Lavoratori fragili, pensioni: in arrivo agevolazioni

Per la pensione ai lavoratori fragili il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, ha proposto al governo delle agevolazione per facilitarne l'uscita dal lavoro.

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La riforma delle pensioni non potrà essere rinviata, la questione è nell’agenda del governo e le decisioni dovranno arrivare nei prossimi mesi: quello che viene fuori da indiscrezioni e dichiarazioni è la necessità di garantire una uscita anticipata ai lavoratori fragili, come – tra gli altri – gli immunodepressi e i malati oncologici.

Il fallimento di Quota 100 e Opzione donna

Il fallimento di quota 100 (una delle riforme bandiera della Lega) e il mezzo fallimento di “opzione donna” sono evidenti nei numeri.

Tutte e due le misure non sono state apprezzate dagli italiani. A Quota 100 ha aderito solo il 50% dei possibili aventi diritto: 286mila le richieste (141mila dal privato e 83mila dal pubblico). Molto, ma molto meno, rispetto a quanto era atteso.

Non meglio è andata per Opzione donna, che – ricordiamo – prevedeva l’uscita dal lavoro per le lavoratrici dipendenti a 58 anni, con 35 di contributi, e 59 per le autonome, sempre con 35 anni di contribuzione. L’assegno veniva calcolato solo con l’assegno contributivo. Evidentemente è stato ritenuto troppo penalizzante.

Pensione per lavoratori fragili

Su quello che si sta studiando per sostituire Quota 100 parleremo tra poco.

Ora verifichiamo i discorsi sulla pensione per lavoratori fragili. E non solo perché è argomento di grande discussione, soprattutto in pandemia, ma anche per le dichiarazioni rilasciate sul punto dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.

Gli espulsi dalla crisi

La questione è semplice: mai come ora si deve garantire una uscita anticipata a quei lavoratori che sono a rischio (covid) o hanno evidenti difficoltà a svolgere le loro abituali attività lavorative.

«Oggi il legislatore – ha dichiarato Tridico – dovrebbe porsi il problema di anticipare il pensionamento per alcune categorie, i lavoratori fragili e i disoccupati espulsi dalla crisi».

In pratica due fragilità, la prima legata a condizioni di salute, la seconda a situazioni economiche che hanno di fatto azzerato la possibilità di reinserimento per tanti lavoratori licenziati in conseguenza della pandemia.

In pensione a 63 anni

Per la pensione ai fragili, il presidente dell’Inps ha proposto un tetto a 63 anni. Per consentire l’accesso a questa uscita anticipata dei lavoratori con evidenti problemi di salute, ma anche di quelli che hanno familiari a carico da curare, Tridico propone l’utilizzo dei fondi di solidarietà.

Cosa sono i fondi di solidarietà? È molto semplice: questi fondi sono finanziati dalle stesse aziende, con una contribuzione che equivale allo 0,32% della retribuzione (e un terzo è a carico del lavoratore).

Con quei fondi si potrebbe addirittura consentire una uscita anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi versati. Una sorta di Quota 97.

Non ci sarebbero costi aggiuntivi per lo Stato.

Tutele ai lavoratori fragili con più di 55 anni

La proposta del presidente Tridico si allarga comunque anche ai lavoratori fragili che hanno più di 55 anni. In particolare quelli affetti da patologie croniche o da più patologie.

Secondo i calcoli dell’Inps la platea sarebbe comunque ridotta, molto meno numerosa di quella che a oggi ha aderito a Quota 100. Per Tridico «meglio una uscita anticipata per i lavoratori fragili piuttosto che vedere persone di 63 anni costrette a stare in Naspi».

Per farla breve. Tridico sollecita il governo affinché inserisca i lavoratori fragili in quell’ambito di tutele previdenziali già previste per disoccupati, precoci e invalidi.

Pensioni, le riforme allo studio

E per gli altri lavoratori, quelli che non rientrano nella categoria “fragili”?

Un discorso a parte merita chi è rimasto disoccupato a un’età delicata (dopo i 55 anni) per la pandemia. E sul tema c’è una discussione in corso (sollecitata dallo stesso Tridico).

Ma c’è poi la platea ben più ampia di tutti gli altri. Scontata la fine di Quota 100. Quasi scontata quella di Opzione Donna, resterebbe al momento per i lavoratori una sola possibilità di uscita dal lavoro: 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.

Un salto forse eccessivo rispetto ai benefici – almeno anagrafici – assicurati da quota 100.

Pensione, quota 102

Una delle ipotesi è quella di Quota 102 (ma si era parlato anche di quota 92, 62 anni e almeno 30 di contributi).

Per Quota 102 il requisito dell’età anagrafica salirebbe a 64 anni, con 38 anni di contributi e non più di due anni di versamenti figurativi (quelli per malattia, maternità, laurea, militare e riscatti volontari).

In questo caso l’assegno non subirebbe alcun taglio.

La proposta dei sindacati

C’è anche la proposta dei sindacati sulla riforma delle pensioni. Ritengono debba andare in pensione chiunque abbia raggiunto i 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. In questo caso chi ha iniziato a lavorare a 18, 19 anni, potrà uscire intorno ai 60.

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