Lavoro domestico 2023: stipendi (con aumenti) e pensione

L'impennata delle retribuzioni rischia di agevolare il lavoro nero. Vediamo le novità per il lavoro domestico nel 2023.

Valerio Pisaniello è un saggista esperto di welfare.
Conoscilo meglio

9' di lettura

Nel seguente articolo analizziamo tutte le novità per il lavoro domestico nel 2023 (leggi su Telegram tutte le news sul lavoro domestico. Ricevi ogni giorno sul cellulare gli ultimi aggiornamenti su bonus, lavoro e finanza personale: entra nel gruppo WhatsApp, nel gruppo Telegram e nel gruppo Facebook. Scrivi su Instagramtutte le tue domande. Guarda le video guide gratuite sui bonus sul canale Youtube. Per continuare a leggere l’articolo da telefonino tocca su «Continua a leggere» dopo l’immagine di seguito).

Le retribuzioni dei lavoratori domestici crescono del 9,2 per cento e l’indennità di vitto e alloggio dell’11,5 per cento. Gli aumenti già nello stipendio di gennaio in accordo a quanto previsto dal CCNL. Salgono le spese a carico dei datori di lavoro e il rischio di lavoro nero.

Indice

Novità per il lavoro domestico nel 2023: mancato l’accordo con i sindacati

Lo stipendio di lavoratori e lavoratrici domestiche, come colf e badanti, aumenterà del 9,2 per cento da gennaio, l’indennità di vitto e alloggio dell’11,5 per cento.

Non si è arrivati all’intesa tra le parti durante la riunione della Commissione nazionale del CCNL sul lavoro domestico, che si è svolta il 16 gennaio presso il Ministero del Lavoro.

Senza accordo, come previsto dal contratto di categoria, le retribuzioni vanno adeguate all’80 per cento dell’inflazione, mentre l’indennità di vitto e alloggio al 100 per cento. Il tasso di inflazione indicato dall’ISTAT al 30 novembre è dell’11,5 per cento.

L’aumento degli stipendi è destinato a pesare sui conti delle famiglie che impiegano colf, badanti e altri lavoratori domestici. I costi maggiori soprattutto per le figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza.

Assindatcolf, l’Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, lancia l’allarme, gli aumenti concreti rischiano di portare molti lavoratori in regola verso il lavoro nero.

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Che cosa si intende per lavoro domestico?

Pertanto per “lavoratore domestico” si intende ogni persona, uomo o donna, che è disposto a prestare a qualsiasi titolo la sua opera per aiutare il funzionamento della vita familiare.

Questo personale può essere: con qualifica specifica; adibito a mansioni generiche.

Novità per il lavoro domestico nel 2023: aumenti già da gennaio 

Novità per il lavoro domestico nel 2023. Si è conclusa ieri, 16 gennaio, con un nulla di fatto la terza riunione della Commissione nazionale del CCNL sul lavoro domestico. L’incontro presso il Ministero del Lavoro sarebbe dovuto servire a trovare un accordo tra le parti per quanto riguarda l’aumento annuale delle retribuzioni minime contrattuali.

Ogni anno, infatti, le parti datoriali e sindacali devono riunirsi per trovare un accordo sull’adeguamento in base al tasso di inflazione rilavata dall’ISTAT al 30 novembre.

Le associazioni datoriali, come sottolineato nel comunicato stampa rilasciato da Assindatcolf, hanno proposto una dilazione degli aumenti così da rendere il rincaro più sostenibile per le famiglie che impiegano i lavoratori domestici, ma non è stata accolta.

Come si legge nel comunicato stampa di Filcams-Cgil (Federazione italiana dei lavoratori del commercio turismo servizi), infatti, le varie proposte avanzate non sono state ritenute aderenti al dettato contrattuale.

Di conseguenza al mancato accordo, il Ministero del Lavoro, applicando la disposizione prevista dal CCNL di categoria all’art. 38, ha adeguato le retribuzioni all’80 per cento dell’inflazione e l’indennità di vitto e alloggio al 100 per cento.

Di seguito alcuni approfondimenti e novità per il lavoro domestico 2023.

Novità per il lavoro domestico nel 2023: Istat e Assindatcolf 

L’ISTAT ha determinato al 30 novembre 2022 un tasso di inflazione pari all’11,5 per cento e pertanto, gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici domestiche, tra cui colf, badanti e baby sitter aumenteranno da gennaio del 9,2 per cento, mentre l’indennità di vitto/alloggio salirà dell’11,5 per cento.

Le tabelle retributive saranno pubblicate a breve dal Ministero del Lavoro. I parametri minimi seguono come di consueto il livello di specializzazione dei lavoratori partendo, quindi, dai collaboratori domestici inesperti (livello A) fino a quelli altamente specializzati (Livello DS).

Un simile aumento comporterà un incremento delle spese da parte dei datori di lavoro domestico. Secondo Assindatcolf il rincaro è pesante, l’impatto maggiore si registrerebbe per le figure assunte con orari lunghi o in regime di convivenza, come ad esempio per le badanti a tempo pieno.

“Per le badanti di livello Cs la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi, portando il costo totale annuo da 17.177 a 18.752 euro, ovvero 1.575 euro in più.

Ancora più pesante l’impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi (livello Bs): lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di contributi, tfr, ferie e tredicesima) subirà un incremento di 1.743 euro.”

L’Associazione lancia l’allarme, gli aumenti concreti potrebbero contribuire ad alimentare il rischio che molti lavoratori al momento in regola possano scomparire nel lavoro in nero.

Novità per il lavoro domestico nel 2023: quale pensione? 

Novità per il lavoro domestico nel 2023. Il tema del pensionamento, nel settore domestico, riguarda principalmente il mondo delle donne che occupano la quasi totalità dei posti di lavoro. Quali sono i requisiti per accedere alla pensione? E quali sono gli importi? 

Per esempio: 

Alina ha 66 anni, da molto tempo vive in Italia e lavora ormai da 20 anni come badante. Ora vorrebbe dedicarsi ai suoi nipotini e smettere di lavorare. Si rivolge ai nostri uffici per verificare se ha diritto alla pensione.  

Novità per il lavoro domestico nel 2023: i requisiti per andare in pensione 

Le strade per accedere alla pensione sono diverse:

Pensione di vecchiaia

  • con 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi; 
  • con 71 anni di età e almeno 5 anni di contributi, se il lavoratore ha iniziato ad avere contribuzione dal 01/01/1996.  

Pensione anticipata: 

  • con 42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età, per gli uomini; 
  • con 41 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età, per le donne. 

Per raggiungere il requisito contributivo possono essere considerati anche periodi di lavoro all’estero in ambito UE e nei paesi con i quali è stata stipulata una convenzione internazionale. Inoltre le lavoratrici donne possono chiedere il riconoscimento dell’accredito del periodo di maternità obbligatoria per ogni figlio nato in Italia al di fuori del periodo lavorativo.  

Novità per il lavoro domestico nel 2023
Novità per il lavoro domestico nel 2023: nella foto una lavoratrice domestica si riposa su un divano.

Novità per il lavoro domestico nel 2023: gli importi pensione 

Novità per il lavoro domestico nel 2023. L’importo della pensione varia in base alle ore settimanali lavorate. Proviamo a fare alcuni esempi approssimativi per capire meglio:  

  • un lavoratore assunto a 24 ore settimanali e almeno 5 anni di contribuzione potrà conseguire una pensione a 71 anni di età pari a € 50,00 al mese;  
  • un lavoratore assunto a 54 ore settimanali con almeno 5 anni di contributi potrà conseguire una pensione 71 anni di età pari a € 110,00 al mese;  
  • un lavoratore assunto a 54 ore settimanali con almeno 20 anni di contribuzione potrà conseguire una pensione a 67 anni di età pari a 400,00/450,00 € al mese.  

Nel nostro caso la signora Alina potrà andare in pensione al compimento dei 67 anni di età avendo già maturato 20 anni di contributi in Italia. 

Novità per il lavoro domestico nel 2023: simulazione pensione

Il sistema di calcolo della pensione è del tutto simile a quello stabilito per la generalità dei lavoratori dipendenti. Nel caso specifico è stato preso in considerazione il solo criterio contributivo, in vigore dal 1996, in quanto la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro domestico, per la loro particolare caratteristica, non supera i 20 anni.

Il sistema contributivo funziona ad accumulo. Il capitale versato produce una sorta di interesse composto, a un tasso legato alla dinamica quinquennale del PIL (il prodotto interno lordo) e all’inflazione.

Alla data del pensionamento al montante contributivo, ossia la somma rivalutata dei versamenti effettuati, si applica un coefficiente di conversione che cresce con l’aumentare dell’età.

Con riferimento al 2022, ad esempio, il coefficiente è pari al 4,515% per chi ha chiesto la rendita a 60 anni, è salito al 5,220% per chi ha resistito fino a 65 anni e al 6,215% se si è deciso di arrivare fino a 70 anni. A partire dal 2019, i coefficienti di trasformazione sono rivisti ogni due anni – in precedenza lo erano ogni 3 – sulla base della evoluzione degli andamenti demografici (speranza di vita). 

Per le pensioni liquidate a soggetti di età inferiore a 57 anni (pensione di inabilità e pensione ai superstiti) si applica il coefficiente di trasformazione previsto per coloro che hanno compiuto i 57 anni.

Confronto fra i vecchi coefficienti di trasformazione e i nuovi validi a partire dal 2021

 Confronto fra i vecchi coefficienti di trasformazione e i nuovi validi a partire dal 2021
Per le pensioni liquidate sulla base del criterio contributivo, le disposizioni sull’integrazione al minimo non trovano applicazione.

Fonti e materiale di approfondimento

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