro) sono obbligate ad assumere almeno un disabile;
- dai 36 ai 50 dipendenti, le aziende (o datori di lavoro) sono obbligate ad assumere almeno 2 disabili;
- oltre i 50 dipendenti, le aziende (o datori di lavoro) devono riservare il 7% dei posti a favore dei disabili più l’1% a favore dei familiari degli invalidi e dei profughi rimpatriati.
Per poter usufruire del collocamento mirato è richiesto l’accertamento della disabilità, che si differenzia dall’accertamento per l’invalidità civile e per la situazione di handicap, e l’iscrizione alle liste speciali.

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